Sul Campidoglio le oche hanno già ricominciato a starnazzare.

I primi passi del nuovo governo di centrosinistra a Roma.

Svuotate le bottiglie di champagne, smaltita la sbornia e l’entusiasmo, il Chirurgo e i suoi hanno cominciato a fare i conti con il dopo Alemanno. Primo passo la creazione della squadra di governo, operazione complessa che sta richiedendo più del previsto, da una parte la rivendicata autonomia del neosindaco, dall’altra la fame di correnti e conventicole da cinque anni a bocca asciutta, di cui tener conto. Un’operazione da equilibrista in cui accontentare tutti sembra difficile.

Dopo che l’annuncio della nuova giunta ieri era saltato per il gran rifiuto della parlamentare renziana Lorenza Bonaccorsi, costringendo a riaprire il cencelli facendo rivenire fame a chi, come l’areadem di Franceschini, sembravano fuori dai giochi, Marino da fuoco ai fuochi d’artificio per smarcarsi dai bisticci del suo partito: la proposta al movimento 5 stelle d’indicare il nome di una donna come assessore alla Sicurezza Urbana. Con una lettera i consiglieri grillini abboccano annunciando una consultazione online, stamattina il niet del Grande Capo dal blog/bibbia dei 5stelle che ribadisce: niente alleanze né patti di governo, nessuna consultazione online e se insistete vi sbatto anche fuori. Un’assessorato alla Sicurezza offerto a chi in campagna elettorale si era distinto per le dichiarazioni al limite dello xenofobo contro i rom e aveva promesso di fatto lo sgombero degli spazi occupati (do you remember le parole sul Teatro Valle ribadite da De Vito a più riprese?).

Il resto delle caselle della nuova giunta sembra che saranno occupate dal veltroniano Paolo Masini a Lavori Pubblici e Periferie e al dalemiano di conffessione marroniana Daniele Ozzimo andrà Casa e Patrimonio, assessorati assegnati secondo decennali campi d’interesse garantiti da anime diverse del Pd. Estella Marino, renziana di ferro, acciufferà invece la delega all’Ambiente, ai popolari la presidenza dell’aula che sembra sarà presieduta da Mirko Coratti. Tutti contenti in casa democratica? Forse, si vedrà nelle prossime ore.

A Sel il vicesindaco, Luigi Nieri già assessore con Veltroni prima in Comune e con Marrazzo poi in Regione, a cui andrà anche l’assessorato al Bilancio. La strategia con il fedele alleato a sinistra sembra chiara: ricambiare con un ruolo di visibilità l’appoggio di Nieri e Vendola alle primarie, legare mani e piedi Sel al governo della città e alle scelte impopolari che l’austerità e il pareggio di bilancio costringeranno ad attuare. In casa di Vendola sembra esserci però maretta: la consigliera uscente Gemma Azuni, la più votata della lista e che ha corso da indipendente alle primarie disobbedendo agli ordini di scuderia si dovrebbe accontentare della vicepresidenza dell’aula.

Non solo eletti nella squadra di Marino ma anche tecnici: alla Cultura la professoressa della Sapienza Flavia Barca, sorella dell’ex ministro del Governo Monti, alle Politiche Sociali Rita Cutini una cattolica vicino a Sant’Egidio, già candidata alla Camera con Scelta Civica e all’Urbanistica Marina Dragotto, che sfilerebbe la poltrona all’urbanista Giovanni Caudo, che ha redatto il programma del sindaco in materia. Una nomina quest’ultima che la direbbe lunga sull’idea di città che vorrebbe la nuova giunta: la Dragotto infatti ha collaborato anche con la passata giunta mettendo la sua firma in calce al “Protocollo di qualità urbana di Roma Capitale”, che avrebbe permesso anche lo scempio del mare di Roma, con il Waterfront di Ostia, e la “riqualificazione” (leggi deportazione degli abitanti e speculazione) di Tor Bella Monaca. Progetti, per ora, mai realizzati.

Sul Campidoglio le oche hanno già ricominciato a starnazzare.