ROMA

“Riscalda la zuppa non il pianeta”. XII edizione del festival internazionale

Domenica 14 aprile 2019 si svolgerà presso il Casale Garibaldi, sede de La Città dell’Utopia, la dodicesima edizione del Festival Internazionale della Zuppa di Roma

Prima di approdare a Roma nel 2008, il Festival Internazionale della Zuppa si è fatto le ossa in giro per il mondo partendo da Lille nel 2001 e attraversando successivamente Berlino, Cracovia, Barcellona, Madrid, Francoforte e infine Bologna nel 2004.

Il principale obiettivo del Festival è da sempre quello di creare un momento di socialità intorno a un piatto tipicamente popolare e conosciuto in tutto il mondo, mentre i partecipanti al contest zuppesco si contendono l’ambito “mestolo d’oro”. Una socialità che, negli ultimi dodici anni, ci ha permesso di piantare i semi di una comunità futura, aperta e con radici ben salde per quanto in perenne trasformazione.

Ed è all’interno di questa comunità in potenza che, ogni anno, la zuppa diviene un filo conduttore che lega tra loro geografie distanti, ne racconta i tratti comuni e le unicità, le sfide e resistenze, le sperimentazioni per la formazione di altre comunità, diverse dalla nostra ma con un solido legame di affinità. Tre anni fa le zuppe ci hanno permesso di raccontare il grande bluff di Expo; nel 2016 abbiamo dedicato il Festival a tutte quelle realtà associative formali e informali di Roma colpite da ingiunzioni di sgombero – molte delle quali portati a termine – nonostante negli anni abbiano creato socialità, recuperato luoghi abbandonati, promosso cultura e sport accessibili a chiunque, continuando a rendere vivi i quartieri della città di Roma. L’edizione del 2017 è stata invece la cornice per “Non una di meno”, movimento globale per l’autodeterminazione femminile come strumento per porre fine a discriminazione, violenza e ingiustizia di genere. In una società in cui la violenza sulle donne assume forme dirette, culturali e strutturali, abbiamo cercato di aprire a modo nostro uno spazio libero in cui promuovere nuove relazioni e dinamiche di genere. Lo scorso anno siamo tornati infine alle origini, senza un tema specifico o, se vogliamo, ai suoi temi specifici per eccellenza: tutti quelli possibili legati al cibo, al grido di “la terra non è un supermercato, il cibo non è una merce!”.

E quest’anno? Quest’anno ripartiamo da dove ci siamo lasciati per fare un passo in avanti. Sfruttamento delle persone, monocolture e grande distribuzione rappresentano alcuni dei tanti volti con cui si mostra il capitalismo, rapace nella sua volontà di mettere a valore i frutti della terra e decidere cosa e come dobbiamo mangiare. E se da un lato la volontà delle multinazionali del cibo è quella di sfruttare in maniera intensiva le terre coltivabili, per tutte le altre ci sono piani ugualmente grotteschi: “se la terra non può produrre, allora sventriamola per ricavarne il massimo da quanto ci sta sotto”. Consumo del suolo per la costruzione di opere che vogliono mettere a valore i territori o nascondo matrioske di interessi che devono per forza essere portati a termine, estrazione di idrocarburi e minerali: è in questa maniera che, un pezzo alla volta, i più grandi portatori di interessi finanziari (con il beneplacito degli stati), ci stanno letteralmente togliendo la terra da sotto i piedi e ci stanno togliendo la Terra.

Le mobilitazioni del 15 e del 23 marzo, attraversate da tantissime e tantissimi giovani, hanno indicato in maniera forte – mai così forte – che ci sono solo due approcci per tentare di invertire la rotta verso il disastro cui siamo diretti entro dodici anni: per contrastare i cambiamenti climatici e dare una speranza alla Terra deve cambiare il sistema e, soprattutto, dobbiamo cambiare noi per voler cambiare il sistema. Un cambiamento che nasce nel quotidiano, dal riuso e riciclo alle autoproduzioni, dalle scelte che facciamo per la mobilità a cosa, quando e da chi scegliamo di mettere cibo nei nostri piatti. E, contemporaneamente, battersi perché le forze più grandi dei singoli e dei movimenti cessino di distruggere l’ambiente mentre si riempiono la bocca di capitalismo “verde”. I movimenti contro le grandi opere inutili, imposte e dannose lo hanno capito prima di chiunque altra, facendo il percorso opposto: dalla tutela dell’ambiente che li ospita stanno mettendo in discussione il proprio modo di stare al mondo, come singoli e come comunità. Altrimenti, una frana alla volta, un ciclone alla volta, un ghiacciaio in meno alla volta, una falda acquifera scomparsa alla volta, i prossimi a scomparire saremo noi.

“Riscalda la zuppa, non il pianeta!”. Con questo slogan ci uniamo a chi grida che siamo ancora in tempo, e proprio per questa ragione vogliamo lasciare spazio durante il Festival a chi riesce a praticare attivamente forme di resistenza alle grandi opere e, quindi, altre di relazione con l’ambiente che ci ospita, dal connettivo terra/TERRA, al Collettivo NoPorto del Bilancione di Fiumicino, ai movimenti No TAP, No TAV e No SNAM. Ci rivolgiamo quindi a tutte quelle realtà che si battono in varie forme contro i cambiamenti climatici, le invitiamo a gareggiare al contest zuppesco, a raccontarsi e a portare tutta la loro ricchezza. Aspettiamo tutte e tutti voi, sia come assaggiatori che come cuochi.