ROMA

Santa Palomba è Roma: nessun territorio è un’isola
Un territorio contraddistinto da una ricchezza di ecosistemi e di biodiversità, oltre che da testimonianze storiche, rischia di essere ferito irreparabilmente dalla colossale ciminiera dell’inceneritore che si vorrebbe costruire a Santa Palomba. L’unione dei Comitati che da anni si oppone a operazioni che avrebbero conseguenze irreversibili sull’ecosistema del territorio ha convocato a Santa Palomba una manifestazione il 29 luglio
Una speciale ricchezza di ecosistemi e di biodiversità, una sorprendente varietà di paesaggi, contraddistinguono i comuni dei Castelli Romani. Proprio per le sue peculiarità il territorio castellano è da gran tempo noto nel mondo, anche grazie alle tante rappresentazioni pittoriche e alla prestigiosa sede estiva pontificia di Castelgandolfo.
Molte di queste qualità si manifestano sul ponte monumentale di Ariccia, da cui si può ammirare lo spettacolo magnifico nel quale ci si trova letteralmente immersi. Lo sguardo plana sulla foresta Chigi, sulle distese boschive che rivestono i Colli Albani sino alla cima di Monte Cavo; sulla piana, cosparsa di campi coltivati, di frutteti, vigneti e uliveti – le produzioni tipiche protette dei Castelli –, attraversata dall’Appia e dalle stupende teorie di pini che le si snodano ai fianchi; infine sulla striscia di mare all’orizzonte che rischia di essere ferito irreparabilmente dalla colossale ciminiera dell’inceneritore che si vorrebbe costruire a Santa Palomba.
Ironicamente, la struttura, che viene presentata come una “torre panoramica”, oltre a disperdere tossine fatali per la salute, cancellerebbe attorno a sé il panorama di borghi ben altrimenti turriti.
Ambienti montani, forestali, lacustri, marini, urbani, tutti accomunati, nelle loro rispettive specificità, da straordinaria bellezza e dalla fragilità dei loro equilibri, la cui preservazione e tutela sola può salvaguardare – anche nell’interesse delle future generazioni, come ormai prescritto dall’art. 9 della Costituzione – la salute e il benessere di tutte le viventi che vi abitano o vi sostano.
Il Villino Volterra e il Palazzo Chigi con le prospicienti piazza e chiesa del Bernini, invitano – dalle due estremità del ponte di Ariccia – a superare sia la sconsiderata dicotomia Natura/cultura sia le opposizioni strumentali tra le “due culture” (l’umanistica e la scientifica), tra conservazione e “progresso”, per promuovere invece, con approcci in tanto autenticamente integrati in quanto improntati a ecologie integrali, un dialogo tra i saperi e tra le comunità che conduca a scelte che non sacrifichino più alcun territorio in nome di interessi solo dichiaratamente generali: a Santa Palomba come a Casal Selce, a Pietralata come altrove.
«Nessun uomo – ha scritto John Donne – è un’isola, intero in se stesso; ciascuno è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se una zolla di terra viene portata via dal mare, l’Europa ne è diminuita, così come lo sarebbe un promontorio […] la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché sono preso nell’umanità, e perciò non mandar mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te».
L’esperienza della vita, e la conoscenza della storia, insegnano ad attribuire gli alti versi del poeta agli ecosistemi non meno che agli individui, ai quali è invece di solito circoscritta la lezione di Donne. Considerando gli innumerevoli disastri ambientali dovuti agli impatti e alle conseguenze di attività antropiche che si sono verificati dal 1940 (l’anno in cui un’epigrafe di Hemingway rese popolare quei versi) sino ai giorni nostri, la meditazione di Donne si rivela incontrovertibile. Essa smentisce, tra l’altro, il carattere di emergenza e di straordinarietà che pure ci si ostina, contro ogni evidenza, a continuare ad attribuire a tali catastrofi, e richiama dunque ognunə alle proprie responsabilità.
Reagendo alle molteplici crisi occorse negli ultimi decenni, una moltitudine di persone, associazioni e realtà locali ha acquisito una profonda consapevolezza dell’interdipendenza tra tutti gli ecosistemi naturali e sociali. Da qui il rifiuto dei vari “modelli” e delle molteplici “ricette” e “soluzioni” che solo apparentemente vengono proposte – nei fatti sono imposte – ai territori.
Recentemente, la scala affatto locale di tale sistema è stata restituita con grande nettezza in numerose occasioni: nelle assemblee pubbliche e nelle manifestazioni promosse dalla rete RIOT – Realtà Indisponibili Organizzate sui Territori; nel confronto tra le politiche romagnole e romane, stimolato da un dibattito con il regista Pascal Bernhardt a margine della proiezione del suo Romagna tropicale organizzata dalle EcoResistenze; nel dialogo tra realtà sociali e ambientaliste di Milano e della capitale svoltosi alla Festa dei Circoli ARCI Roma.
Risuonano oggi dunque più che mai valide e attuali – e anzi ci interpellano con un’urgenza alla quale le conseguenze irreversibili di progetti nefasti come l’inceneritore di Santa Palomba e di pratiche irresponsabili quali lo sfrenato consumo del suolo e la captazione dissennata delle risorse idriche conferiscono una magnitudine senza precedenti –, le due parole che compongono il motto scelto cinquant’anni orsono dal Comitato Promotore per il Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani, che Castelli Suoli Vivi ha a sua volta fatto proprio: Sinite florere, “lasciate fiorire”. Lasciate, lasciamo, vivere!
Si potrebbe riassumere in questi termini il nucleo delle ricerche e delle battaglie contro ogni nocività che ai Castelli Romani da anni – in alcuni casi da decenni –, cittadinз e comitati stanno portando avanti, da Albano a Santa Palomba. Un messaggio, questo, che è stato ribadito, con approccio multidisciplinare e multiorganico, in incontri e presidi che si sono svolti ai Castelli in questi ultimi giorni.
La scorsa domenica ad Albano Laziale, nell’ambito della quarta edizione della Festa Resistente, si è ragionato sulla gestione dei territori a partire da prospettive accomunate dalla consapevolezza della vitale correlazione tra giustizia ambientale e giustizia sociale.
Durante l’assemblea pubblica tenutasi lunedì sera a Santa Maria delle Mole l’Unione dei comitati contro l’inceneritore ha ribadito, in dialogo con una nutrita platea istituzionale, la necessità di presentare, per Santa Palomba, un’istanza d’istituzione di area ad elevato rischio ambientale ai sensi dell’art. 2, comma 1, L.R.Lazio 13/2019.
L’assemblea – alla quale erano presenti, o rappresentatз, sindacз di nove comuni dei Castelli –, è stata dunque anche l’occasione per ribadire la necessità dell’impegno costante di tutte le parti coinvolte e sottolineare l’urgenza di adottare ulteriori deliberazioni e predisporre tutte le iniziative che le amministrazioni locali hanno facoltà di promuovere.
Il presidio settimanale che l’Unione dei comitati, a seguito dello scempio perpetrato dalla mattina del 27 giugno sulla vegetazione ripariale del Fosso della Cancelleria, promuove ogni martedì dinanzi al sito, in Via Ardeatina, sta registrando una crescente partecipazione di cittadinз e di altre vertenze, provenienti non solo dai Castelli ma anche da Roma e dalla provincia, concordi con l’appassionata esortazione civile che si leva dal territorio di Santa Palomba affinché ci si impegni per il ripristino del «diritto violato».
All’ultimo sit-in la dottoressa Francesca Mazzoli (pediatra e co-autrice, assieme ad altrз membrз del comitato tecnico-scientifico dell’Unione, del volume L’inceneritore di Roma. Una scelta sbagliata) ha fatto riferimento alla letteratura sui danni, anche gravissimi, che il cosiddetto termovalorizzatore – in verità un inceneritore, dunque un impianto tecnicamente appartenente alla categoria delle industrie insalubri di prima classe –, causerebbe nella popolazione umana, in particolare neз bambinз e nelle persone più fragili, in tutte le altre specie viventi – si pensi a esempio alle api (sono più di 4.600 gli alveari censiti ai Castelli, ha successivamente ricordato unз attivista) –, con ricadute su ogni ecosistema.
Dall’Unione dei comitati sono stati ribadite le principali vulnerabilità di cui risulta costellato l’iter dell’inceneritore: a partire dalla decisione di sostenere un progetto che avrebbe impatti di tanto grave entità e di così lunga durata su un territorio, quello di Santa Palomba, peraltro già fortemente colpito da molteplici forme di inquinamento dovute anche a ex discariche e da gravi carenze idriche (mentre, a causa delle ulteriori captazioni, il livello dei laghi di Albano e di Nemi sta diminuendo costantemente), senza che sia stata completata la Valutazione di impatto ambientale, condizione inderogabile, secondo le normative comunitarie, per un’eventuale approvazione dell’impianto.
È in tale contesto che l’Unione dei comitati si è trovata nella condizione di dover richiedere una valutazione del rischio di crisi ambientale costituito dall’elevata concentrazione, nell’area, di stabilimenti a rischio di incidente rilevante (ben 4 dei 19 RIR della Regione Lazio si trovano nei pressi di Santa Palomba).
È stata ricordata infine la perdurante assenza di risposte alla petizione firmata da oltre 12.000 cittadinз e ai cinque quesiti contenuti nella lettera inviata il 7 aprile 2025 dall’on. Bogdan Rzońca, presidente della Commissione petizioni del Parlamento Europeo, a Roberto Gualtieri, che a Santa Palomba interviene nella quadruplice veste di sindaco di Roma Capitale e di Città Metropolitana, di commissario straordinario ai rifiuti e per il Giubileo.
Il prossimo appuntamento a Santa Palomba è per il 29 luglio alle 18. È previsto un corteo che partirà dal sito per dirigersi in Via Cancelliera, anche per denunciare le conseguenze della paventata chiusura di circa un km di Via Cancelliera, funzionale all’avvio dei lavori.
L’immagine di copertina è di Norma Bianchi
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