Una marea NO MUOS invade Niscemi

Si respira un’aria determinata e si ha la sensazione di stare vivendo una giornata che segna l’inizio di una lotta che coniuga il rifiuto delle basi militari con la difesa dell’ambiente, il diritto alla salute, la democrazia e l’autogoverno dei territori.

Sporgendosi dalle colline della campagna di Niscemi per guardare verso il mare, con alle spalle una marea di bandiere NO MUOS e davanti i militari Usa e la celere schierata sotto il ronzio continuo dell’elicottero, si scorgono le antenne, una infinita distesa di antenne, decine e decine di antenne. “Sono quelle che ci causano tumori da vent’anni, quelle che portano la guerra nel mondo, vogliamo lo smantellamento della base, non solo il blocco del MUOS” dicono i comitati di base dal camion a fine corteo.

“Oggi dichiariamo la revoca dal basso del Muos, non ci basta quella di Crocetta!”. Altri interventi rilanciano “Taglieremo le reti, questo cantiere lo bloccheremo!” e poi continuano dal palco i riferimenti alla revoca delle concessioni approvata dall’ARS, “Crocetta metta in pratica la revoca, noi non ci fidiamo e continuiamo a lottare! Tagliamo le spese militari, ci vuole reddito e welfare in questo paese, no al Muos”.

Un boato si alza al tramonto, prima del ritorno dei ventimila verso Niscemi per il secondo corteo in città e il concerto finale: da oltre quattro ore in corteo per le colline niscemesi, in migliaia salutiamo la delegazione di notav dalla Val Susa, quella dei vicentini contro il Dal Molin, i comitati No Ponte, la solidarietà dal Forum Sociale di Tunisi, e applaudendo l’intervento finale del portavoce dei comitati di base. Si respira un’aria determinata e si ha la sensazione di stare vivendo una giornata che è di certo un successo, che segna però solo l’inizio, sicuramente un buon inizio, di una lotta che coniuga il rifiuto delle basi militari con la difesa dell’ambiente, il diritto alla salute, la democrazia e l’autogoverno dei territori.

Gran parte dei manifestanti deve ancora raggiungere la fine del corteo quando già in migliaia affolliamo l’ingresso della base militare, si scorge infatti tra gli alberi e le colline un infinito serpentone di manifestanti che avanza, a pochi chilometri da Niscemi, nel pieno di quella riserva naturale della “Sughereta” trasformata da oltre vent’anni in un parco ad alta densità elettromagnetica (41 sono le antenne già installate), in cui disboscamento e costruzione di antenne militari sono andati di pari passo per decenni. Oltre vent’anni dopo le lotte a Comiso e dieci anni dopo il movimento contro la guerra globale e per la smilitarizzazione di Sigonella, si risveglia in Sicilia un movimento variegato e diffuso sul territorio siciliano, fuori da partiti e sindacati, organizzato in comitati di base e capace di tenere assieme rifiuto della logica di guerra e difesa dell’ambiente, come ha raccontato alcuni mesi fa in una intervista a Dinamo Press Salvatore del comitato No Muos di Modica.

Causa dell’altissimo tasso di incidenza di morti per tumore sulla popolazione locale, il “parco elettromagnetico” della marina militare USA verrebbe notevolmente ampliato con la costruzione del MUOS (Mobile User Objective System), un dispositivo di offesa militare ad uso esclusivo degli Stati Uniti funzionale non solo alle comunicazioni (oltre a pilotare droni o veicoli armati) ma anche in grado di attivare armamenti, composto da tre torri-parabole che emettono un fascio di onde elettromagnetiche ad elevatissimo potenziale, e da quattro satelliti orbitali.

Nonostante la città militarizzata e le consuete operazioni pubblicitarie e intimidatorie della questura rilanciate immediatamente dai giornali in assetto allarmistico sul rischio violenze, infiltrazioni e chi più ne ha più ne metta (tre fermi senza conseguenze e sequestro di non meglio precisate tavole da legno chiodate e pietre disperse nella campagna del niscemese la sera prima del corteo) la partecipazione al corteo è davvero significativa, ben oltre le aspettative, con pullman provenienti da tante città e paesi della Sicilia (con piccole delegazioni nazionali). Una marea pacifica e determinata, così come deciso nelle assemblee dislocate su tutto il territorio siciliano: una manifestazione di massa per esprimere con forza il rifiuto rispetto al MUOS, la difesa dell’ambiente e dei territori, terza ed ultima tappa delle tre settimane di lotta (No Ponte il 16, No Tav il 23 e infine No Muos il 30).

Importante il lavoro costante del presidio che ha favorito una partecipazione larghissima degli abitanti di Niscemi, con in testa le mamme NO MUOS, numerosissime alla testa del corteo, che cantano “Via le antenne di guerra dalla nostra terra” e chiudono la manifestazione dicendo “Siamo per il diritto alla salute e alla vita, fermiamo il Muos”.

Pochi giorni fa le stesse “mamme no muos” erano state violentemente spintonate e picchiate dalle forze dell’ordine durante un blocco stradale per fermare i camion che provavano a raggiungere il cantiere, mentre non erano mancate nelle scorse settimane tensioni e provocazioni poliziesche durante i blocchi stradali, perquisizioni e denunce a carico di diversi attivisti con cui la questura aveva cercato invano di isolare, intimidire e frenare il nascente movimento. Di certo, rispetto alla mobilitazione dello scorso ottobre, la partecipazione in generale, e in particolare quella dei cittadini di Niscemi e dei paesi limitrofi è aumentata significativamente, dietro alle “Mamme No MUOS” ecco lo striscione del Coordinamento Regionale dei comitati di base, attivi su gran parte del territorio regionale e cresciuti negli ultimi mesi attorno alla solidarietà con il presidio permanente, situato a poche centinaia di metri dalla base.

“La Val Susa ce l’ha insegnato, tagliare le reti non è reato” e “La Sicilia sarà più bella via il Muos dalla nostra terra”, “Yankee go home” e “sBARACKate Micky Muos”, poi i cori imponenti sotto la base “Un giorno cadranno giù, le reti cadranno giù” gli slogan cantati al corteo, poi fiumi di cacerolazos, musica, balli, cordoni e passeggini, fino alle barricate fatte di giocattoli che i bambini di Niscemi hanno portato davanti alla base, per dire “Vogliamo giocare e vivere, non morire di tumori o di guerra”.

Oltre alla quantità, di certo segnale molto importante, la qualità della partecipazione e la trasversalità colpisce chiunque cammini su e giù per il corteo: tanti, tantissimi giovani, tante famiglie, ma anche anziani, orfani di partiti della sinistra e persone che quei partiti non li hanno mai incontrati, tutti con bandiere No MUOS e senza sigle, grillini e gonfaloni dei piccoli comuni della zona, centri sociali, attivisti contro la guerra e scout, una partecipazione popolare larga e stratificata a livello generazionale, insieme ai tanti fuorisede tornati per la manifestazione. Si lavora per migliorare il presidio, si organizzano concerti e campagne di sensibilizzazione, si cercano finanziamenti in rete per un documentario su Muos, si guarda alla Val Susa e si immagina una Sicilia differente, tra le antenne made in Usa di Niscemi e i fumi del petrolchimico di Gela.

Di certo, la scommessa vinta con questa giornata pone delle sfide ulteriori, decisive per far sì che da movimento di denuncia e di opinione pubblica il NO MUOS si trasformi in sperimentazione politica complessiva sulla Sicilia, sui beni comuni e la difesa dei territori, capace di tessere relazioni larghe a livello nazionale, europeo e globale e trasformare, a partire dal blocco del progetto, la ridefinizione delle relazioni di potere e delle decisioni sul territorio e delle sue dinamiche politiche e sociali.

Se poche ore prima del corteo, immediatamente dopo le dichiarazioni questurine riportate su tutti i media nazionali e soprattutto regionali (le solite informativa della digos “sui possibili infiltrati e le violenze”) il presidente dell’ARS Crocetta aveva dichiarato “inutile” la partecipazione al corteo dato che la revoca era stata già decisa a livello regionale, cercando di sminuire la protesta e trasformare il Muos in una questione da risolvere solo a livello istituzionale, il governatore siciliano è presto smentito.

Il segnale che le migliaia della manifestazione NO MUOS lanciano alle istituzioni e ai partiti (con i grillini all’ARS contro il Muos e presenti al corteo, anche se senza bandiere) è molto chiaro: la revoca è di certo un buon segnale, la cui efficacia rispetto al blocco dei lavori va verificata, su cui i movimenti vigileranno affinché sia resa effettiva, ma al tempo stesso è un provvedimento insufficiente, considerato al momento inefficace sia rispetto all’opposizione ai poteri forti che vogliono il Muos (politici, mafiosi e militari equamente distribuiti tra Italia e USA, nonostante i processi giudiziari stiano facendo emergere irregolarità negli appalti e nei lavori, oltre a conseguenze pesantissime in termini di salute sullapopolazione locale) sia ad affrontare il problema delle antenne già esistenti, rispetto alle quali il movimento chiede lo smantellamento.

Solo la capacità di tenuta, dunque la continuità nel tempo, la capacità di contaminarsi e al tempo stesso allargare il consenso e determinare le forme, le pratiche e i contenuti del conflitto può far crescere la lotta popolare per vincere questa battaglia: di certo, ad un anno dall’inizio della mobilitazione, la manifestazione del 30 marzo segna un passaggio decisivo e incoraggiante. Il movimento rilancia, dopo una grande giornata di lotta, mentre a fine serata dal palco si sente “”A sarà dura”, è una attivista no tav arrivata dalla Val Susa, e la sensazione è che se queste sono le premesse, per chi vuole imporre il Muos sarà dura davvero.