MONDO

Valutare, a tutti i costi!

A Xalapa, Veracruz, Messico vengono malmenati maestri che protestano pacificamente contro la “Valutazione Universale”, in Italia si pongono ai ricercatori un ricatto, o si fanno valutare o verranno licenziati. Il vero volto della meritocrazia dall’Europa al Sud America.

Meritocrazia, valutazione: questi i leitmotiv della gestione del mondo formativo in Italia e non solo, negli ultimi anni.

Siamo in crisi, da qualche anno ormai, e vanno dunque razionalizzate le spese, dobbiamo offrire un servizio degno con quel poco che abbiamo, l’Europa ce lo impone. Il mondo della formazione vive alcuni problemi strutturali come il baronato ed il clientelismo, che ci fanno sprecare denaro e ci fanno perdere di qualità. Per abbatterli, per razionalizzare, per migliorare il mondo della formazione ci si deve dotare di un dispositivo di valutazione che ci permetta di discernere chi è più meritevole di finanziamenti, chi va spinto avanti, chi va lasciato indietro.

Questa la retorica della governance del mondo universitario e scolastico.

Per questo in Italia ci si è dotati dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca) un’agenzia atta a valutare, stilare classifiche, decidere a chi vanno i fondi. Che in questi giorni vuole imporre il progetto di “valutazione della qualità della ricerca” nel mondo accademico italiano. Questo progetto con criteri del tutto discutibili, stilati senza prendere in causa chi li subirà valuterà ricercatori italiani, così da tagliare i fondi a chi non supera il test, senza però valorizzare quelli che ha definito meritevoli. E’ dunque chiaro che non si tratta di una razionalizzazione ma di un taglio lineare.

Il tutto in un contesto che ha del catastrofico: siamo tra gli ultimi in Europa per i fondi destinati al diritto allo studio, gli ultimi per la percentuale di laureati, un fondo di finanziamento per gli atenei ogni giorno più magro, 19% in meno dal 2009 ad oggi, nello stesso lasso di tempo 10.500 lavoratori a tempo indeterminato in meno. Con questi numeri, però, in termini di articoli e citazioni rapportati ai finanziamenti, siamo mediamente più produttivi di Germania, Francia e Giappone (Elsevier 2013: Report for the UK’s Department of Business, Innovation and Skills). Questo quadro rende chiara l’insensatezza nel dare priorità ad un simile progetto di tale sorta.

La Vqr però va fatta, a tutti i costi! Il senato accademico dell’università di Verona delibera che gli addetti alla Ricerca che non aderiscono alla VQR vengano esclusi, per tutto il periodo in cui la VQR eserciterà̀ gli effetti sull’attribuzione del FFO, dalla ripartizione dei fondi di ricerca FUR distribuiti ai Dipartimenti; mentre quello di Perugia prevede una morte accademica di 4 anni a chi non aderisce. Passando come un treno sopra le innumerevoli proteste dei diretti interessati.

La valutazione dei docenti però ha anche un altro scopo, ovviamente tralasciato dalla retorica ufficiale. Discriminare quali sono i campi della formazione più redditizi, non è un caso che le materie umanistiche, non direttamente monetizzabili, almeno non quanto le materie scientifiche, stiano lentamente sparendo.

Stupido chi pensa che il formarsi, lo studiare, siano una componente indispensabile per la crescita di una persona e di una società, stupido chi pensa che il sapere critico sia l’unico motore di una società, stupido chi pensa che la cultura sia un diritto.

Il sapere è una merce, come tutte le merci va sottomessa alle regole di mercato, dall’università non devono uscire persone colte, ma lavoratori. Stessa sorte deve toccare gli studenti medi: la Buona Scuola li obbliga all’alternanza scuola-lavoro, dunque per avere il diploma uno studente di un istituto tecnico deve fare 200 ore di lavoro gratuito – sicuramente più importante che 200 ore di matematica, inglese, storia, letteratura.

L’obiettivo è il modello statunitense: pochi poli d’élite, inaccessibili ai più, che formino la classe dirigente e per gli altri solo le briciole. Renzi l’ha dichiarato apertamente. Per arrivare a ciò bisogna valutare, non per valorizzare ma – come scrive Valeria Pinto nel suo libro “Valutare e punire” – per punire, appunto. Questa processo non investe solo l’Italia ma tutti i Paesi con governance neoliberiste, in alcuni casi anche più violentemente.

In Messico il Ministero dell’Istruzione vuole imporre a tutti i maestri un test, per capire chi effettivamente è meritevole di insegnare. he si possa valutare in maniera veritiera la capacità di insegnare con un test a crocette resta un dubbio difficile da sciogliere. Chiunque non passi il test verrà licenziato, come chi si asterrà dal sottoporsi al test.

La CNTE, il coordinamento dei lavoratori del mondo dell’educazione messicano, ha lanciato però una campagna di boicottaggio di questo test, dopo aver trovato un muro di fronte a chi provava a porre criticità sulla metodologia e sulla struttura della valutazione.

Il ministro dell’Istruzione è stato però chiaro: “Tenemos suficientes policías para garantizar la evaluación”, non abbastanza però da garantire una presenza all’interno del test per impedire episodi di corruzione. Dunque dal 14 Novembre, data di inizio della Evaluación Universal, il pugno di ferro si abbatte sui dissidenti, numerosi membri della Cnte sono ora in carcere e ieri (24-11), una protesta pacifica a Xalapa, nello stato di Veracruz, è stata repressa nel sangue da poliziotti vestiti da civili e paramilitari fascisti, protetti dalla polizia a cavallo”

Video 1 Video 2 Video 3

Foto