ITALIA

Una storia di clementine, mutuo aiuto e resistenza alla mafia agricola

A Corigliano Calabro un produttore di TerraTERRA subisce vessazioni da anni da parte della mafia agricola fino ad essere impossibilitato a raccogliere le sue clementine. Ma la risposta collettiva fondata sul mutuoaiuto questa volta ha avuto la meglio

Alcune storie vanno raccontate perché, anche se non fanno notizia, sono ricche di valore politico, umano e sociale. La vicenda che racconteremo è una di queste. Massimo è un produttore calabrese di agrumi che aderisce alla rete TerraTERRA, la rete di agricoltori e cittadini che anima una serie di mercati contadini all’interno della città di Roma, ma sopratutto TerraTERRA vuole essere la sperimentazione di un modello di economia che impegna reciprocamente produttori e consumatori per sovvertire le catene di distribuzione, ridurre la distanza alimentare, valorizzare le relazioni sociali.

A inizio gennaio 2018 Massimo scrive una mail ai compagni di Terraterra:

“Come alcuni di voi sanno, sono anni che subisco e subiamo attentati da parte della “Mafia Agricola”. Incentivati da una PAC (la Politica Agricola Comunitaria Europea ndr) che premia solo i grandi proprietari, i fenomeni di vessazione, intimidazioni e di “Guardiania” (pizzo su i terreni) si sono moltiplicati nell’ultimo decennio. Numerosi imprenditori o commercianti agro mafiosi premono per accaparrarsi un numero di ettari maggiori. Contratti di affitto, comodati d’uso, sono all’ordine del giorno con l’uscita dei bandi pubblici del PSR (piani di sviluppo rurale). Per esempio, questa estate il patrimonio boschivo Calabrese ha subito un numero devastante di incendi, e casualmente con l’uscita di determinati bandi pubblici che prevedevano il trapianto dei boschi (alcune misure PSR). Naturalmente, io non credo alla favoletta dei “malati del fuoco” ma credo invece a un sistema criminale ben organizzato che colluso con lo stato ha un progetto ben definito: appiopparsi tutti i soldi pubblici!

Nel 2016, per chi non lo sapesse, anche le mie auto hanno avuto a che fare con il fuoco, per aver denunciato un stupro del territorio e del paesaggio dove sono cresciuto e dove vivo. In questo ultimo anno gli attentati sono diventati più assidui: Danneggiamento ai mezzi agricoli, minacce, aggressioni fisiche con pistole, furto della pecora e avvelenamento delle galline. Tutto documentato tutto tremendamente insopportabile. Le denunce sono state fatte, ma le vie legali sono lunghe e costose. La frustrazione è tanta, ma nella mia coscienza è caduto un seme che si chiama lotta. E’ chiaro che il loro intento è quello di mandarci via, in modo tale che i loro loschi affari possano aumentare.

Ma io ho deciso di resistere ancora, nonostante tutto. Il costo sarà alto, lo so, ma parlare di sud e di agricoltura all’interno dei nostri percorsi non può prescindere dal confrontarsi con questi problemi che costantemente sono presenti all’interno dei nostri territori.

Ma io ho deciso di resistere ancora, nonostante tutto. Il costo sarà alto, lo so, ma parlare di sud e di agricoltura all’interno dei nostri percorsi non può prescindere dal confrontarsi con questi problemi che costantemente sono presenti all’interno dei nostri territori.
Ma cosa hanno in comune le mie storie con mondeggi, con i no TAP, i no TAV i sem terra, No Borders ect? Quel trinomio stato, mafia, economia privatista, si è ibridato sotto il nome delle politiche neoliberiste e fasciste. Se pur con effetti differenti, e sfumature varie, i mandanti sono sempre gli stessi! Quindi diventa fondamentale individuare dei tratti comuni nelle lotte che stiamo facendo, anche se inseriti, in contesti territoriali differenti. Questa è la vera strategia da utilizzare all’interno delle nostre reti. Una soluzione collettiva a problemi individuali e non viceversa. A causa dei problemi che vi ho descritto, e a causa di questi personaggi che ci minacciano giornalmente, non sono riuscito a raccogliere i miei agrumi, e il rischio concreto che questi andranno perduti. Vorrei, dunque, proporre alla rete di Terraterra una raccolta collettiva di agrumi dalle mie parti e contemporaneamente buttare giù le basi per un incontro discussione con i vari nodi territoriali. Ma mi rendo conto che i tempi sono un po’ ristretti, sia per la mia produzione sia per i vostri impegni. Ditemi voi se ci sta qualche altra alternativa.”

La reazione alla email è forte e immediata e va oltre la rete stessa di TerraTERRA. Decine di persone si organizzano per scendere in Calabria e partecipare a questa raccolta collettiva, che si è organizza in pochissimo tempo nei giorni 13 e 14 gennaio, con la partecipazione congiunta delle reti sociali di produttori locali. Alla raccolta si è poi unita una assemblea pubblica, per condividere il percorso intrapreso e i prossimi passi.

 

Sempre Massimo scrive in lista TerraTERRA alla fine delle due entusiasmanti giornate:

“A Corigliano Calabro territorio ostile a pratiche collettive e concrete di antimafia sociale per la prima volta reti nazionali, reti locali, contadini, militanti e attivisti si sono ritrovati attorno a un atto autentico di riappropriazione del territorio e di lotta: La raccolta collettiva di agrumi. Uno strumento, non certo la soluzione, per dare una risposta reale a chi da anni subisce usurpazioni e violenze di ogni genere nella più totale solitudine. Un atto di solidarietà e di emancipazione politica, piena di contenuti e di condivisione. Descrivere con le parole le emozioni vissute in questi due giorni intensi è una impresa ardua, ma impossibile da dimenticare. Un insieme di relazioni umane e politiche si sono autorganizzate per convergere in un obbiettivo comune: costruire pratiche collettive di mutuo aiuto intorno al cibo. Pratiche necessarie, che nascono dal basso e che mettono in connessione contesti metropolitani con aree rurali, contadini con cittadini, campagne e città, montagne e pianure. Una filiera di idee orizzontale, partecipata e inclusiva che si è confrontata su tanti temi inerenti all’agricoltura e non solo”

Dinamopress ha incontrato Massimo nel weekend successivo, quando tutto il raccolto viene portato ai mercati TerraTERRA romani, de La Città dell’Utopia e del Forte Prenestino.

 

Quale è la ragione principale per il quale sei vittima di queste violenza da parte dei tuoi “vicini” ?

Gli interessi sono molti e diversificati. So che il loro obbiettivo principale è ingrandirsi e accaparrarsi terre appetibili cacciandoci dalla nostra terra. Hanno comunque una mentalità imprenditoriale, trattori, mezzi. Vogliono toglierci di mezzo perché presidiamo il territorio e diamo fastidio. Per queste ragioni in questi anni hanno fatto di tutto: attentati, furti, aggressioni. Abbiamo fatto 6 o 7 denunce, ancora senza seguito. Il primo attacco vero e proprio è stato nel 2013, abbiamo anche delle registrazioni audio che lo testimoniano. Sono pure arrivati ad alzare le mani con mia madre e l’hanno picchiata. Abbiamo dovuto avvertire i carabinieri ma il processo è ancora in corso.

 

Come si lega il loro agire con gli interessi relativi alla Politica Agricola Comunitaria (PAC)?

E’ chiaro che i Piani di Sviluppo Rurale tendono a dare premi economici sempre più solo a proprietari grandi, questo stimola questi ultimi a fare pressione sui piccoli. I grandi proprietari spingono per fare contratti d’affitto sulle loro terre oppure fanno vere e usurpazioni delle terre stesse.

 

Domenica c’è stata una grande risposta all’insegna della resistenza e del mutuoaiuto, ce la vuoi raccontare?

Sia i compagni romani di TerraTERRA che quelli legati al territorio calabrese hanno risposto prontamente alla mia richiesta di aiuto, la solidarietà e l’appoggio sono stati incredibili. Non riuscivo più a raccogliere agrumi vista la quantità di violenze che avevo subito, era pericoloso e insostenibile. Ma raccogliere gli agrumi collettivamente in quei luoghi è stato importante anche per riuscire a dare una risposta concreta al territorio. Agire assieme su una problematica è stata anche una modalità per confrontarsi e avviare reti di mutuo aiuto su questioni di questo tipo. C’è la strada legale, quella più tradizionale della antimafia attraverso i tribunali e le denunce, ma c’è anche questa altra possibilità.

 

Avete immaginato passi successivi da fare assieme?

A seguito della assemblea tenuta, sentiamo forte la necessità di unire un nodo territoriale e continueremo a lavorarci. Quella proposta domenica non è la soluzione al problema ma una pratica comune di confronto e conoscenza da esportare e diffondere in altri territori dove ci sono problemi simili, o problemi differenti ma con i mandanti simili. Questo è solo un punto di inizio, in questi mesi cercheremo di fare assemblee territoriali e nazionali per capire come muoverci e per dare continuità a questo percorso.

 

Siete riusciti a vendere tutte le clementine raccolte?

Si, ho venduto tutte le clementine raccolte, devo ringraziare davvero tutti i compagni che mi hanno sostenuto in queste giornate e nell’acquisto solidale delle clementine qui a Roma.