ROMA

Sapienza, destra all’attacco degli spazi autogestiti. Gli studenti: «Ateneo si assuma responsabilità politiche»

Il Messaggero, Fratelli d’Italia e i collettivi di destra attaccano l’aula autogestita dal collettivo di Scienze Politiche della Sapienza per presunti “insulti alle forze dell’ordine”. Si tratta di una modalità d’azione già avvenuta altre volte, che fa il gioco dell’estrema destra e della privatizzazione degli spazi universitari

La dinamica dei fatti lascia quasi pensare a un coordinamento premeditato: nella giornata di mercoledì 23 ottobre il giornalista del Messaggero Marco Pasqua (per il quale praticamente ogni iniziativa autogestita a Roma è definibile “un rave illegale”) scrive un articolo sull’aula della Facoltà di Scienze Politiche gestita dai collettivi universitari, riprendendo le accuse degli esponenti di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e Andrea De Priamo per cui sulle pareti dello spazio sarebbero presenti “slogan e insulti contro le forze dell’ordine”. Il giorno successivo, gli studenti che come ogni mattina si recano nell’aula per studiare, discutere e organizzare iniziative trovano la porta chiusa, con la spiegazione che devono essere svolti lavori di ristrutturazione. Nel frattempo, anche il collettivo studentesco di destra Azione Universitaria si mobilita e chiede che l’aula venga «restituita a chi ha bisogno di spazi in cui studiare». Su pressione di quanti vivono e attraversano quotidianamente la realtà autogestita, l’aula viene invece riaperta dopo qualche ora e si concorda per effettuare i lavori durante le vacanze invernali mentre sabato 26 ottobre Marco Pasqua esce con un altro articolo in cui torna a “denunciare” le “provocazioni” dei collettivi di sinistra, dando ampia voce al responsabile di Azione Universitaria per la Sapienza Domiziano Salvati e ancora alle parole di Giorgia Meloni per cui bisognerebbe farla finita con queste “zone franche”.

Al di là delle ipotesi, è evidente che esiste un “fronte” più o meno compatto nell’attaccare le esperienze di auto-organizzazione studentesca. «Non è la prima volta che accade una cosa del genere», spiegano i ragazzi e le ragazze del collettivo di Scienze politiche. «Di tanto in tanto, e quasi sempre attraverso un “rimpallo di voci” fra gli articoli di Marco Pasqua e le dichiarazioni degli esponenti di Azione Universitaria, vengono sollevate polemiche rispetto all’aula autogestita e a come si tratti, secondo loro, di uno spazio illegale e anti-democratico. Ma la realtà è che sono le posizioni fasciste a essere escludenti e illegittime. Ma nel momento in cui si deve fare propaganda, chi sostiene queste posizioni si trincera dietro la retorica “democratica” del rispetto delle opinioni e della legalità».

Va rilevato, infatti, che esperienze come quelle dell’aula autogestita all’interno della Sapienza – di volta in volta trattate da una certa stampa come “emergenze” o “zone franche” completamente staccate e autonome dal contesto in cui nascono – sono invece percorsi e pratiche ben consolidate.

«Gli spazi dell’università hanno sempre visto la presenza di luoghi politici autogestiti», continuano a raccontare gli studenti del collettivo. «Nello specifico, un’aula in cui studiare, confrontarsi e organizzarsi c’è stata alla Sapienza almeno a partire dal movimento della Pantera agli inizi degli anni ‘90, rinnovandosi durante il momento dell’Onda e arrivando sino a oggi, fra cambi di luogo, prospettive e relazioni. Si tratta di spazi che si sforzano di essere inclusivi, praticano l’antifascismo e l’antisessimo e si mettono in connessione con l’ambiente studentesco organizzando incontri, dibattiti ed eventi culturali. Soprattutto, sono per noi un contesto imprescindibile attraverso cui mantenere vivo il pensiero critico e articolare un ragionamento costante sui saperi e sulla loro funzione sociale».

Per quanto dall’esterno la questione possa sembrare magari piccola e completamente “interna” alle dinamiche studentesche, occorre dare uno sguardo al contesto in cui si inscrivono le polemiche sollevate dal Messaggero, Fratelli d’Italia e dai gruppetti di destra. Il contesto riguarda il ruolo politico che deve avere nella nostra società un’istituzione come l’università, dunque il ruolo che la trasmissione e l’elaborazione dei saperi possono rivestire nell’attuale congiuntura storica. In questo senso, i segnali degli ultimi anni non sono così confortanti. Da tempo, infatti, è in corso un processo di aziendalizzazione dell’istruzione pubblica e della didattica, per cui i bilanci e l’offerta formativa degli atenei sono sempre più legati all’iniziativa di imprese private (come nel caso di Finmeccanica), gli studenti visti come “utenti” che usufruiscono di semplici “servizi”, mentre l’accesso all’istruzione è sempre più limitato e subordinato a principi di “eccellenza” e “flessibilità”.

Lo smantellamento degli spazi e dei momenti di autogestione, ovvero la de-politicizzazione dell’ambiente universitario, rischia dunque di essere l’altra faccia della privatizzazione del sapere.

«Come conseguenza dello stretto legame fra saperi e aziende, l’amministrazione universitaria tende sempre più a defilarsi rispetto alle questioni che la riguardano direttamente», proseguono gli studenti del collettivo. «Anche in questo caso, l’ateneo non ha preso una vera e propria posizione. Dopo gli attacchi del Messaggero e di Azione Universitaria, abbiamo trovato l’aula chiusa per “motivi tecnici”. Un’azione apparentemente neutrale e slegata da quello che era appena successo. Ma, secondo noi, l’università dovrebbe invece esprimersi con maggior fermezza e assumersi delle responsabilità in primo luogo politiche. Prendiamo come esempio l’episodio di Mimmo Lucano: l’ex-sindaco di Riace era stato invitato per un incontro qui alla Sapienza e Forza Nuova aveva annunciato di voler impedire la sua presenza. È solo grazie alla mobilitazione degli studenti, dei ricercatori e dei docenti più attivi che l’incontro si è potuto svolgere e ha assunto la valenza di un grande momento di partecipazione democratica. Anche per questo l’autogestione e la creazione di contesti di scambio di saperi e opinioni dal basso è estremamente importante: mantiene viva l’attenzione, stimola pensieri e prese di posizione davvero critiche e indipendenti».

La chiusura dell’aula autogestita è stata solo momentanea. In tanti hanno protestato chiedendone la riapertura. Così lo spazio autogestito dagli studenti ha ripreso rapidamente a essere attraversato da quanti, ogni giorno, vi studiano, discutono e provano a renderlo un luogo libero e comune. Con buona pace di chi, in nome della (propria) libertà, vorrebbe vederla chiusa.