ITALIA

Trento, rettore permette conferenza di un neofascista: Casapound carica gli studenti

Il 30 ottobre, un gruppo di neofascisti di Casapound ha aggredito gli studenti riuniti davanti la facoltà di Sociologia di Trento per contestare la conferenza di Fausto Biloslavo, giornalista de “Il Giornale” ed ex militante neofascista del Fronte della Gioventù

Mercoledì 30 ottobre, fuori dalla facoltà di Sociologia a Trento, un gruppo di fascisti di Casapound ha aggredito degli studenti e delle studentesse accorsi a presidiare l’università per contestare la conferenza di Fausto Biloslavo, giornalista de “Il Giornale” ed ex militante neofascista del Fronte della Gioventù. Una conferenza inizialmente organizzata dall’Unione degli Universitari per il 15 ottobre e, dopo un iniziale annullamento dovuto alle proteste degli studenti e delle studentesse antifascist*, tenuta grazie al patrocinio del Rettore Paolo Collini.

Ma ricostruiamo gli eventi dall’inizio. A inizio settembre viene resa pubblica la partecipazione di Fausto Biloslavo all’iniziativa di UDU “L’Odissea libica – Fra il conflitto civile, i lager e la disperazione dei migranti”. Visto il passato e presente neofascista del giornalista, è immediatamente scattata la mobilitazione studentesca. «Ci siamo subito rivolti all’UDU» – dice Gabriele del Collettivo Universitario Refresh – «Abbiamo voluto dare loro il beneficio del dubbio, magari non si erano resi conto di chi fosse Biloslavo. E invece hanno fatto orecchie da mercante, confermando l’iniziativa. Nonostante questo la mobilitazione è proseguita, e alla fine siamo riusciti ad ottenere il blocco della conferenza, che è stata annullata all’ultimo dall’università, ufficialmente per ragioni burocratiche (l’autorizzazione chiesta fuori tempo massimo) ma in realtà per timore di contestazioni». La storia si sarebbe potuta chiudere in questo modo, con la riaffermazione del semplice principio che i fascisti non possono entrare all’università.

Invece l’annullamento dell’iniziativa ha scatenato una furiosa campagna mediatica, con in prima fila “Il Giornale” (testata per cui lavora Biloslavo), che il 17 ottobre si scaglia contro “«i nipotini di Curcio», «gli estremisti» che hanno impedito la conferenza, seguito a stretto giro dalla levata di scudi di tutti i partiti di destra trentini, dalla Lega a Fratelli d’Italia, che hanno fatto a gara per esprimere solidarietà al giornalista. A dire il vero, tutto squallidamente prevedibile fin qui. Ciò che lascia interdetti è la reazione dell’università. «Il giorno dopo l’inizio di questa campagna diffamatoria abbiamo trovato lo Spazio Autogestito Hurriya [aula autogestita da studenti e studentesse nella facoltà di Sociologia, ndr] chiuso» – continua Gabriele – «Alle nostre richieste di spiegazioni, il Rettore ha risposto dicendo che la nostra contestazione fa cattiva pubblicità all’ateneo, che avrebbe richiamato Biloslavo e che lo spazio sarebbe rimasto chiuso». Fa parecchia impressione, sia detto per inciso, che tale meccanismo sia simile in modo inquietante a quello che ha portato alla chiusura (temporanea in quel caso) dell’Aula Professori di Scienze Politiche de La Sapienza: anche in quel caso fu il combinato di una campagna mediatica aggressiva (su “Il Messaggero”), di un polverone alzato da Fratelli d’Italia e dell’ignavia della governance universitaria a far chiudere le porte di un luogo di aggregazione studentesca nell’università. Viene da chiedersi se si tratta di coincidenze o di indizi di una vera e propria strategia volta a eliminare ogni voce critica dalle università.

Tornando ai fatti trentini, la promessa del Rettore Collini di richiamare Biloslavo è stata mantenuta, tenendo la conferenza, quasi di nascosto, il 31 ottobre. «Abbiamo scoperto per caso della nuova iniziativa» – dice ancora Gabriele – «ma ci siamo immediatamente mobilitati. In poche ore è stato organizzato un presidio di fronte a Sociologia, attraversato da decine di studenti e studentesse. Contemporaneamente, dall’altra parte della strada, si sono assembrati dei militanti della Lega Giovani (che già nei giorni prima erano venuti a volantinare all’università) e di Casapound, con a capo Devid Moranduzzi, consigliere provinciale della Lega. Verso le 17, dopo una prima provocazione, i camerati di Casapound hanno caricato il presidio con ombrelli, tubi di PVC e bottiglie. Sono stati respinti, ma la Polizia, presente sul posto, non è intervenuta se non dopo 5 minuti. Il Rettore? Uscito a parlare con alcuni studenti che, staccatisi dal presidio, contestavano la conferenza in modo rumoroso fuori dall’aula, non ha detto nulla se non che gli aggrediti avevano causato l’aggressione. Nulla invece da dire nei confronti dell’aggressione di Casapound, che consideriamo molto grave e per come si è svolta quasi al limite della premeditazione».

Nel frattempo la conferenza di Biloslavo proseguiva, nonostante la contestazione studentesca fosse così rumorosa da coprire la voce dell’invitato, davanti a una platea composta quasi esclusivamente da esponenti della Lega (tra cui l’assessore provinciale all’Università, Mirko Bisesti) e da neofascisti. Praticamente assenti gli studenti e, tra i pochi presenti, c’è stato chi, riuscito a entrare nonostante i filtri all’ingresso fatti da Lega e UDU, ha contestato Biloslavo, affermando l’inaccettabilità della presenza di un tale personaggio all’università. Tra questi, Emma, che afferma: «Io e una mia compagna siamo riuscite a entrare. Lei ha chiesto il microfono per denunciare il fatto che UDU facesse selezione all’ingresso, ma è stata aggredita dalla platea (anche con insulti sessisti) ed è uscita. Io ho chiesto il microfono subito dopo e mi è stato negato, quindi ho detto che non mi sarei spostata dal palco finché non mi avessero dato il microfono

e sono stata seduta sul palco per tutta la durata della conferenza, insieme a un altro ragazzo che dal pubblico si è dopo un po’ unito al “sit-in” improvvisato. Durante tutta questa protesta sono stata apostrofata con epiteti sessisti. Voglio anche denunciare che, una volta entrate, abbiamo notato che cinque posti davanti a noi erano stati lasciati vuoti e che sono stati successivamente occupati da dei ragazzi che avevo visto fuori, nel presidio della Lega Giovani e di Casaspound, i quali sedendosi hanno commentato: “i nostri sono stati grandi fuori!” e poi: “Fausto (Biloslavo) ci ha tenuto i posti”. Trovo questo fatto gravissimo».

Terminata l’iniziativa, il giornalista è uscito insieme al Rettore dalla porta principale della facoltà, dove ancora si trovava parte del presidio studentesco. Senza dubbio una brutta pagina per l’Università di Trento, il cui Rettore, in nome di una falsa libertà di espressione, si è reso pienamente complice del tentativo di legittimazione della presenza di fascisti nell’università, andando a intaccare quella discriminante antifascista che è l’unico modo di preservare l’agibilità democratica, nella società come negli Atenei. Lo stesso Rettore che ha deciso di chiudere uno spazio autogestito da studenti e studentesse che volevano riaffermare il principio dell’antifascismo, dimostrando quindi che per lui è più importante la “libertà d’espressione” di Fausto Biloslavo che quella di chi studia nella sua università.

E adesso? «E adesso non ci fermiamo» – conclude Gabriele – «Il primo obiettivo è riprenderci l’aula in modo da poter continuare le nostre attività e colpire i responsabili politici che hanno creato la situazione verificatasi il 30 ottobre. Nelle prossime settimane faremo delle assemblee pubbliche, per informare tutti e tutte su cos’è successo e per capire come muoverci».