ROMA

«Reintegro subito». Presidio di ex lavoratori e lavoratrici Agenas

Gli ex precari storici dell’Agenzia preposta ai servizi sanitari regionali hanno manifestato, con il sostegno delle Clap, questa mattina nella romana piazza Vidoni per chiedere il reintegro e l’avvio dell’iter di stabilizzazione, come previsto da un emendamento al Dl Sostegni

Gli e le ex precarie dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali sono scesi nuovamente in piazza questa mattina a Roma per chiedere, a gran voce, l’approvazione dell’emendamento al DL Sostegni. Presentata dalla senatrice Annamaria Parente, la modifica prevede il reintegro e l’avvio dell’iter di stabilizzazione di una settantina di lavoratori e lavoratrici, rimast* senza lavoro sin dai primi giorni di gennaio 2021.

 

«Noi siamo ex dipendenti Agenas: dal primo gennaio del 2021 siamo disoccupati perché non c’è stato il rinnovo dei nostri contratti», racconta Basilio Calcò, attivo in Agenas ormai da dieci anni, dov’era impiegato presso l’ufficio Rischio clinico, e rimasto senza lavoro.

 

Il suo è un caso esemplare. «Personalmente ho sperimentato tutti i tipi di contratti con la Pubblica amministrazione. Dai contratti interinali col Ministero della salute a quelli a progetto con l’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr. In Agenas ha avuto un co.co.co fino al 2019», prosegue Calcò: «Quell’anno ho partecipato, con altri colleghi e colleghe, a una selezione pubblica grazie alle quale abbiamo ottenuto un anno di contratto a tempo determinato. Finalmente eravamo diventati subordinati, la legge riconosceva per noi una subordinazione».

 

 

Le cose cambiano a dicembre 2020: scaduto il contratto, nonostante le numerose mobilitazioni, non è mai arrivato il rinnovo. «Noi abbiamo fatto nove presidi sostenuti dalla Clap e dai sindacati confederali, abbiamo incontrato vertici del Ministero della Salute e i vertici dell’Agenzia», conferma Calcò. La speranza ora è dunque rivolta all’emendamento Parente che prevede un percorso di stabilizzazione per i settanta precari storici.

Lo conferma anche il sindacalista delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap) Francesco Raparelli: «Faremo pressione comunicativa per quanto è in nostro potere per far sì che l’emendamento non venga nuovamente bocciato, nel caso sarebbe la terza di fila».

 

Agenas è un ente statale, vigilato dal Ministero della salute e nato in seguito alla regionalizzazione dei servizi sanitari: tra i suoi compiti, quello di fare da tramite tra stato e regioni.

 

«Questo abbiamo fatto negli anni e soprattutto in questo periodo in cui la pandemia sta facendo emergere grosse difficoltà da un punto di vista regionale, da parte anche delle regioni più virtuose nella sanità», insiste Calcò: «Ci stiamo accorgendo che il nostro lavoro non viene considerato, quando ci vorrebbe un controllo più centrale che consentisse a tutte le regioni di raggiungere uguali livelli di assistenza».

Il presidio di questa mattina si è svolto nei pressi del Ministero della funzione pubblica. Ex lavoratori e lavoratrici si sono presentati con maschere bianche per denunciare la propria invisibilità e hanno simulato una breve partita a palla avvelenata per sottolineare il continuo scaricabarile messo in atto dalle istituzioni. «Visti i numerosi rimpalli che ci sono stati sulla nostra situazione tra il ministero della Funzione pubblica, il Ministero della salute e l’amministrazione dell’Agenzia, siamo qui a ricordare al Ministero e ai senatori che non siamo invisibili».

 

La piccola manifestazione, che si è svolta in piazza Vidoni, proprio a ridosso del Ministero della Funzione Pubblica, ha visto anche la partecipazione del soprano Barbara Grossi e del tenore Marco Bianchi.

 

Insieme hanno intonato un paio di arie, tra cui la romanza Nessun dorma tratta dalla Turandot, per tenere alto il morale di lavoratori e lavoratrici.

Molt* di loro denunciano che «l’agenzia è un ente con le casse a posto, tanto che sono state concesse consulenze e collaborazioni esterne, quindi la disponibilità economica non manca».

 

 

Anche Micaela ribadisce che «l’agenzia ha i soldi per il nostro reintegro» e si domanda il «perché di una politica che crea altri disoccupati in un momento così complicato». Sul tema una sua collega aggiunge: «A giorni ci scade anche la Naspi (Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego, una indennità mensile di disoccupazione, ndr) perché non ci hanno riconosciuto le annualità pregresse in quanto eravamo in gestione separata e non da dipendente statale: abbiamo avuto quindi una forte decurtazione delle mensilità anche da questo punto di vista e siamo veramente disperati».

 

Francesco Raparelli denuncia al riguardo: «L’illecito rapporto di para-subordinazione andato avanti per anni non garantisce loro una Naspi più robusta e quella che hanno preso è inerente solo agli ultimi dodici/dieci mesi di lavoro con contratto a tempo determinato presso l’ente».

 

Dopo un paio di ore di presidio, una piccola delegazione di lavoratori e lavoratrici viene accolta al Ministero dal capo-dipartimento Marcello Fiori. L’esito dell’incontro non è però dei migliori, come ammette anche Raparelli: «L’incontro è stato utile anche se interlocutorio. La Funzione pubblica non ha espresso alcun parere negativo, però ci ha fatto comprendere in maniera molto chiara che il nuovo direttore generale di Agenas, Domenico Mantoan, fin qui non ha avanzato nessuna richiesta rispetto all’esigenza di organico e dunque alle procedure di stabilizzazione del personale».

 

Mentre gli e le ex precarie, ora disoccupat*, si recano verso Palazzo Madama al fine di intercettare e sensibilizzare senatori e senatrici in vista del voto sull’emendamento, i rappresentati delle Clap confermano l’intenzione di continuare la mobilitazione.

 

Così Emanuele De Luca: «È l’unica strada per fare uscire loro e tanti altri dall’invisibilità. Perché questa pandemia ci avrebbe dovuto insegnare che le situazioni di precarietà non sono tollerabili e bisogna iniziare a stabilizzare. Soprattutto precari e precarie storiche. E bisogna che a farlo siano innanzitutto le Pubbliche amministrazioni pubbliche per dare l’esempio».

 

Tutte le immagini di Nicolò Arpinati