MONDO

Il corpo di un desaparecido: parla la famiglia di Santiago Maldonado

“Sospettiamo sia una montatura” dicono i familiari dell’artigiano scomparso in conferenza stampa. Oggi mobilitazione di massa nella capitale argentina.
Argentina, corpo ritrovato in un fiume: potrebbe essere Santiago Maldonado

A quattro giorni dalla elezioni parlamentari e 79 giorni dopo la desapariciòn di Santiago Maldonado, ritrovato un corpo senza vita nel fiume Chubut a poche centinaia di metri dalla comunità mapuche. “Fino all’autopsia non sapremo se è davvero Santiago, e per le modalità di questo ritrovamento sospettiamo sia una montatura”: queste le prime dichiarazioni della famiglia. Il fratello Sergio, la sua compagna Andrea e l’avvocato Veronica Heredia prendono parola in serata dopo una giornata da incubo nell’Argentina di Macri. Oggi in piazza con le Madres in Plaza de Mayo, mentre tutti i comizi finali della campagna elettorale sono stati annullati.

La conferenza stampa della famiglia Maldonado

La famiglia di Santiago Maldonado e l’avvocato della famiglia, Veronica Heredia, hanno affermato in conferenza stampa che non si fidano di nessuno e che “fino a che non ci sarà la certezza del 100 per cento che sia il corpo di Santiago, tramite la prova del dna e l’autopsia, continueremo a cercarlo” e che “quel corpo è stato messo li di proposito, visto che tre giorni prima non c’era e che durante tre precedenti mega perquisizioni in quello stesso luogo non era mai stato trovato”. Hanno inoltre aggiunto che “il ritrovamento della carta di identità non è una garanzia che quel corpo, che non è stato ancora riconosciuto ufficialmente né dalla famiglia né dal potere giudiziario, sia di Santiago”. Allo stesso tempo hanno denunciato le responsabilità del governo e del sistema giudiziario, le coperture e l’impunità, le accuse e le falsità di cui sono stati vittima familiari e amici di Santiago, le affermazioni irrispettose di diversi esponenti del governo, il cinismo dei giornalisti. “Siamo umani, stiamo soffrendo, vogliamo rispetto” afferma Sergio, una faccia stanca e addolorata, dopo 79 giorni di disperata ricerca del fratello desaparecido.

In conferenza stampa è stato quindi annunciato il ritrovamento in una tasca della carta di identità di Santiago in perfetto stato, in un corpo non riconoscibile che galleggiava nel fiume all’altezza della casa di entrata dell’area dove vive la comunità mapuche Lot of Cushamen. Ma sia i mapuche della comunità che la famiglia denunciano che al momento del ritrovamento il corpo era ben visibile da lontano e che quindi risulta impossibile che sia stato li prima. “Tre giorni fa qui nonc’era” afferma l’avvocato “e ci sono state ben tre mega perquisizioni nello stesso luogo tra agosto e settembre”. L’avvocato ha poi affermato che il giudice ha ordinato la quarta perquisizione su suggerimento di un prefetto, e che occorre capire cosa è successo e perché, dato che “sarà successo di sicuro qualcosa, che non sappiamo, che ha fatto si che oggi sia apparso proprio in quel punto questo corpo. Un corpo di cui, ripeto ancora una volta, non abbiamo la certezza che sia di Santiago, e potremo accertare la sua identità solo con l’autopsia e la prova del dna, nonostante i vestiti e la carta d’identità”.

La famiglia è rimasta otto ore a presidiare quel corpo irriconoscibile dopo il suo ritrovamento per evitare manomissioni, affermando che “non abbiamo fiducia in nessuno né nello Stato né nel sistema giudiziario”. Per 79 giorni hanno sofferto, assieme agli amici e a milioni di argentini che sono scesi nelle piazze, nelle strade, accompagnando il dolore e il reclamo di apparizione in vita del ventottenne artigiano e tatuatore nato e crescituo in provincia di Buenos Aires e da poco trasferitosi in Patagonia. “Perché hanno deciso di fare una ulteriore perquisizione nello stesso luogo dove le prime tre perquisizioni avevano dato risultato nullo, e adesso hanno trovato il corpo? Probabile che lo abbiano portato li successivamente, e questo va investigato” denuncia la famiglia di Santiago. La scorsa perquisizione nello stesso luogo era stata effetuata con forze armate, tutti i mapuche della comunità erano stati ammanettati per dodici ore, e in quell’occasione sia la famiglia, a cui era stato impedito di entrate nella zona, che i mapuche avevano esplicitato i loro timori relativi ad una messa in scena in cui sarebbe apparso il corpo di Santiago. Un mese dopo, una perquisizione ordinata dal giudice, senza gendarmi ma solo con personale della Prefettura senza arma alcuna, ha portato al ritorvamento di un corpo nel fiume.

Dopo aver rilasciato le prime dichiarazioni hanno risposto alle domande dei giornalisti, e in seguito l’avvocata ha partecipato alla tramissione serale su Canal 5N in cui ha affermato che “tutte le supposizioni sul ritrovamento in quel luogo esatto dove è stato ritrovato presentano significativi problemi: è impossibile che Santiago sia annegato nel luogo del ritrovamento, perché nello stesso luogo venerdi scorso non c’era il corpo, perché hanno effettuato tre perquisizioni tra agosto e settembre, sappiamo che il 1 agosto nello stesso luogo del ritrovamento c’erano solo 30 cm di acqua, è quindi impossobile che il corpo sia apparso solo per l’aumento dell’acqua dovuto alle piogge e al disgelo”.

Le dichiarazioni della famiglia, dell’avvocato e dei medici periti della famiglia Maldonado fatte durante la conferenza stampa tenutasi ieri sera alle 20 ora argentina presso l’Università di Esquel in Patagonia, sono state trasmesse in diretta su diversi canali televisivi, poco più di ventiquattro ore dopo il ritrovamento di un corpo a 300 metri controcorrente dal luogo dove, 79 giorni fa, era stato visto per l’ultima volta Santiago, inseguito dai gendarmi e, come affermato in tribunale e sui media da ben tre diversi testimoni oculari, fermato, picchiato e caricato su un furgone che recava le insegne della Gendarmeria. Se fosse il corpo di Santiago quello ritorvato ieri: dove è stato fino ad ora? Quali sono le responsabilità e le connivenze del governo, dello Stato e delle forze militari e paramilitari che operano nella terra di Benetton e che hanno incendiato più volte le case della comunità mapuche in questi mesi? Cosa gli hanno fatto? Come è possibile che una operazione illegale della Gendarmeria porti alla desapariciòn forzata di una persona? Quali sono le coperture politiche e poliziesche che stanno garantendo l’impunità ai responsabili?

Oggi in Plaza de Mayo a Buenos Aires

Intanto a Buenos Aires, dove il corpo è stato appena portato in aereo per poter effettuare l’autopsia, è stata sospesa la manifestazione annunciata per il pomeriggio di ieri in Plaza de Mayo, su richiesta della famiglia, dopo ore convulse, in attesa di nuove prove dell’identità del corpo ritrovato e dell’autopsia che non dovrebbe tardare molto e che “potrà consegnare nuove prove per comprendere cosa è avvenuto” afferma l’avvocato. Per oggi sono attese migliaia di persone ed organizzazioni sociali, politiche e popolari fin dalle 14 per la consuetudinaria manifestazione delle Madres a Plaza de Mayo che dopo questa giornata da incubo assume una valenza decisiva per richiedere verità e giustizia, processo e condanna dei colpevoli e dei responsabili politici.

Gli studenti medi che avevano lanciato la manifestazione contro la riforma educativa “Scuola del futuro” l’hanno spostata a data da destinarsi, decidendo una giornata di autogestione e rfilessione nelle scuole e la convergenza nella piazza delle Madres. Ni Una Menos ha rilanciato la piazza, ad un anno dal primo sciopero delle donne lanciato dalle femministe dopo il ritrovamento del corpo di Lucia Perez, violentata ed uccisa un anno fa: “di fronte ad un corpo ancora seza identità, scioperiamo contro la crudeltà, la repressione e l’impunità. Per Santiago Maldonado e per le nostre sorelle mapuche a cui vengono espropriate le terre” l’invito è ad andare con le Madres a Plaza de Mayo, e di fermare qualunque attività lavorativa dalle 15 alle 16, perché non possiamo continuare come se nulla fosse, dicono nella convocazione, mentre appaiono cadaveri nei fiumi, nelle discriche, lungo le strade.

Una operazione repressiva illegale

Ricordiamo che la Gendarmeria, comandata in loco da Nocetti, capo di gabinetto del ministro della sicurezza Bullrich, avvocato difensore di diversi militari condannati per genocidio per le desapariciones durante l’ultima dittatura militare, stava effettuando una repressione illegale. Difatti il 1 di agosto sulla Ruta 40 i 100 gendarmi intervenuti per liberare la strada bloccata da un picchetto composto da 8 mapuche, avevano l’ordine giudiziario di rimuovere il picchetto, un ordine emesso dal giudice Otranto (lo stesso che fino a poche settimane fa era a carico della ricerca di Santiago, e che è stato sostituito dopo le mobilitazioni popolari che ne denunciavano la faziosità e le coperture che garantiva alla Gendarmenria), e non hanno mai avuto alcuna autorizzazione ad entrare nella comunità Pu Lof en Resistencia de Cushamen. Oltre a reprimere il picchetto stradale (in 100 armati contro 8 giovani disarmati) hanno inseguito senza alcun mandato giudiziario i manifestanti per centinaia di metri nel territorio della comunità fino al fiume dove è stato desaparecido Santiago. L’entrata dei gendarmi nelle terre della comunità senza alcun mandato è stata provata dalla magistratura dopo che per oltre un mese sia il governo che la Gendarmeria avevano negato che anche un solo gendarme avesse superato il bordo della strada.

Come segnalato in questo articolo , e denunciato da diversi giornalisti in questi mesi, sono state ritrovate immagini di ufficiali con fazzoletti pieni di sangue, mentre una camionetta della Gendarmeria è tornata in caserma inspiegabilmente dodici ore dopo la fine dell’operazione repressiva, dopo aver percorso 600 chilometri di cui non si ha spiegazione, e pochi giorni dopo, nonostante fosse uno dei mezzi al centro dell’attenzione degli investigatori nell’ambito della ricerca del corpo di Santiago, era stata minuziosamente lavata e ripulita. Le testimonianze in tribunale dei gendarmi, contradditorie tra loro, citavano un non meglio identificato arresto.

Proprio ieri inoltre è stata resa pubblica sul quotidiano nazionale Pagina 12 una foto di Santiago Maldonado, scattata dalla Gendarmeria durante la repressione illegale nel territorio della comunità mapuche in lotta: si tratta dell’ultima foto di Santiago prima della desapariciòn, trovata in un hard disk dells Gendarmeria, a disposizione del giudice, e tenuta nascosta al pubblico fino a ieri. Santiago veste la felpa blu, come testimoniato da oltre un mese e mezzo da un testimone chiave del processo, un amico mapuche di Santiago che sostiene di avergli prestato quella sera la sua felpa blu. Questa testimonianza, screditata dallo Stato e dal governo, assume invece tutt’altro senso a fronte di questa foto che è stata tenuta nascosta dalla Gendarmeria fino ad oggi.

Diversi giornalisti ed esponenti delle organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato le persecuzioni e le minacce ricevute dalla famiglia e dagli amici di Santiago, e chiesto con forza “verità e giustizia” come tanti cittadini e tante cittadine, organizzaizoni politiche e movimenti sociali. Ricordiamo la repressione violenta della manifestazione del 1 settembre, le denunce ai docenti che ne discutevano a scuola, l’ingresso della Gendarmeria nelll’Università di Rosario e nelle scuole occupate per impedire che si discutesse pubblicamente della desapariciòn, le affermazioni degli esponenti del governo e della coalizione di governo Cambiemos secondo cui il giovane artigiano sarebbe passato alla clandestinità, sarebbe fuggito in Cile piuttosto che altre innumerevoli falsità volte a criminalizzare i mapuche e i movimenti per i diritti umani.

“Juicio y castigo a los culpables!”

Ricordiamo le parole dell’avvocato Veronica Heredia in chiusura della conferenza stampa: “Siamo di fronte ad una desapariciòn forzata, che è un reato che prevede il sequestro gestito da forze dello Stato e coperture dal governo, e questo avviene nell’ambito di una escalation di violenza contro i mapuche che va avanti da due anni, ed in particolare contro questa comunità. Tutta questa violenza, arresti illegali, feriti, torture, tutte cose che sono state denunciate e sono esplicitate nei procedimenti penali aperti, vanno avanti da tempo ed hanno ragiunto il culmine con la desapariciòn forzata di Santiago” afferma l’avvocata.

Mentre Sergio ha ringraziato tutte le persone e le organizzazioni che accompagnano la famiglia nella richiesta di verità e giustizia, l’avvocato afferma che solo “l’unione tra il reclamo della famiglia e la mobilitazione sociale potrà rompere il patto di impunità garantito dallo Stato”. Verità e giustizia, dicono i movimenti e le organizzazioni per i diritti umani, e nella peggiore delle ipotesi che sembra la più probabile, chiederanno “juicio y castigo a los culpables y responsables politicos”. La storica frase utilizzata nella battaglia contro i crimini della dittatura militare, oggi torna drammaticamernte attuale. Il ministro Bullrich, il presidente Macri, l’imprenditore italiano Benetton: le responsabilità politiche e militari di questi esponenti sono oggi al centro della protesta a livello nazionale ed internazionale, mentre il governo e i media criminalizzano i mapuche e i comizi finali di una campagna elettorale macchiata di sangue che fa sprofondare l’Argentina nei suoi incubi peggiori sono stati annullati.

 

Qui alcuni articoli pubblicati dalla scomparsa di Santiago a oggi:

Dove si trova Santiago Maldonado?

Appello internazionale per Santiago Maldonado

Dov’è Santiago Maldonado? In piazza a Roma e nel mondo

¿Dónde está Santiago Maldonado?

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