ITALIA

«Siamo i nostri corpi, non li possediamo»

L’onda lunga della Roe vs Wade rimette in discussione l’aborto e la libertà della donna di scelta sul proprio corpo, Obiezione Respinta rilancia una risposta femministe dal basso attraverso un ciclo di 8 seminari all’Università di Pisa

In questi giorni stiamo assistendo ad un vero e proprio attacco al diritto di interrompere una gravidanza. Negli Stati Uniti infatti la Corte Suprema ha deciso di ridiscutere la sentenza Roe vs Wade del 1973 che garantisce a livello federale l’accesso all’aborto entro la fine del primo trimestre di gravidanza.

La sentenza Roe vs Wade è stata messa in discussione dalla promulgazione di due leggi in Texas e in Mississippi che sono in aperta contraddizione con la Roe vs Wade e questa criticità ha dato il pretesto per rimettere in discussione il diritto di aborto negli USA.

Se questa sentenza dovesse infatti essere ribaltata, sarà compito dei singoli stati legiferare sull’accesso all’aborto. La situazione appare quindi chiara: ribaltare la sentenza Roe Wade significa di fatto limitare e in alcuni casi cancellare la possibilità per una persona di decidere del proprio corpo gestante.

In una nazione in cui la sanità è privata, trasformare l’accesso all’aborto in un diritto fortemente dipendente dallo stato in cui si vive significa rendere più difficile accedere a un aborto sicuro e aumentare il divario tra chi può permettersi di compiere lunghi viaggi per abortire e chi no.

Secondo Amnesty sono solamente 14 stati su 50 e il Distretto della Columbia ad avere leggi che proteggono il diritto ad abortire.

Nonostante la sentenza Roe vs Wade costituisca un baluardo di speranza e abbia rappresentato certamente un deterrente per quegli stati che sarebbero immediatamente pronti a vietare il diritto all’aborto oggi, l’accesso all’interruzione di gravidanza sicuro e legale non è mai stato privo di ostacoli e di discriminazioni nei confronti delle persone appartenenti a minoranze etniche, a basso reddito, che fanno parte delle comunità native e delle persone trans.

Sappiamo che la lotta per il diritto ad abortire in maniera sicura è una lotta che non possiamo mai mettere da parte nemmeno per un secondo, perché in continua discussione in quanto il corpo gestante è, nel patriarcato, un corpo sempre sotto giudizio.

Guardiamo preoccupate la situazione degli USA perché l’ulteriore limitazione all’aborto conseguente al ribaltamento della sentenza Roe vs Wade avrebbe come conseguenza non solo quella di limitare l’accesso a un diritto umano fondamentale ma avrebbe certamente ripercussioni su tutti i movimenti anti-choice soprattutto in quelli in cui la loro spregevole presenza è più forte.

Come Obiezione Respinta sappiamo bene quanto possa essere difficile anche in Italia accedere a un aborto sicuro e gratuito e questo attacco ci dà l’occasione per ripetere che la nostra lotta non si fermerà, che ogni nuova limitazione sarà campo di battaglia e che ci organizziamo ed informiamo continuamente.

È con questo spirito che abbiamo lanciato un ciclo di 8 seminari all’Università di Pisa per approfondire il tema dell’aborto da un punto di vista medico, giuridico, sociale e filosofico.

Attivistə e specialistə provenienti da diversi ambiti condivideranno le proprie esperienze e le proprie competenze: dalla storia della legge 194 allo stigma, dall’aborto vissuto da persone trans*, non binarie e con disabilità fino al racconto di chi lavora in ambito sanitario.

Abbiamo scelto di tenere i seminari negli spazi della Facoltà di Medicina e Chirurgia, nelle aule in cui ogni giorno vengono formatə nuovə medicə, per sottolineare come gli ostacoli per l’accesso all’aborto comincino dalle mancanze strutturali del nostro sistema sanitario e che trovano le loro radici nella formazione universitaria, in cui raramente viene dato spazio a questo genere di saperi e narrazioni.

La molteplicità di prospettive che si intrecceranno nel corso degli incontri infatti cercherà di restituire la complessità di ciò che si cela dietro la nota percentuale del 70% di obiezione di coscienza del personale medico italiano, ripercorrendone le cause storiche e individuando i meccanismi che ne permettono la riproduzione.

Moltə dellə relatorə riporteranno inoltre esempi di organizzazione e mutualismo cresciuti in risposta a tali mancanze: dalle mappature, alla telemedicina, alle attività di accompagnamento e supporto che mostrano il continuo sperimentare e immaginare servizi che siano all’altezza dei bisogni e delle necessità di tuttə. Per questo speriamo che “Aborto – un ciclo di seminari” sia solo il primo passo di un percorso di condivisione di conoscenza e di prospettive tra il mondo dell’Università, quello dell’attivismo e quello della sanità.

Programma

Mercoledì 11 maggio ore 17

Ivg e salute sessuale delle persone trans*, non binarie e con disabilità: Majid Capovani, Caterina Porciani

Si apre il ciclo di seminari parlando di due ambiti rispetto ai quali il sistema sanitario italiano risulta particolarmente lacunoso: la salute sessuale delle persone trans*, non binarie e con disabilità.

L’accesso all’ivg, alla contraccezione e alla gravidanza rimangono per queste persone percorsi pieni di difficoltà, dovute tanto all’impreparazione del personale quanto allo stigma sociale che spesso si traduce in vera e propria violenza istituzionale.

Attraverso le loro conoscenze specialistiche e la loro esperienza di attivistə, Majid e Caterina cercheranno di ricostruire quali siano le barriere all’autodeterminazione sessuale e riproduttiva in queste situazioni e in che direzione muoversi per abbatterle.

Venerdì 13 maggio ore 17

Abortiamo l’obiezione di coscienza: Chiara Lombardo, Bianca Monteleone (Obiezione Respinta), Federica di Martino (IVG ho abortito e sto benissimo), Miguel Coraggio

  • L’ esercizio dell’obiezione di coscienza nella Legge 194/1978. In particolare, la legittimità dell’obiezione di coscienza per il personale medico e sanitario, individuandone i limiti attraverso sentenze e interpretazioni del dato normativo.
  • L’obiezione di coscienza dove non dovrebbe esistere per legge, ma viene esercitata: la mappatura delle farmacie obiettrici e il non diritto alla contraccezione di emergenza.
  • COVID e IVG: l’incidenza dell’epidemia sulla prassi delle strutture sanitarie.
  • Storie ed esperienze da parte di chi ha vissuto l’Ivg in prima persona. Il ruolo delle reti di supporto e mutualismo dal basso.

Giovedì 19 maggio ore 17

Obiezione di coscienza e lavoro nel settore sanitario: la prospettiva degli specialisti – Barbara del Bravo, Alessandro Matteucci

  • I dati sull’obiezione di coscienza nel nostro Paese sono preoccupanti e rischiano di mettere in crisi il diritto delle donne sancito da una legge dello stato. L’introduzione ormai da anni della procedura farmacologica vede comunque una lenta crescita nel suo concreto utilizzo mentre si confermano elevate e preoccupanti l’utilizzo di metodiche desuete sia dal punto di vista chirurgico che anestesiologico. L’accesso alla IVG farmacologica inoltre non è garantito in molte strutture del nostro territorio. Le criticità sopraelencate rendono il lavoro degli operatori sanitari coinvolti spesso impegnativo anche nel campo dell’organizzazione dell’offerta. Viene chiesto quindi agli operatori sanitari non solo competenza tecnica ma anche, e soprattutto, azioni per garantire efficacia ed efficienza nei percorsi di IVG.
  • La professione Ostetrica su la base di quanto già sia impegnata nella promozione della salute femminile, potrebbe migliorare la situazione. Questo anche sulla base di quanto già sta succedendo in altri paesi del mondo dove le ostetriche opportunamente formate seguono in autonomia le donne nei percorsi per la IVG.

Venerdì 20 maggio ore 17

Telemedicine: the present, the future –  Victoria Satchwell, Eleonora Mizzoni (Women on Web)

L’aborto telemedico è sicuro? Chi sono le persone che si avvalgono della telemedicina quando hanno bisogno di un aborto, e perché? Potrebbe la telemedicina essere una soluzione ai problemi relativi all’accesso all’aborto in Italia? Se sì, quali leggi e politiche devono cambiare? Eleonora e Victoria introdurranno il lavoro di Women on Web negli ultimi 15 anni come pioniere dell’aborto telemedico, fornendo un background sulla sicurezza dell’aborto farmacologico e sulla fornitura telemedica di pillole abortive. Esamineremo il cambiamento delle percezioni su questa modalità di ivg e il motivo per cui la telemedicina sta diventando “standard”. Discuteremo dell’esperienza delle donne e delle persone incinte che cercano di accedere all’aborto in Italia, dell’aborto non sicuro in questo contesto e delle barriere legali all’aborto telemedico.

Venerdì 27 maggio ore 16.30

I movimenti femministi e la legge sull’aborto: il prima e il dopo della legge 194/78 – Angela Balzano, Pina Salinitro (AIED)

Il 22 maggio del 1978 non tutte festeggiavano l’approvazione della legge 194. Rivolta Femminile  aveva ben chiaro che nessuna legge scritta dallo stato avrebbe mai tutelato e promosso l’autodeterminazione sessuale e riproduttiva. Vedremo come Rivolta Femminile avesse colto nel segno: non c’era da aspettarsi la “libertà di aborto” dal governo del compromesso storico. Partiremo pertanto dal connubio “religione-nazione” per capire come siamo arrivate a criminalizzare le scelte non riproduttive prima e a depenalizzarle senza mai davvero liberalizzarle poi. Ripercorreremo le lotte femministe che hanno portato alla legge 194 e vedremo come queste lotte siano negli anni cambiate. Cercheremo di capire perché lo slogan “la 194 non si tocca” diventa intempestivo una volta indagati i nessi tra norma e clinica, cioè i compromessi che sono stati storicamente scritti sui nostri corpi. Vedremo perché affinché i nostri corpi non siano mai più sanzionati né multati e i nostri aborti mai più obiettati, sia oggi necessario rivendicare #moltopiùdi194!

Mercoledì 1 giugno ore 17

Ivg e stigma: conseguenze pratiche e sociali delle narrazioni sull’aborto Federica di Martino  (IVG ho abortito e sto benissimo), Alice Merlo e Claudia Mattalucci

Il 22 maggio del 1978 non tutte festeggiavano l’approvazione della legge 194. Rivolta Femminile  aveva ben chiaro che nessuna legge scritta dallo stato avrebbe mai tutelato e promosso l’autodeterminazione sessuale e riproduttiva. Vedremo come Rivolta Femminile avesse colto nel segno: non c’era da aspettarsi la “libertà di aborto” dal governo del compromesso storico. Partiremo pertanto dal connubio “religione-nazione” per capire come siamo arrivate a criminalizzare le scelte non riproduttive prima e a depenalizzarle senza mai davvero liberalizzarle poi. Ripercorreremo le lotte femministe che hanno portato alla legge 194 e vedremo come queste lotte siano negli anni cambiate. Cercheremo di capire perché lo slogan “la 194 non si tocca” diventa intempestivo una volta indagati i nessi tra norma e clinica, cioè i compromessi che sono stati storicamente scritti sui nostri corpi. Vedremo perché affinché i nostri corpi non siano mai più sanzionati né multati e i nostri aborti mai più obiettati, sia oggi necessario rivendicare #moltopiùdi194!

Venerdì 10 giugno ore 17

Abortiamo perché non siamo sole: lotte e movimenti per l’autodeterminazione in Italia: Lisa Canitano (Vita di Donna), Carlotta Cossutta (Non una di meno Milano), Marte Manca (Non una di meno transterritoriale Marche)

  • Che cosa vuol dire rivendicare molto più di 194? Quali ostacoli vanno superati per poter abortire in maniera autodeterminata? Cosa racconta l’aborto di una società intera? Queste sono alcune delle domande che guidano le lotte per il diritto all’aborto libero e sicuro e che proveremo a porci insieme.
  • Dietro a una legge che stabilisce il rispetto  della volontà della donna sull’embrione fino a 90 giorni e comunque la prevalenza del suo diritto a scegliere le cure prevalendo sul feto in Italia la cattiva organizzazione, la cultura misogina, i tentativi della Chiesa di mandarla in subordine rispetto alla gestazione come scopo della vita, fanno sì che moltissime donne incontrino degli ostacoli alle loro scelte e persino alla loro salute. Vitadidonna denuncia continuamente questo stato di cose e aiuta praticamente, anche con l’aiuto della rete Pro-Choice, tutte le donne che si rivolgono ad essa, via mail, per telefono, o via social.
  • Nella lotta per l’autodeterminazione  la creazione di pratiche e strumenti di mutualismo ha permesso ai movimenti trasnfemministi degli ultimi anni di immaginare una risposta alla violenza espistemica  perpetuata sui nostri corpi. Nell’ambito dei diritti riproduttivi queste pratiche di autogestione si sono accompagnate con tentativi di visibilizzazione di una violenza molto più profonda e insista nella nostra società, di cui l’obiezione di coscienza e la retorica vittimizzante dell’aborto, ne sono all’apice, visibilizzazione che si accompagna a pratiche di denuncia pubblica collettiva.

Venerdì 24 giugno ore 17

Quando la medicina ha bisogno di cure? IVG, consultori, la salute ad accesso libero per tuttə verso una medicina transfemminista Didi Massabò, Gaia Deregibus, Erica De Vita, Elena Manfredi, Monica Botte (Chi si cura di te)

Perché ancora oggi è così difficile usufruire dell’IVG in Italia? Chi sono lɜ “invisibili” a questo servizio e come lo si può “curare”? Analizzeremo le criticità socio-culturali e della pratica medica legate all’aborto, proponendo e ragionando insieme su un nuovo modello di medicina inclusivo, che superi il sistema convenzionale di genere e che metta davvero lə paziente al centro del discorso.

Parleremo anche di consultori e del ruolo che hanno nel contesto attuale: servizio efficiente, capace di adeguarsi alle nuove esigenze della popolazione? E, in relazione a ciò, che impatto ha avuto la pandemia?

Tutte le lezioni si terranno al Polo Porta Nuova di Pisa, con accessibilità per carrozzine e bagni per disabili.

Sarà possibile seguirle anche da remoto, su facebook, instagram e zoom.

Le lezioni si tengono in lingua italiana.

Immagine di copertina da Obiezione Respinta