ROMA

Taxiwriter 10. Teche – teche, de che?

Tra una corsa e l’altra alla guida del suo mezzo, Andrea Panzironi riflette, discute e osserva gli angoli di città in cui la storia ha lasciato delle tracce. Il decimo racconto per dinamopress

Glossario:

Viene da: proveniente da una partecipazione ad una precedente trasmissione televisiva.

Vuole l’isola: vuole partecipare alla trasmissione televisiva denominata Isola dei famosi.

Amici: Nota trasmissione televisiva condotta da Maria.

Maria: Maria de Filippi ( da non confondersi con l’altrettanto nota Maria madre di Gesù ).

Emma: cantante (da non confondersi con Emma, la portiera dello stabile dove abito, detta anche          Emma la buciona).

Aprire Emma: esibirsi in apertura del concerto di Emma (da non confondersi con ciò che meglio   volete capire …)

Moreno: cantante ( da non confondersi con il coatto del quartiere che menava tutti da piccolo e adesso è depresso perché schifato da tutti, oppure con nota marca di caffè locale che si pubblicizza con foto di fighe volgari quanto Moreno stesso)

Antonino: cantante ex amico di Moreno (da non confondersi con il figlio del portiere dello stabile dove abito, preso per il culo da tutti i ragazzini perché con le orecchie a sventola e i dentoni davanti)

Artista\i: parole una volta degne di tale denominazioni.

La nuova stazione Tiburtina sembra una enorme scheggia tagliente di un meteorite precipitata dallo spazio che per miracolo si è conficcata a pochi metri dalla tangenziale est. Il posteggio dei taxi è situato sotto le corsie sopraelevate della tangenziale ed il senso di claustrofobia che mi assale ogni volta che mi fermo qui aumenta sempre di più col passare dei minuti. Cerco di distrarmi osservando i passanti, chi zigzagando frettolosamente trascinando grosse borse strabordanti merci varie, chi con passo calmo, quasi fermandosi col capo chino sullo schermo del tablet, chi a passo svelto diffondendo al pubblico i particolari dei suoi affari gridando, isolato dagli auricolari. E chi invece se ne frega di tutto questo e se ne sta seduto in terra, mendicando qualche spiccio, col sole in faccia, la barba lunga e l’espressione leggera di una vita vissuta come viene. I taxi davanti a me veloci se ne vanno, evidentemente un treno è arrivato. In pochi secondi sono il primo della fila. Non faccio in tempo a posizionarmi che gli sportelli si aprono all’unisono e all’unisono si chiudono. In quattro salgono nel taxi, mi comunicano la destinazione: gli studi di non so quale produzione televisiva situati a diversi chilometri da qui, sulla via Tiburtina, dopo il “sacro Gra”. Il ponte tiburtino è intasato meno del solito, i palazzi altissimi che fanno da imbuto fino all’imbocco di via della Serenissima oggi sembrano avere colori più vividi, come reduci da un poderoso restauro. Ma è certamente il taglio particolare della luce del sole del mattino che li fa apparire così. Poi torneranno al solito, invariabile e “rassicurante” grigiore. A quanto pare i quattro hanno velleità da “artisti da talent”, eppure sembrano una squadra grottesca di minus habens alla ribalta. Il producer, tipica checca isterica dalla voce stridula (occhiali cerchiati nero e oro, barba finto incolta, ampissima borsa morbida fendi, jeans strappati, scarponcino vernice color melanzana e cover telefonino oro e argento) si siede, ahimè!, davanti. Gli altri tre siedono dietro: un tipo alto con capelli neri appiccicati alla Clark Kent, abbronzato da immersione nel cioccolato fuso che sembra un biscotto togo, una milf iper ipertruccata da affresco seicentesco, che stringe in mano uno specchietto dove guardandosi non smetterà di fare smorfie per tutto il tragitto, una ragazzina bionda bionda bionda con le ciglia finte lunghe quanto un’antenna telefonica, che non smetterà di far scoppiare la gomma che tiene in bocca per tutto il tempo.

Inizia un dialogo che risulterà essere per me pressoché incomprensibile (Potete così immaginare le mie facce …).

«Moreno vuole l’isola!», dice il producer al mio fianco. L’abbronzatissimo replica: «Ah, pensa, che ci ho parlato giusto ieri, gli ho proposto di aprire Emma». «Ma Emma non è la migliore amica di Antonino?», fa il producer. «Si.. infatti lui ha detto no», dice l’abbronzatissimo. «Peccato perché Maria ci tiene molto, vuole fare il miracolo», fa il producer. «Non penso ci riuscirà, quando c’è di mezzo Antonino …», dice l’abbronzatissimo. «Eppure, anche se non sono più amici, devono sempre qualcosa a Maria, li ha lanciati lei da Amici», dice il producer, facendo svolazzare il sopracciglio sinistro depilato ad ali di gabbiano. «E certo, ma sai come sono gli artisti, quando non sono più amici si odiano», fa l’abbronzatissimo. «Un artista come Moreno non dovrebbe contraddire Maria, gli deve tutto. Anche se Antonino adesso scrive per Emma. Deve capire che fra artisti ci si rispetta», fa il producer. «Comunque adesso capisco perché Moreno vuole l’isola», replica l’abbronzatissimo. «Si vuole rilanciare verso il grande pubblico, vuole aumentare la sua popolarità e dove meglio dell’isola ?» chiude il producer.

Fermo il taxi con una frenata improvvisa, d’istinto: Sto per chiedere: «Ma de che cazzo state a parlà?» quando mi accorgo che siamo arrivati a destinazione. Una lunga fila di aspiranti artisti senza gavetta affolla il piazzale antistante gli studi. Il producer mi guarda con un mezzo sorriso, mi chiede la ricevuta prima che io riesca a dire qualcosa. Inebetito lo guardo, compilo la ricevuta. Tutti sono già scesi veloci come erano saliti. Il producer mi allunga la banconota attendendo il resto con la manina tesa a conchiglia. Gli verso i pochi spiccioli nel palmo della mano che ritrae rapidamente ficcandosela in tasca. Scompare in due secondi, lasciando dietro di sé la scia di un profumo al ciclamino ammuffito. Ancora stordito dal dialogo che ho appena sentito cerco un telecomando per spegnere il mondo che mi gira intorno. Non lo trovo, mi accontento di mettere la prima con la speranza di trovare al più presto un bar dove andare a cagare …

 

Illustrazione di Marisa Dipasquale