ROMA

Taja, ch’è rosso! Il Grande Cocomero compie 25 anni

Dopo 25 anni, lo spazio di aggregazione giovanile, gestito da volontari che accompagnano i ragazzi nel percorso di cura dai disturbi psichici, è tra quelli il Comune di Roma vorrebbe oggi riordinare con la delibera 140, triplicando l’affitto e chiedendo gli arretrati. Ma il Cocomero resiste, con un appuntamento (il 25, 26 e 27 giugno in Piazza dell’Immacolata) e una campagna di crowdfunding per l’acquisto di nuovi materiali, per continuare a sostenere i ragazzi nella costruzione di una «zucca» di colori, contatti, relazioni e socialità

Siamo a San Lorenzo, in uno spazio di proprietà comunale, patrimonio indisponibile della città di Roma. Sotto sgombero, come tanti; con un presunto debito paradossale, cattivo, vessatorio, come tanti.

Ne hanno parlato, raccontando mirabilmente anche le nostre attività, Rossella Marchini e Antonello Sotgia su queste pagine.

Parliamo allora dell’incessante sospensione di questi decenni, del difficile equilibro cui siamo costretti, sospesi tutti insieme nella nostra zucca cocomerizia tra lo splendore e il grigiore.

Lo splendore di essere parte di una Comunità, piena di vita e di sentire, piena d’amore, lo splendore della scelta di un volontariato emotivo, totale, disinteressato, lo splendore dell’assenza di gerarchie e di interessi. Lo splendore dei ragazzi che capitano lì chissà perché, dal reparto o dal quartiere, magari perché vogliono suonare o ritrovarsi, o stare in un «qui si può» un po’ protetto; lo splendore di quegli stessi ragazzi che poi ritornano, un po’ più grandi, da volontari o che si ricordano e a volte si inteneriscono. Li incontri nel quartiere e ti dicono «ma ancora c’è quel posto, il cocomero?» e un sorrisetto gli scappa per forza, «c’è ancora la saletta musicale?»…ti ricordi? avevi 16 anni e te ne stavi dietro la batteria un po’ imbronciato in attesa di chissacché.

Lo splendore di dire «ciao, sono del Grande Cocomero» e trovarsi davanti sguardi sorridenti e persone allegre, aperte. E, almeno all’inizio, lo splendore di sentirsi un pezzo importante di una città che, grazie alle lotte, era stata in grado di sviluppare una visione così avanzata da riconoscere l’alto valore delle esperienze sociali che la compongono, tanto da mettere a disposizione i propri spazi per consentirne le diverse e multiformi attività. Una città in grado di vedere la sua ricchezza e la grande bellezza che si muove dal basso.

Ma accanto a questo, costante, pesante, faticoso, c’è sempre stato un grigiore, come una nebbia sporca di un posto inquinato del nord. Dopo il 2000 ci siamo dovuti confrontare con questa oscenità, con il grigiore dell’incapacità di gestire questo gigantesco patrimonio appena riconosciuto; il grigiore di doversi sentir dire che quelli come noi se ne approfittavano (ma di cosa?), che dovevamo ringraziare se non ci avevano ancora cacciati via; il grigiore di dover sempre dimostrare quello che facevamo in modo disinteressato; il grigiore di dover calcolare il valore economico delle attività svolte (oltre il milione di euro); il grigiore di confrontarsi con personaggi disgustosi nella loro gestione del potere, tra dirigenti autoreferenziali e politici incapaci; il grigiore deprimente di vedere i volontari quasi scoraggiarsi di fronte all’essere trattati come gente da scacciare, come fastidi.

Ma lo splendore per noi è sempre più forte e a stare in equilibrio siamo bravi e non smetteremo mai di aprire quel cancello sulla nostra Grande Zucca.

Sono 25 anni, ma sono appena l’inizio!

Il 25, 26 e 27 giugno 2018 come ogni anno saremo in Piazza dell’Immacolata con le nostre attività.

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