MOVIMENTO

Verso e oltre il Pride 2019

Sabato 8 giugno nelle strade della capitale sfilerà il Pride. Cinquant’anni dopo i moti di Stonewall. Questa volta in piazza ci sarà anche il movimento femminista Non Una Di Meno, sulla spinta delle giornate veronesi contro il Congresso mondiale delle famiglie

Questa è una storia che inizia cinquant’anni fa, quando nella notte del 28 giugno 1969 la zona del Greenwich Village di New York è scossa da una inaspettata e straordinaria rivolta contro la polizia. Come racconta Sylvia Rivera quella notte davanti al locale StoneWall Inn ci fu una vera e propria sommossa contro i continui controlli e le violente discriminazioni agite ogni giorno e ogni notte dalla polizia contro le persone trans, non bianche, gay e lesbiche che frequentavano i bar e i night della zona.

Quella notte fu infuocata dal gesto di Marsha P. Johnson, una donna trans, nera e bisessuale che faceva la sexworker e che, lanciando un mattone a un poliziotto, diede il via a intere giornate di riot metropolitani, descritti da chi li ha vissuti come fondamentali momenti di liberazione collettiva e riconoscimento tra soggettività che fino a quel momento erano rimaste relegate in un’insopportabile e violenta invisibilità.

Le grandi parate del Pride, troppo spesso descritte come semplice momento di festa o peggio come carnevalate ostentate, hanno origine nelle rivolte di StoneWall, attimi lunghi giorni che ebbero eco in tutto il mondo e che ancora oggi ci parlano di una strenua r-esistenza alla violenza del binarismo di genere e al sistema patriarcale ed eteronormativo. Se nella nostra società il genere è inteso come l’insieme di norme che costruiscono e determinano i ruoli e i comportamenti appropriati per uomini e donne, le rivendicazioni delle soggettività lgbtqiapk+ e dei soggetti sierocoinvolti rompono questo schema, liberandoci tutt_. Oggi come mezzo secolo fa.

Come già successo ad Alessandria e Padova la scorsa settimana, il prossimo sabato 8 giugno anche Roma verrà travolta dall’Onda Pride. Quest’anno, però, c’è una novità: il movimento Non Una di Meno attraverserà la giornata, sulla spinta della tre giorni di Verona Città Transfemminista e di tre anni di mobilitazione. «Volevamo tutto e lo vogliamo ancora» è lo slogan scelto dall_ attivist_ che scenderanno in piazza sabato prossimo.

Mai come in questo momento è fondamentale ripoliticizzare la ricorrenza, riportando sulla scena le lotte della comunità lgbtqiapk+ insieme alle rivendicazioni di Non Una di Meno. La lotta di questo movimento, come si legge nel Piano Femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, è per la liberazione di tutt_. Mai come oggi questa giornata si pone in opposizione a un ciclo reazionario in apparenza inesorabile.

Il transfemminismo delle alleanze di Non Una di Meno guarda all’universo del Pride con un approccio intersezionale, ricostruendo ogni giorno quei legami di solidarietà ed empatia continuamente calpestati dalle politiche razziste, sessiste e omolesbotransfobiche del governo Salvini-Di Maio. Politiche che costruiscono un quadro in cui la violenza diviene strutturale.

Come non ricordare, tra le tante, il Ddl Pillon che vorrebbe relegare le donne all’antico ruolo di mogli e madri, i continui attacchi alla libertà di scelta e all’autodeterminazione di ognun_ sul proprio corpo, o che solo una settimana fa il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali) ha smesso di considerare la transessualità un disturbo mentale. L’Italia è al secondo posto in Europa tra i paesi con più violenze su persone transessuali, dopo la Turchia.

«In un contesto politico globale che legittima l’ascesa delle forze reazionarie e di destra dal Brasile alla Cecenia, dall’Ungheria a Israele passando per l’America di Trump, questa giornata si pone in completa opposizione all’avanzata dei fascismi in tutto il mondo – si legge nel comunicato di lancio della partecipazione al Pride di Non Una Di Meno Roma – In Italia il ciclo conservatore e repressivo in cui siamo immerse da anni ha trovato nel governo giallo verde il suo culmine e la sua piena legittimazione. Le narrazioni eteronormate volte a costruire un immaginario che impone il modello Dio Patria Famiglia eliminando ogni possibilità di scelta, sono ora completamente sdoganate. Il loro chiaro intento politico e culturale è l’eliminazione di ogni possibilità di autodeterminazione. A partire da quanto ribadito dalla Marea che ha inondato le strade di Verona, contestiamo ogni modello familiare e affettivo imposto e ogni costrizione identitaria basata sul binarismo sessuale e sul controllo dei corpi e delle forme di vita».

La lotta di Non Una Di Meno, continua il comunicato, vede il diritto alla salute non come mera assenza di malattia ma come benessere per tutt_, in particolare «come accesso incondizionato e libero alle terapie mediche a seconda della propria specificità».

Come sostenuto in primis dal gruppo di attivist_ di Identità InTransigenti, present_ al Pride con un loro carro, anche le femminist_ scrivono: «vogliamo in particolare la possibilità di ottenere gratuitamente i farmaci e allo stesso modo l’accesso ai percorsi terapeutici necessari alla transizione o che riteniamo fondamentali per la ri-definizione dei nostri corpi e delle nostre vite. Ci opponiamo a ogni tipo di trattamento chirurgico su neonat_ intersex allo scopo di “normalizzarl_” in uno dei due poli del binarismo».

Non solo, questa partecipazione ci parla di città transfemminista, di costruzione di spazi metropolitani liberi dalla speculazione economica che sempre più invade Roma, anche nel tentativo di cancellare le tantissime esperienze di autogestione già esistenti in città. La città transfemminista che Non Una di Meno vuole costruire è fatta anche di spazi collettivi liberi dalla cultura dello stupro utilizzato anche come arma di sottomissione, come punizione spesso ma non sempre di matrice fascista verso chiunque provi ad alzare la testa o uscire dalla norma bianca e eterosessuale.

Nello spirito dello slogan ormai storico «The first pride was a riot» l’attraversamento di Non Una Di Meno sarà critico e politicamente scorretto, rifiutando ogni forma di commercializzazione delle differenze, ogni tentativo di pink e rainbow washing delle politiche di colonizzazione e genocidio da parte di stati come Israele e dei tanti sponsor e multinazionali che rendono un marketing quella che invece è stata ed è la nostra lotta.

Non solo questo movimento ma sempre più soggettività lgbtqiapk+, collettivi, gruppi e laboratori transfemministi che ogni giorno lottano e resistono, ognuna a partire dalle proprie specifiche parzialità, si pongono in maniera conflittuale con la Parata del Pride 2019 “Nostra la storia, nostre le lotte”.

In particolare con la presenza dei tanti sponsor e delle tante ambasciate straniere come il Canada o la Germania, marchi come la SkipperZwegg (oltre Vitasnella, Netflix, Mtv e altri…) che pochi giorni fa ha annunciato la sua partecipazione deliziandoci con un radicalissimo succhino arcobaleno.

«A chi attribuisce la vita agli embrioni, negandola invece alle migliaia di persone che attraversano il Mediterraneo, noi rispondiamo che chiunque deve poter decidere su dove stare e cosa fare del proprio corpo e della propria esistenza – afferma ancora il comunicato di Non Una Di Meno – A chi impone il modello di famiglia tradizionale o concede diritti civili inadeguati, rispondiamo costruendo relazioni complici e non eteronormate, e famiglie politiche e non genetiche».

Il prossimo Pride non sembra essere un semplice punto di arrivo (o di partenza), una spilletta arcobaleno affissa a freddo sulla giacchetta di un movimento. Si presenta anzi come un momento in cui allargare le maglie delle relazioni stesse del movimento, a partire dalle esperienze incarnate di cui ognun_ è portator_.

Il percorso che sta portando al Pride, innervato a Roma, come in altri piccoli e grandi centri, dalla potenza delle giornate di Verona contro il Congresso della Famiglia, può essere un punto di discontinuità nella stessa vita del movimento di Non Una Di Meno, un’onda trasversale della marea, un’occasione per intrecciarci e andare all’attacco.

Per partire e tornare insieme.

Foto di copertina di Vittorio Giannitelli

Il concentramento della parata del Pride 2019 è alle 15 di sabato 8 giugno, Piazza della Repubblica. Giovedì 6 giugno, dalle 18 alle 2 nel Centro sociale Strike punta creativa, aperitivo e concerto