ROMA

«Stanno togliendo un servizio pubblico». Sgombero all’Ex Lavanderia

Stamattina le forze dell’ordine hanno sgomberato lo spazio autogestito situato nel padiglione 31 dell’ex-manicomio capitolino di Santa Maria della Pietà. Presidio di protesta davanti alla struttura

La ricostruzione dei vari passaggi può sembrare paradossale. Lo spazio autogestito dell’Ex Lavanderia, sito in un padiglione del vecchio manicomio capitolino di Santa Maria della Pietà e occupato da un gruppo di cittadini e cittadine più di 16 anni fa affinchè fosse rimesso a disposizione della quartiere dopo un lungo periodo di abbandono, viene sgomberato oggi proprio per “restituirlo all’uso pubblico”.

Poco importa che lo stabile ospitasse già numerose attività di stampo sociale e culturale e che dallo scoppio dell’emergenza sanitaria venisse utilizzato dal collettivo di Nonna Roma per la preparazione di pacchi alimentari e dai volontari del progetto Acchittate per dare sostegno e aiuto ai senzatetto della zona: verso le otto di stamattina un numeroso contingente delle forze dell’ordine (decine di agenti e un paio di camionette) ha circondato l’edificio, bloccando tra l’altro l’ingresso del comprensorio a chi volesse arrivare per portare sostegno.

 

«Non possiamo interrompere le attività inziate durante la pandemia», afferma decisa Giulia, lavoratrice dello spettacolo e militante molto attiva dell’Ex Lavanderia, accorsa assieme ad altre e altri appena ricevuto notizia dello sgombero.

 

«Chi è riuscito è venuto qua in presidio permanente per protestare contro l’operazione: in pratica, con la motivazione di restituire lo spazio alla cittadinanza, stanno chiudendo un centro che era già a uso pubblico. È assurdo». Edificato fra il 1909 e il 1913, il complesso di Santa Maria della Pietà sorge nell’area nord-occidentale di Roma, ai lati dello stradone di via Trionfale che dagli eleganti viali che circondano la zona vaticana si inerpica su per monte Mario. Per vari decenni ha svolto il ruolo di manicomio cittadino, ospitando migliaia di pazienti e arrivando a completa chiusura vari anni dopo la promulgazione della legge Basaglia del 1980.

 

 

«Il padiglione della Ex Lavanderia era stato poi rimesso in funzione nell’anno del Giubileo, con gran dispendio di soldi pubblici», prosegue a raccontare Giulia. «Ma da lì fino al 2004 l’area rimase completamente abbandonata. Perciò sì è deciso di occupare, aprendo il padiglione numero 31 a chiunque volesse portare avanti un progetto: abbiamo messo a punto una sala per le prove teatrali, ogni anni organizziamo il carnevale del quartiere, c’è una ciclofficina…  A livello istituzionale, però, c’è stato scarso dialogo. Da un paio di anni anzi è stata anche staccata la luce».

 

Nonostante l’ingresso all’area bloccato, ci sono decine di persone giunte al presidio contro lo sgombero che discutono e contestanto le operazioni da una delle aree verdi che spuntano a chiazze fra uno stabile e l’altro.

 

Se alcuni degli edifici del comprensorio rimangono abbandonati, altri piano piano sono stati recuperati e oltre a una sede municipale sono stati aperti alcuni presidi dell’Asl.

Nell’agosto del 2018 è stato sottoscritto un Protocollo di intesa da parte di Regione Lazio, Roma Capitale, Asl Roma 1, Città Metropolitana, Municipio XIV per la realizzazione del Progetto urbano della centralità “Santa Maria della Pietà” finalizzato alla valorizzazione del luogo attraverso direzionalità pubblica, attrezzature universitarie, turismo e ricettività. Due anni prima, inoltre, una delibera di Regione Lazio andava ad approvare un programma di valorizzazione patrimoniale dell’area.

Si tratta di un indirizzo di sviluppo che è stato duramente contestato da Si Può Fare, comitato nato nel dicembre 2013 proprio per proporre due atti di iniziativa popolare per l’uso pubblico, sociale e culturale dell’ex-manicomio, che non sarebbe in alcun modo garantito dalle decisioni istituzionali: secondo l’associazione, infatti, la delibera «viola le leggi nazionali che destinavano i padiglioni alla produzione di reddito per sostenere l’applicazione della Legge Basaglia e affidano la maggior parte degli edifici all’uso sanitario e alla proprietà della Asl RM1 in violazione della legislazione regionale sul patrimonio».

 

«Ma la questione principale riguarda gli interessi economici», spiega ancora l’attivista dell’Ex Lavanderia Giulia.

 

«La privatizzazione della sanità ha fatto sì che aziende come l’Asl si muovano soprattutto sulla base della ricerca del profitto. Così, anche in zone come questa in cui è già pieno di strutture ospedaliere e di servizi per la salute, le si vuole aumentare perché si vede che è remunerativo. Ma il nostro quartiere ha bisogno soprattutto di presidi culturali e sociali: è questo che manca».

 

 

Stretto fra la borgata storica di Primavalle a sud-ovest e dall’ampia riserva naturale dell’Insugherata a nord-est, il quartiere Trionfale ospita in effetti sia il policlinico Gemelli con la relativa facoltà di Medicina e Chirurgia che l’ospedale di San Filippo Neri, oltre ai già citati padiglioni dell’Asl nell’area dell’ex-manicomio di Santa Maria della Pietà. «Dicono che vogliono attivare dei servizi per la cittadinanza, ma la realtà è che ne stanno togliendo uno già esistente», conclude Giulia. «Porteremo avanti la battaglia: vogliamo che venga riconosciuto il valore pubblico e politico di questo luogo».

 

 

Tutte le foto di Francesco Brusa