PRECARIETÀ

Riders, uno sciopero caldo in una Bologna nevosa

Proseguono le mobilitazioni e gli scioperi dei riders di Bologna. Il 23 febbraio, nonostante la neve, lo sciopero ha costretto le piattaforme Deliveroo, JustEat e Glovo a sospendere il servizio

“Life is like riding a bicycle. To keep your balance, you must keep moving.” (A. Einstein)

Ieri (23 febbraio), in una giornata del tutto particolare, abbiamo messo in atto uno sciopero che stavamo organizzando da tempo contro le condizioni contrattuali e lavorative che stentano a migliorare. E nonostante le difficoltà meterologiche è decisamente riuscito!

C’è una qualità, infatti, che può aiutare a superare una lunga nevicata e il freddo siberiano oppure a respingere le strategie di alcune aziende, come quella di Deliveroo, che fino all’ultimo minuto ha provato a sostituire i lavoratori in sciopero aprendo 17 turni aggiuntivi proprio per venerdì sera, o di FoodPony (che gestisce i riders per JustEat) che tramite il proprio referente telefonava ai singoli lavoratori per pressarli a desistere dalla protesta; oppure le difficoltà materiali di un’organizzazione come la nostra, neonata, indipendente e senza grandi risorse economiche.

Questa qualità si chiama determinazione, e si alimenta nella lotta collettiva. Ieri ne abbiamo dato prova, trovandoci in oltre 60 alla partenza in piazza Galvani: un numero importante (e chissà quanti saremmo stati se fosse stata una giornata usuale!), soprattutto perché dimostra il coinvolgimento di tant* che magari frequentano poco assemblee o i momenti organizzativi, ma che evidentemente si riconoscono nel percorso e vedono nelle pratiche e nelle iniziative di lotta un’opportunità importante ed efficace.

E infatti ieri l’adesione allo sciopero è stata altissima, costringendo le principali piattaforme – Deliveroo, JustEat, Glovo – a sospendere il servizio prima a tratti e poi definitivamente per l’intero turno serale, a dimostrazione che l’astensione dal lavoro ha colpito nel segno!

Ci siamo allora mossi nelle vie della città, facendo tappa ai principali locali e ristoranti che usufruiscono delle piattaforme, come le varie catene Mc Donald’s, America Graffiti, Hamerica’s, e abbiamo rallentato il traffico delle vie del centro, assumendo la pratica della critical mass che periodicamente attraversa Bologna e che ci impegneremo a sostenere la prossima volta.

Nel percorso abbiamo sentito il calore ed i sinceri incoraggiamenti dei passanti, degli avventori dei locali e degli automobilisti. Non è per nulla scontato in un mondo dove risulta sempre più difficile concepirsi al tempo stesso come lavoratore e consumatore, e non soltanto il secondo.

Il bisogno che ci spinge a lottare nutre una complicità da buona parte della cittadinanza, che ha capito che la nostra è una battaglia di tutti e per tutti, per un modello di città dove i servizi on demand non minino i diritti ad un lavoro degno e sicuro e alla salute.

Infatti, pur nelle tante differenze e particolarità, la nostra condizione lavorativa esemplifica bene una tendenza del mondo del lavoro attuale, della sua organizzazione, dei suoi processi di produzione, oltre che della sua generale svalutazione in “lavoretto” o, peggio, “hobby”, per il quale non è prevista alcuna forma di tutela e diritti basilari.

Oggi possiamo fare una bella constatazione: ciò che sembrava impossibile fino a qualche mese fa, ovvero di innescare una lotta efficace nel cuore dell’economia delle piattaforme, si sta avverando, e i risultati iniziano ad emergere.
La politica e i media si sono accorti di noi, a livello nazionale come a livello locale, e abbiamo ottenuto un impegno da parte del Comune ad aprire una trattativa tra le piattaforme e i ciclofattorini autorganizzati in Riders Union.

Le piattaforme, oltre ai fatti recenti, hanno deciso di riconoscere quantomeno la nostra esistenza, rispondendo a qualche nostra sollecitazione. Tuttavia, sul piano concreto continuano a procedere col pugno duro, inasprendo le condizioni di lavoro: intensificazione dei ritmi lavorativi, decurtazione del minimo orario (come successo in Glovo) e salario sempre più legato alle performance, pressioni crescenti sui riders. La tendenza è quella di una rincorsa al ribasso, in direzione del cottimo, al quale siamo fermamente contrari.

Le rivendicazioni che avanziamo sono manifeste e ora sono bene affisse di fronte a tutti i maggiori locali: pretendiamo contratti adeguati che superino la collaborazione autonoma occasionale; un’assicurazione infortuni piena a carico dell’azienda e attrezzatura adeguata e gratuita; un monte-ore garantito; una retribuzione dignitosa sganciata dal cottimo e che riconosca indennità in condizioni particolari (come in caso di pioggia o di lavoro nei festivi). Rivendichiamo il riconoscimento dei diritti sindacali, del congedo parentale e una vera chiarezza e trasparenza sulla privacy e sull’assegnazione dei turni.

Sono rivendicazioni assurde? No, sono la base per poter definire il nostro un lavoro dignitoso, libero, senza ricatti e competizione.

Rifiutiamo la narrazione di un mondo del lavoro pacificato e inerme di fronte a impoverimento e precarizzazione.
Solo ieri, ad esempio, erano diversi i settori in sciopero, tra cui quello della logistica, dei magazzini e dei trasporti – che ci è particolarmente affine e che negli ultimi anni ha dimostato che conquiste prima inimagginabili possono invece divenire realtà. Come abbiamo detto anche il 24 novembre, in occasione della mobilitazioni contro il black friday, siamo convinti che sia imprescindibile lavorare per far convergere le tante vertenze e moltiplicare la forza.

Cogliamo infine l’occasione per fare appello ai tanti e alle tante riders che in giro per l’Italia sentono la necessità di mobilitarsi per migliorare le proprie condizioni di lavoro: mettiamoci in contatto e facciamo una rete. Noi continueremo a lottare come sempre senza indugi, perché ora abbiamo bisogno di risposte e cambiamenti concreti!

Fonte: Riders Union Bologna