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A Gerusalemme nasce uno spazio sociale che vuole costruire dal basso una città differente, una città per tutti dove nessuno senta di non appartenere

“Gerusalemme è allo stesso tempo la città più internazionale e meno cosmopolita del mondo”, afferma Avishai Margalit, filosofo israeliano con residenza gerosolomitana, riportando le parole del suo amico, il filosofo Sidney Morgenbesser.

Sebbene persone di diversa provenienza e nazionalità vivano a Gerusalemme, Gerusalemme è “settaria fino all’estremo”, dice Margalit, con molti gruppi che vivono “fianco a fianco, non insieme. Sono tutti chiusi nei loro quartieri e cortili, a volte dietro muri e porte chiuse. “

A Gerusalemme, la diversità non è né un principio né un ideale, ma una realtà da affrontare. Una città dal fascino unico, con simboli e visioni attualmente mutualmente esclusivi, confusi in un mix nient’affatto coerente e difficilmente sostenibile.

È per rispondere a questa realtà che nasce Imbala, uno spazio sociale nuovo, che si propone di cambiare e coltivare lo spazio urbano gerosolomitano, diventando una casa per chiunque viva questa città da escluso. Una città che è spesso ostile per molte persone, attraversata sempre più da gruppi vicini ma separati.

Il progetto, unicum in città, nasce dal bisogno di una Gerusalemme nuova, comune, libera. Una città in cui i diritti del 37% dei suoi abitanti non siano visti come accessori. Una città per tutti, dal basso, dove nessuno senta di non appartenere.

Imbala nasce nonostante tutto, dalla pancia, il cuore ed il cervello di palestinesi ed israeliani, ebrei e musulmani, cristiani e drusi. Dal lavoro ed il coraggio di artisti, militanti, guide turistiche e studenti, dalle tante origini e dalle diverse lotte, che ora più che mai devono unirsi e trovare nuove forme.

Imbala nasce quando camminare per le strade della città diventa sempre più difficile, più pesante, più violento: un luogo anti-razzista, femminista, mizrahi, queer, anti-capitalista, anti-occupazione – che permetterà di collegare diverse lotte e sfidare quotidianamente, tutti insieme, lo status quo gerosolomitano. Uno spazio comune, per ridisegnare insieme il volto di questa città divisa: una galleria, una biblioteca, un caffè, uno spazio per feste, per approfondimenti e assemblee, per l’arte e l’apprendimento delle diverse anime che compongono questa meravigliosa città.

Uno spazio che nasce dai sogni e dai desideri di chi Gerusalemme la vive quotidianamente e vuole cambiarla, rifiutando la retorica dell’esclusione, e creando opportunità nuove, aperte ed eguali.

ירושלים של זהב

ושל נחושת ושל אור”

?הלא לכל שירייך אני כינור

ירושלים של ברזל”
ושל עופרת ושל שחור
הלא לחומותייך
קראנו דרור
Gerusalemme d’oro,

di bronzo e di luce,

non sono forse un violino per tutte le tue canzoni?1

Gerusalemme di ferro,

di piombo, di oscurità,

non avevamo forse liberato le tue mura?2

1 N. Shemer, Gerusalemme d’oro, 1967.

2 M. Ariel, Gerusalemme di ferro, 1967.