ROMA

«Venitece a di’ che non ce so’ gli spazi». Studenti occupano ex-stazione Trastevere

Lə studenti denunciano la chiusura delle scuole in presenza di molti spazi inutilizzati e occupano simbolicamente l’ex Stazione Trastevere. «Abbiamo un grande bisogno di socialità, pur con tutte le precauzioni necessarie»

Una decina di agenti di polizia e della Digos sorvegliano l’entrata dell’ex Stazione Trastevere, si guardano intorno con aria circospetta e sostano in silenzio, scortati da una camionetta blu. Qualche metro più in là, oltre l’ingresso, alcunə studenti gridano i loro cori e sorreggono in alto due grandi striscioni bianchi, le cui scritte in rosso danno il benvenuto a chiunque decida di avventurarsi dentro l’occupazione: «Venitece a di’ che non ce so’ gli spazi» e «dai quartieri alle scuole, ci avete abbandonato». Spingendo i propri passi sul terreno fangoso, al di là degli striscioni ci sono un centinaio di studenti che si stanno dando un gran da fare, tra chi sposta panche e assi di legno, chi parla al megafono, chi discute a gruppetti, indossando sempre la mascherina ed evitando grandi affollamenti.

«Siamo molto attenti alla cura di ogni persona che partecipa a questo tipo di eventi – racconta Alberto, del collettivo autorganizzato Mamiani – Ma è davvero importante mobilitarsi proprio in momenti di difficoltà come questo, per cercare insieme delle soluzioni, partendo dal basso e dalle nostre esperienze di studenti». In questo momento pandemico, in cui la cura sembra essere necessariamente vincolata all’isolamento, lə studenti portano a gran voce la loro alternativa, che è il tema centrale di questa giornata: quello degli spazi.

 

Con la didattica a distanza le interazioni umane tra studenti sono state sospese a data da destinarsi con l’assunto che, purtroppo, non ci sono abbastanza spazi per potersi incontrare, fare lezione, parlare senza il rischio di contagiarsi. Ma se gli spazi, invece, ci fossero sempre stati?

 

«Roma è piena di spazi abbandonati che potrebbero essere messi a disposizione di noi studenti – afferma Pietro, del collettivo Virgilio – perché abbiamo un grande bisogno di socialità, pur con tutte le precauzioni necessarie. Lo segnaliamo oggi come facevamo la settimana scorsa al Lucernario e come continueremo a fare nelle prossime settimane in tutti i quartieri, non solo in centro ma anche in periferia». Questa giornata infatti si inserisce in un denso calendario che ha visto il susseguirsi, nelle ultime settimane, di numerose occupazioni simboliche negli spazi abbandonati della capitale.

 

 

Il 20 novembre decine di attivistə, insieme ad alcunə studenti, erano entratə nell’ex ospedale Forlanini per chiedere il rifinanziamento della sanità pubblica e una medicina territoriale di qualità. Il 25 novembre, a poche ore dallo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo, lə studenti del gruppo Osa occupavano l’ex scuola Parini a viale Jonio con lo slogan: «Ci riprendiamo la scuola che PD e M5S ci stanno negando». Il giorno dopo era il turno dellə studenti della Sapienza, che hanno occupato l’ex Lucernario, all’interno della città universitaria, in quanto «simbolo di una politica universitaria che da una parte ci racconta che non esistono spazi da mettere a disposizione dellə studenti, e dall’altra distrugge interi stabili pur di non dare spazio alla loro autorganizzazione». Dopo quest’ultima azione all’ex Stazione Trastevere c’è l’idea di realizzare una mappatura dei luoghi abbandonati di Roma, per continuare a sanzionarli.

Sul tetto dell’edificio scrostato, che sovrasta imponente il grande cortile, sono cresciuti degli alberi per via dell’incuria prolungata. E la bellezza grottesca di una natura tenace che sorge anche tra il cemento sembra perfettamente in armonia con lo spirito di una giornata come questa in cui, in un tempo di pandemia e di crisi, lə studenti hanno voluto riappropriarsi di un luogo dimenticato per far risuonare in tutta la città le loro rivendicazioni. In mezzo al cortile una decina di ragazzə si sono sedutə in un cerchio su delle panche e hanno dato il via a una piccola assemblea.

 

Flavia parla nel megafono e con fermezza spiega come la didattica a distanza non sia per niente democratica, perché se in un’aula ogni studente si trova nelle stesse condizioni per seguire la lezione, con la dad è molto diverso. Il discrimine tra unə studente e l’altrə? La situazione economica di ciascunə.

 

Flavia è rappresentante d’Istituto al liceo Ugo Foscolo di Albano e fa parte del Fronte della Gioventù Comunista. Ha le idee molto chiare sulla crisi che stanno vivendo in questo momento lə studenti: «Questa situazione non è dovuta solo alla pandemia, ci sono dei responsabili e hanno dei nomi e dei cognomi. Avrebbero potuto implementare i mezzi pubblici e investire sulla scuola e non l’hanno fatto, e queste sono scelte politiche. Allo stesso modo, a Roma, si continua a costruire e a fare speculazione edilizia, quando ci sono moltissimi spazi abbandonati». L’occupazione dell’ex Stazione Trastevere è stata un’iniziativa dei collettivi studenteschi autorganizzati di numerosi licei romani, tra cui Socrate, Virgilio, Mamiani, Tasso, Righi e Aristotele. C’è stato anche il sostegno di alcuni collettivi universitari, una collaborazione che sta prendendo vita nelle occupazioni e nelle assemblee di queste settimane, visto il convergere di molte rivendicazioni.

«Stiamo vivendo sulle nostre spalle il peso di questa crisi – racconta Alessandra del collettivo Aula Professori Scienze Politiche, Sapienza – ­e ci sembra di esser totalmente dimenticati dalle istituzioni, visto che nel discorso pubblico noi studenti proprio non ci siamo». Durate gli ultimi mesi negli spazi sociali di San Lorenzo sono sorte molte aule studio autorganizzate grazie all’attività dei collettivi universitari. Luoghi in cui poter studiare e seguire le lezioni in sicurezza, ma anche dove poter condividere le problematiche sorte in questo periodo, e confrontarsi insieme. Una delle aule studio si trovava nel Nuovo Cinema Palazzo, e anche per questo la componente studentesca è stata molto forte nelle proteste che sono seguite al suo sgombero.

 

 

Anche nelle mobilitazioni che a inizio novembre hanno portato migliaia di persone nelle piazze di tutta Italia per chiedere salute, reddito e dignità, lə studenti hanno portato le loro rivendicazioni, perché, come dice Alessandra: «Con la pandemia le condizioni già difficili di moltə studenti si sono aggravate. Ovviamente hanno tuttə perso il lavoro, e visto che lavoravano in nero non hanno ricevuto nessun sussidio. E poi ci sono moltə studenti che sono tornatə ad abitare nella loro residenza ma continuano a pagare un affitto. I problemi sono molti e noi proviamo a portare in piazza dei contenuti con una prospettiva giovanile, che guarda verso il futuro».

 

Verso le cinque del pomeriggio il sole è già tramontato e una pioggia leggera sembra ricordare a tuttə che è ora di andare.

 

La fine dell’occupazione è celebrata con dei festosi fuochi d’artificio, poi tra i fumogeni rossi e i cori ci si dirige verso la strada. Gli agenti della polizia e della Digos hanno pensato di restringere l’uscita e mettere in mezzo una telecamera per riprendere i volti di chi si trovava all’interno dell’ex stazione. Si esce allora compattə e alla spicciolata, ritrovandosi per le strade in un corteo che arriva fino al Ministero dell’Istruzione, a pochi isolati dall’occupazione ormai terminata. Dopo un’azione simbolica sotto al Ministero, anche l’ultimo fumogeno si è spento e la folla si disperde poco a poco: la giornata di mobilitazione si è conclusa. La lotta però non è finita, anzi, è appena iniziata.

 

Tutte le foto di Sofia Cabasino