ITALIA

Tirrenia e Moby Lines: il razzismo non è una buona pubblicità

Una campagna pubblicitaria che prova a cavalcare l’onda xenofoba, ma rischia di essere un boomerang per l’azienda

Dire che un hamburger è fatto con carne italiana può indicare il rispetto di una regolamentazione più attenta e garantire un minore impatto ambientale per la ridotta movimentazione. Dire che una crociera è fatta con personale italiano induce a pensare che l’Italia produca naturalmente persone migliori di quelle di altre nazioni. Si chiama razzismo e non c’è modo di girarci intorno e tali sono gli annunci firmati da Tirrenia e Moby Lines comparsi oggi sulle pagine di principali quotidiani sportivi.

Una ragazza tiene in mano un vassoio con due tazzine di caffè mentre sopra di lei campeggia il titolo: “Il nostro personale? È tutto italiano!”. La body copy spiega: “Scegli solo chi naviga italiano”. E subito dopo ancora: “Navigare italiano non è uno slogan è un impegno. Significa avere 5000 lavoratori italiani altamente qualificati”.

La campagna è firmata dalla Armando Testa, la più importante agenzia pubblicitaria italiana e difficile non immaginare che abbia voluto scientemente cavalcare l’ondata xenofoba che ha portato al successo elettorale la Lega di Matteo Salvini. I toni sono gli stessi di quel “Prima gli italiani” che la Lega ha rubato a un partitino di provoloni neofascisti.

I professionisti della pubblicità tendono sempre ad attribuire le campagne sbagliate al cliente. Eppure alla base di quel messaggio c’è una battaglia aziendale non priva di una qualche ragione. Da anni Vincenzo Onorato, patron del gruppo di cui fanno parte Tirrenia e Moby, ha intrapreso una campagna di pubbliche relazioni per difendersi dal dumping sul costo del lavoro della concorrenza. In un’intervista alla Stampa aveva dichiarato: “Allora divento bolscevico. La disoccupazione è una vergogna: noi armatori non paghiamo le tasse e non diamo nemmeno lavoro. E legalizziamo la schiavitù, imbarcando personale extracomunitario che non può nemmeno scendere a fumare una sigaretta”.

Qui l’approccio razzista pare più imputabile all’agenzia pubblicitaria che al cliente. Invece di declinare il messaggio sulle tematiche del lavoro qualificato,  Armando Testa ha scelto un tono apertamente xenofobo. Il risultato alla fine è controproducente per un’azienda che ha come obiettivo quello di imbarcare il maggior numero di viaggiatori senza distinzioni politiche e tanto meno etniche. Anche perché questa italica campagna non è coerente con l’immagine di un’azienda che utilizza Batman, Superman e Wonder Woman e i personaggi della Looney Tunes sulle livree delle sue imbarcazioni, la stessa che commissiona pomposamente ai cantieri cinesi di Guangzhou le nuove navi.

Puntuale dopo le polemiche arriva la rettifica dell’azienda costretta dalle leggi europee sul lavoro a includere nel concetto di italianità tutti i cittadini comunitari e ad affermare che il Gruppo Onorato Armatori “continuerà a denunciare ogni forma di sfruttamento dei lavoratori del mare, italiani o extracomunitari che siano”. Ma quando l’azienda salta l’agenzia nella comunicazione vuol dire che l’agenzia ha lavorato male. Non ha considerato le implicazioni del messaggio, le reazioni possibili, non ha considerato nemmeno la congruità del messaggio con le leggi in vigore.

È il segnale di un declino della qualità delle agenzie che vediamo in decine di campagne anche se nelle agenzie pubblicitarie – come in Tirrenia – il personale è tutto italiano.

 

 

Il commento di DINAMOpress

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