ROMA

Point Break, un’esperienza che non si può cancellare

In tanti e tante all’assemblea pubblica al Pigneto ieri pomeriggio per portare solidarietà allo studentato sgomberato il 21 luglio scorso.
Il Presidente del Municipio: “Il Pigneto non si cambia con la repressione, ma con la cultura”

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Il caldo estivo si protrae anche nel tardo pomeriggio e il sole non accenna a tramontare fino a tarda sera. Nessuna apatia che il caldo spesso porta con se riesce a scalfire l’animo di coloro che si sono affacciati, seduti, soffermati ad ascoltare, a partecipare all’iniziativa per Point Break. Una mostra fotografica allestita nel parco ci riporta con la mente al 2009, l’Onda che dalle aule universitarie si infrange in Via Fortebraccio 30, nel cuore del Pigneto, della gentrification urbana, e da lì, nessuna risacca. Il sudore e i lavori che non possono essere eseguiti in solitudine… Risate, guanti, attrezzi da lavoro, scope e palette. Frame. Le macerie di una delle ennesime palazzine abbandonate e chiuse diventa qualcos’altro che inizia a prendere letteralmente vita.

Manifesti, flyer, pezzi di vita e di lotta. Una casa per andare in giro per il mondo. Un punto di arrivo, di passaggio, da ogni angolo della città, dell’Italia, del mondo. Una casa non solo per pensare ad una sistemazione, ma per inventare, immaginare le proprie vite. I poster delle campagne che Point Break ha animato, contro gli affitti in nero che affliggono gli studenti e le studentesse fuorisede e non, contro il caro-prezzi, contro i distacchi dell’Acea. Il diritto allo studio non è solo un leitmotiv tra i tanti. 50 euro possono bastare anziché 400 e 500 per vivere insieme e liberare un posto dal vuoto edilizio. Un punto di rottura, un progetto di rivendicazione di nuovo welfare dal basso. Negli ultimi anni a Roma sono nati 4 studentati autogestiti dopo Point Break, mentre Lazio Adisu ne ha chiusi almeno 10.

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Testimonianze dal quartiere Pigneto si susseguono, la libreria Alegre, il circolo Arci Sparwasser che ci ricorda che la casa è un diritto inalienabile, ma non solo un insieme di mura vuote e abbandonate, ma un vissuto di relazioni che la sostanziano. Il presidente del V Municipio, Giovanni Boccuzzi che si dichiara a fianco degli studenti e delle esperienze come Point, una risposta importante all’emergenza abitativa della città , ponendo l’accento sulla tematica del reddito di cittadinanza.

Il Pigneto Social Club che ci ricorda che è davvero inammissibile parlare dello studentato come “centrale di spaccio”. in un quartiere, poi, preda della commercializzazione selvaggia e dello spaccio, quello vero, violento e incontrollato delle mafie. La macchina del fango orchestrata dalla Questura e continuata da alcuni non è davvero credibile. Point Break è un luogo della città solidale, un’esperienza di resistenza alle politiche d’austerity. Sette anni di autogestione, mutualismo, non si cancellano!