ITALIA

Sulla Mare Jonio ancora 34 migranti. Una testimonianza da bordo

La nave della piattaforma Mediterranea si trova ancora a 13 miglia da Lampedusa. Ancora 34 migranti costretti a bordo in una situazione che, tra mare mosso e problemi tecnici, diventa sempre più difficile

A bordo della Mare Jonio, a sole 13 miglia dalla costa, rimangono ancora 34 persone. Ieri sera, intorno alle 21, la guardia costiera italiana si è avvicinata alla nave per portare a Lampedusa 64 migranti, che secondo le autorità rientrano nella categoria di “vulnerabili”, aggettivo utilizzato sempre più spesso per discriminare tra chi può essere portatore di diritti e chi no. Hanno fatto sbarcare alcune donne, 22 bambini, i minori non accompagnati, malati e famiglie. Le immagini del trasbordo tra le due navi mostrano una manovra spericolata a causa del mare mosso, del buio e della situazione carica di tensione e fanno percepire la sadica follia della politica di chiusura dei porti.

Dopo l’ennesima firma multipla del decreto di ingresso e transito da parte dei tre ministri del governo in uscita, la Mare Jonio è ufficialmente interdetta dalle acque territoriali. Nonostante la richiesta reiterata di potersi avvicinare all’isola per ripararsi dal maltempo di questi giorni, il Centro di Coordinamento della Guardia Costiera continua a negare l’ingresso. Ieri oltre la pioggia ci sono state onde alte oltre due metri che hanno reso estremamente difficile la permanenza a bordo per tutti i naufraghi.

Oltre alla situazione precaria, al maltempo, all’ansia di chi vuole vedere la fine del proprio viaggio disperato, questa mattina si è aggiunto un guasto al dissalatore. L’unica acqua utilizzabile a bordo è adesso quella in bottiglia. Nel comunicato di Mediterranea si legge la soddisfazione per lo sbarco di due terzi dei migranti soccorsi ma si reitera con forza la richiesta che al più presto possano sbarcare tutti a Lampedusa visto che le condizioni stanno diventando insostenibili anche da un punto di vista sanitario oltre che umanitario.

«La nave continua a ballare e ad impennarsi sulle onde – racconta un’attivista che in questo momento si trova a bordo – Anche stamattina alcuni di noi sono stati svegliati dai rumori di porte e oggetti che sbattevano e chi era impegnato nei turni notturni ha cercato di mantenersi in equilibrio sui corridoi mentre le onde raggiungevano il picco di 2 metri. Sul ponte e negli spazi di coperta rimane percepibile un odore acre, misto a sudore, benzina ed escrementi. La situazione è di attesa. Tutti continuano a gestire le proprie mansioni, a coprire i propri ruoli: chi prepara il cibo per il pranzo, chi pulisce, chi cerca di improvvisare una doccia sacrificando alcune delle bottiglie d’acqua potabile. I 34 ragazzi e ragazze rimasti a bordo dopo lo sbarco di ieri sera si rendono utili come possono, pulendo il ponte o accumulando i rifiuti degli ultimi due giorni. Il senso di collaborazione è diffuso, ma il malessere e la spossatezza dovuto alle condizioni di vulnerabilità e stress delle persone, inaspriti dall’irruenza del mare e dall’impossibilità di lavarsi, rende tutto più rallentato e complicato».

Intanto, nonostante la vicenda sia sulle prime pagine di moltissimi media, i negoziatori per il futuro governo continuano a non menzionarla ed è difficile pensare che sia un caso o un’omissione inconsapevole. In balia delle onde, tra Malta e Lampedusa, è anche la nave tedesca Eleonor, con 101 naufraghi a bordo, in attesa che un paese le permetta di attraccare.