ROMA

«Stabilizzazione per tutt*». Presidio dei precari e delle precarie dell’Istituto centrale per il restauro

Lavoratori e lavoratrici dell’Icr, vera eccellenza italiana, sono scesi in piazza questa mattina davanti al Ministero della cultura, insieme alle Camere del lavoro autonomo e precario, per sollecitare l’immediata contrattualizzazione e supplire così a un organico fortemente ridimensionato negli ultimi anni

I precari e le precarie dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Icr) sono ritrovat* questa mattina in presidio sotto il Ministero della cultura, supportate dai rappresentanti sindacali delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap). Scopo della manifestazione, anticipata qualche giorno fa da una lettera aperta pubblicata su “il manifesto”, la stabilizzazione dei loro contratti. Quest* lavoratrici e lavoratori sono, infatti, figure di grande professionalità che, con il loro operato, stanno supplendo il continuo ridimensionamento del personale di un settore che è sempre stato fiore all’occhiello per il nostro paese.

«Oggi siamo qui per chiedere una stabilizzazione per tutte e tutti noi che svolgiamo varie funzioni in un Istituto che è un’eccellenza per il patrimonio italiano», illustra Carlotta, docente di Biologia per il restauro alla Scuola di alta formazione dell’Istituto.

Fondato nel 1939 dallo storico dell’arte e critico Cesare Brandi, infatti l’Icr ospita, nelle sue due sedi di Roma e Matera, anche la Scuola di alta formazione e studio, che dal 2013 rilascia un titolo di studio equivalente alla laurea.

Come molte e molti collegh*, Carlotta ha visto scadere il suo contratto a novembre 2019: da allora prosegue a lavorare presso l’Irc soltanto tramite contratti di collaborazione annuale. «Le docenze, per via della carenza di personale, vengono messe a bando ogni anno e si fa quindi un interpello per esterni», lamenta.

«Tantissimo personale amministrativo e docente non integrato svolge le stesse mansioni dei funzionari che però stanno andando progressivamente in pensione», prosegue Carlotta: «Molte conoscenze così vanno perse, perché non c’è stato modo, a livello formale, di trasferirle all’interno del Ministero e dell’Istituto». Negli anni non sono mancati i concorsi, ma «non hanno minimamente colmato le carenze di personale».

Tanto che, al momento, l’Icr conta circa 120 persone in servizio nelle due sedi: nello specifico sono soltanto due a Matera.

«Sostanzialmente la sede di Matera al momento è sprovvista di funzionari interni. Ci sono soltanto un amministrativo e il custode». A parlare è Giuseppe, restauratore di dipinti, formatosi proprio all’Icr, sede di Roma. «Il mio è un ruolo di raccordo tra la componente dei docenti, gli allievi e la direzione. Svolgo mansioni che vanno dalla parte amministrativa alla parte di didattica», spiega.

Da ex studente si dice molto dispiaciuto nel «constatare che la sede di Matera rimane sempre un po’ esclusa da tutto, mentre invece i ragazzi e le ragazze che la frequentano sono davvero partecipi e interessati». Fondata nel 2016, la succursale lucana non è mai stata valorizzata. Insiste Giuseppe: «Non ci sono persone che lavorano strutturate nella scuola, tutto è affidato a personale esterno, certo altamente qualificato, ma se non si rinnoveranno questi contratti la scuola resterà vuota».

Dal presidio è passato anche il deputato di Sinistra italiana Stefano Fassina, per portare il suo sostegno a lavoratori e lavoratrici. Alcune di loro nel 2016/17 hanno avviato una procedura per essere stabilizzate. «Quello che noi chiedevamo era l’applicazione del Comma 2 della legge Madia che prevede una procedura riservata per il 50% dei posti al personale precario», racconta Serena. Nonostante i numerosi solleciti da parte del precedente direttore, Luigi Ficacci, dalla Direzione generale non è mai arrivata risposta effettivamente non sono mai arrivate risposte. «Molti e molte di noi sono già fuori dall’istituto: il mio contratto scade invece la prossima settimana».

Al termine del presidio, una piccola delegazione di lavoratori e lavoratrici, insieme a Emanuele De Luca, delegato delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap) è stata ricevuta dalla leghista Lucia Borgonzoni, sottosegretaria al Ministero della cultura, e dal dirigente Vito Maria Rosario D’Adamo.

«È stato un incontro abbastanza positivo», afferma De Luca: «Borgonzoni si è detta disponibile a incontrare il direttore generale Mario Turetta e a coinvolgere anche il Ministero della funzione pubblica». In attesa di nuovi aggiornamenti al riguardo, attesi per lunedì prossimo, Borgonzoni ha riconosciuto anche la necessità di muoversi su due differenti piani temporali: uno più urgente per risolvere la situazione di molti precari, scaduti o in scadenza, e uno più di prospettiva al fine di mettere in campo strumenti per favorire la stabilizzazione.

«La precarietà nella pubblica amministrazione è un po’ un paradigma di questo paese», conclude De Luca: «Anche in questo caso, come in altre vertenze che seguiamo, un istituto pubblico continua a pescare da un bacino di precari e precarie che da anni si ritrovano a lavorare in maniera intermittente attraverso collaborazioni quando invece svolgono attività strutturate. Partire dalla stabilizzazione dei precari e delle precarie è fondamentale per la ripartenza di tutto il paese».