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No all’estradizione di Lander Fernandez Arrinda. Materiali dalla campagna “Un caso basco a Roma”.

Il 16 aprile la Corte Suprema di Cassazione è stata chiamata a esprimersi in merito alla richiesta di estradizione avanzata dall’autorità giudiziaria spagnola. Facciamo appello affinché, nel rispetto delle procedure di garanzia previste dai trattati internazionali, Lander non venga estradato: le ragioni di Stato non prevalgano su quelle del diritto.

AGGIORNAMENTO AL 17 APRILE: La Cassazione esprime parere favorevole all’estradizione. La questione è ora nelle mani del Ministero di Giustizia. Il comunicato della campagna Un Caso Basco a Roma “La Cassazione condanna Lander, la battaglia non finisce qui”
24 APRILE: No all’Europa dell’austerità, sì all’Europa dei diritti. Occupata sede del parlamento Ue in Italia: Non estradate Lander
27 APRILE: le forze dell’ordine si presentano all’alba a Garbatella per portare via Lander e caricarlo su un aereo. In tanti e tante accorrono. Nel corso della mattinata Lander viene portato in Questura, dove è in corso un presidio. La campagna “Un caso basco a Roma” invita tutt* a raggiunere via Genova. Stop estradizione!


Lettera aperta al Ministro di Giustizia Paola Severino

Lander Fernandez Arrinda è un cittadino europeo e attivista dei movimenti politici baschi, detenuto dal 13 giugno 2012 presso il proprio domicilio a Roma perché oggetto di indagine da parte dell’Audiencia Nacional di Madrid.

Lander Fernandez è stato arrestato dalla polizia italiana in esecuzione di un mandato di arresto emanato dalle autorità spagnole. Fernandez è indagato dalla procura spagnola per un’ipotesi di reato commesso a Bilbao nel febbraio 2002. Si tratterebbe dell’incendio di un autobus vuoto e in sosta. L’azione non avrebbe prodotto “alcun tipo di rischio per la vita o l’integrità fisica di nessuna persona”, proprio come riporta il verbale della Polizia autonoma basca. Tale presunto danneggiamento viene qualificato dal giudice spagnolo come atto terroristico.

Per un presunto reato commesso oltre dieci anni fa, Lander Fernandez è quindi sottoposto dalla metà del giugno 2012 agli arresti domiciliari, dove attende che la giustizia italiana si esprima sulla richiesta di estradizione effettuata da parte dell’autorità giudiziaria spagnola.

Ci sono diversi motivi per opporsi a tale richiesta di estradizione:

1. Il fatto addebitato al Fernandez risale al febbraio 2002 e sarebbe quindi prescritto secondo l’ordinamento giuridico italiano. In base alla normativa internazionale, la prescrizione rappresenta una causa ostativa all’estradizione; Fernandez pertanto non può essere consegnato alle autorità spagnole. Tale ostacolo all’estradizione decadrebbe unicamente qualora venisse riconosciuta un’aggravante “terroristica” al presunto reato compiuto da Fernandez. Tale ipotesi, tuttavia, non potrebbe trovare alcuna giustificazione. Come già detto, infatti, dal verbale della polizia autonoma basca si rivela che l’azione di cui è imputato Fernandez non avrebbe compromesso l’incolumità di nessuno e, inoltre, non è stata rivendicata da gruppo terroristico alcuno.

2. Il procedimento a carico di Lander Fernandez trae origine da una dichiarazione estorta sotto tortura al suo coimputato Aingeru Cardano. Tale testimonianza, che colloca il Fernandez sul luogo del reato, avviene durante il cosiddetto periodo di “incomunicación”. Questo regime, previsto dalla legislazione spagnola e applicato dall’Audiencia Nacional, consente all’autorità giudiziaria di trattenere l’arrestato fino a una durata di 5 giorni (estendibili fino a 13), senza che egli possa nominare un avvocato, accedere a un medico di fiducia o informare la famiglia del luogo in cui si trova. Misure di questo tipo ostacolano le indagini riguardanti i numerosi episodi di tortura denunciati dai cittadini sottoposti a tale regime, come dimostrano le denunce delle diverse organizzazioni internazionali – Nazione Unite, Amnesty International e Human Rights Watch tra le altre – che hanno infatti più volte richiamato lo Stato spagnolo a sospendere tale pratica e a rispettare i diritti umani. Lo stesso caso di tortura nei confronti di Aingeru Cardano è stato oggetto di attenzione da parte delle Nazioni Unite ed è stato raccolto e documentato dal relatore speciale dell’ONU Theo Van Boven nell’informativa del 30 marzo 2005 alla Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite (E/CN.4/2005/62/Add.1). Il fatto che l’accusa nei confronti di Fernandez prenda le mosse a partire da una caso di tortura internazionalmente riconosciuto costituisce quindi un’ulteriore ragione per opporsi alla richiesta di estradizione del Fernandez.

3. In caso di estradizione il Fernandez verrebbe processato dall’Audiencia Nacional, un’istituzione che rappresenta un’eccezione nel panorama giuridico comunitario. Si tratta di un tribunale non ordinario dotato di una competenza indefinita, la quale si estende a gravi reati (come terrorismo, narcotraffico, commercio di armi e altri) che possono essere individuati di volta in volta dallo stesso giudice. L’attribuzione all’Audiencia Nacional del procedimento nei confronti di Fernandez dimostra il tentativo di qualificare il danneggiamento di un autobus come un atto terroristico. Nessun elemento prodotto dalle autorità giudiziarie spagnole dimostra, però, l’appartenenza di Lander Fernandez ad alcun gruppo terroristico. Sussiste quindi il timore di una evidente forzatura nella qualificazione del reato addebitato al Fernandez come terrorismo.

Questi dati ci allertano a osservare con attenzione le decisioni che verranno prese in merito alla richiesta di estradizione avanzata dalle autorità giudiziarie spagnole.

Facciamo appello al Ministro di Giustizia affinché vengano rispettate le procedure di garanzia previste nei trattati internazionali sull’estradizione e affinché le ragioni di Stato non prevalgano su quelle del diritto.

Tra i firmatari: Cons. Andrea Alzetta (Roma Capitale), Stefano Anastasia (ass. Antigone), Avv. Cesare Antetomaso (Giuristi democratici), Avv. Leonardo Arnau (Giuristi democratici), Matteo Bartocci (Il Manifesto), On. Rita Bernardini, Pres. Andrea Catarci (Municipio Roma XI), Roberto Della Seta, Erri De Luca, Prof. Luigi Ferrajoli, Sen. Francesco Ferrante, Prof. Luciano Gallino, Pres. Patrizio Gonnella (Antigone), Pres. Luigi Manconi (ass. A buon diritto), Fabio Marcelli (Isgi CNR), Sen. Pietro Marcenaro, Cons. Fabio Nobile (Regione Lazio), On. Pancho Pardi, Cons. Gianluca Peciola (Provincia di Roma), Mauro Palma, Marco Perduca, Sen. Donatella Poretti, Prof. Claudio Tognonato, Sen. Vincenzo Vita.


Una storia lunga dieci anni

Lander Fernandez è un cittadino basco, nato a Bilbao 32 anni fa.

Il 19 maggio del 2009, all’uscita della scuola di Elorrieta (Bilbao), Lander fu avvicinato da alcuni individui che si presentarono verbalmente come agenti della polizia autonoma basca. Questi, dopo averlo portato in un luogo isolato, lo minacciarono dicendogli che, se non avesse collaborato con loro, un giudice avrebbe utilizzato le prove che aveva a sua disposizione per incarcerarlo per dieci anni. Una situazione simile si ripeté il 27 maggio, quando Lander per tutta la giornata notò la presenza di strani individui che lo seguivano. Di ritorno a casa, quelle persone gli si avvicinarono: si trattava degli stessi individui che lo avevano sequestrato qualche giorno prima, accompagnati da una quarta persona. Dopo averlo minacciato, come era già avvenuto nella giornata del 19 maggio, i presunti poliziotti spintonarono Lander facendolo cadere a terra. Fra grida e minacce gli intimarono che era in stato di arresto. Il giovane cercò di liberarsi dalla presa, ma fu messo a tacere con un fazzoletto di carta inserito nella sua cavità orale. Le grida di Lander riuscirono però ad attirare l’attenzione del vicinato provocando la fuga dei suoi pedinatori ed evitandogli quindi l’arresto. Presso il presidio sanitario dove Lander giunse successivamente all’accaduto, il medico rilevò lesioni al gomito destro, allo stinco della gamba destra e sotto l’occhio destro provocate dalla violenta caduta a terra.

Il giorno stesso in cui l’aggressione aveva avuto luogo, il 27 maggio 2009, Lander sporse denuncia formale dell’accaduto al Tribunale di Bilbao. Trovò inoltre il coraggio di denunciare pubblicamente i pedinamenti e le minacce subiti da parte della polizia convocando una conferenza stampa pubblica che si tenne il 28 maggio del 2009. Lander raccontò davanti ai mezzi di comunicazione il sequestro e le aggressioni che aveva subito nei giorni del 19 e del 27 maggio. Alla fine del mese di maggio, Lander, rispettando un programma di viaggio stabilito tempo addietro, partì insieme ad alcuni suoi amici per il Venezuela, dal quale fece ritorno il 14 giugno. Questo stesso giorno, tuttavia, Lander trovò la polizia ad aspettarlo all’aeroporto di Barajas (Madrid), dove fu arrestato. La polizia gli comunicò l’apertura di un processo contro di lui, risultato di una indagine aperta per l’incendio di un autobus durante i disordini verificatisi sette anni prima, nel febbraio 2002.

Nell’estate del 2008 era iniziato ai danni di Lander un ulteriore processo aperto dall’Audiencia Nacional. Nell’agosto di quell’anno, Lander era stato fermato a Berriatua (Bizkaia) dalla Guardia Civil e trovato in possesso di un blocchetto di biglietti di una lotteria. I proventi della riffa in questione sarebbero serviti a finanziare le spese legali delle famiglie dei prigionieri politici baschi. Per questo unico motivo l’Audiencia National decise di aprire una indagine nei suoi confronti per collaborazione con banda armata. L’accusa è stata però smentita dal giudice di Secondo Grado che ha espressamente affermato che la lotteria in questione aveva come obiettivo quello di “garantire i diritti umani e la dignità dei prigionieri politici e dei rifugiati baschi” e che pertanto in essa non era presente “riferimento ad alcun gruppo terroristico”.

Si tratta di elementi incontrovertibili che denotano un accanimento giudiziario delle autorità spagnole nei confronti di Lander, fondato su pregiudizi politici che tentano invano di trovare appigli su elementi normativi. Questo clima ostile impediva a Lander di condurre una vita tranquilla nel proprio Paese. Per questo motivo Lander ha deciso, nel maggio 2011, di trasferirsi a Roma. Qui ha trovato lavoro nell’osteria del centro sociale Corto Circuito e una sistemazione abitativa nel quartiere Garbatella grazie al movimento di lotta per la casa “Action”. Dopo alcuni mesi di residenza nella capitale, Lander si è accorto di essere oggetto di pedinamenti continui mentre si recava al lavoro e svolgeva la sua vita pubblica. Per tale ragione, Lander ha deciso di recarsi in uno studio di avvocati per ricevere consigli e chiedere supporto legale.

Nel maggio del 2012, un anno dopo l’arrivo a Roma, Lander è stato informato dal suo avvocato basco del fatto che il procedimento relativo agli eventi del 2002 (in cui è accusato di aver danneggiato un autobus) si sarebbe aperto presso l’Audiencia Nacional di Madrid il 21 giugno. Consapevole della faziosità del tribunale che lo avrebbe giudicato, Lander ha deciso di non presentarsi davanti alla corte. Non essendo previsto nell’ordinamento spagnolo il processo in contumacia, le autorità spagnole hanno inviato allo Stato Italiano una richiesta di arresto di Lander per procedere alla successiva estradizione.

È così che Lander il 13 giugno 2012 è stato coinvolto in una spettacolare operazione di polizia – condotta con passamontagna e pistole alla mano da una ventina di agenti – e arrestato nella sua abitazione nel quartiere di Garbatella. Nella stessa mattina, la stampa italiana e spagnola riportarono la notizia dell’arresto a Roma di un “terrorista basco” senza tenere conto dei reali elementi che caratterizzano il caso in questione: i giornali celebrarono il loro processo mediatico contro Lander, senza per altro riservargli successivamente alcun diritto di replica. È da mesi, quindi, che il Fernandez si trova costretto a sopportare le misure restrittive degli arresti domiciliari senza poter neanche beneficiare dei permessi lavorativi.

Tratto dal dossier “Un caso basco a Roma”.

Scarica il dossier completo in PDF.

http://uncasobascoaroma.noblogs.org/

Leggi anche:
Non estradate Lander in Spagna, di Luigi Manconi e Valentina Calderone, L’Espresso, 11-03-2013.
“Sono vittima di un’ingiustizia non mi presenterò in tribunale”, intervista a Lander Fernandez, Paese Sera, 13-06-2012.