EUROPA

«Poca paura, ma si iniziano a sentire gli effetti della guerra». Parla un giornalista della Transnistria

Dinamopress è al confine tra Ucraina e Moldavia per documentare da vicino gli effetti dell’invasione di Putin. Un’intervista sulla situazione della repubblica indipendentista presente sul territorio moldavo

Fin dall’inizio del conflitto in Ucraina, si è parlato della regione indipendente de facto in Moldavia come uno dei possibili territori in cui la guerra in Ucraina potrebbe estendersi. Lo stato, creatosi dopo gli scontri del 1991/1992 e non riconosciuto a livello internazionale, ha infatti forti legami con la Russia e a sud si trova vicinissimo alla regione di Odessa. 

Tuttavia, i suoi cittadini non sembrano per ora condividere questo timore e le autorità del posto si trovano coinvolte, come le altre della zona, nell’accoglienza dei profughi dall’Ucraina. Abbiamo parlato con Nikolaj Kuzmin, giornalista impegnato nel centro per l’assistenza legale e di promozione dei diritti umani di Tiraspol, per avere maggiori dettagli sul clima che si respira “al di là” del Nistru, mentre continuano a pochi chilometri i bombardamenti.

Come descriveresti la situazione in Transnistria?

La situazione è tranquilla,  per quanto possibile in queste condizioni: non c’è un’atmosfera di panico generalizzato, nonostante alcune persone stiano facendo scorta di cibo, tanto per fare un esempio.

Non c’è la paura che il conflitto si possa estendere alla vostra regione?

È difficile esprimersi sulla paura della guerra, non esistono inchieste sociologiche a riguardo. La metterei così: in generale la gente non teme che la guerra arrivi fin qui. Tuttavia c’è anche qualcuno che cova questo timore.

Si parla dell’argomento durante la vita di tutti i giorni?

Certo che se ne parla. Ora è difficile parlare d’altro. Ma la vita quotidiana prosegue più o meno come era prima del 24 febbraio: le persone vanno al lavoro, passeggiano, vanno nei caffè e così via. Dal punto di vista economico, tutta questa situazione sta appena cominciando a farsi sentire: le banche stanno aumentando i tassi d’interesse, il governo ha aumentato i dazi d’esportazione dei prodotti locali e così via.

Qual è la posizione ufficiale delle autorità?

Ufficialmente, sono rimaste neutrali. La “situazione” in Ucraina non viene chiamata guerra e nemmeno operazione speciale. Viene nominata come “situazione” in Ucraina o “gli eventi” in Ucraina.

Qual è la tua opinione a riguardo?

Beh, quello che sta succedendo in Ucraina è una guerra e un’aggressione da parte della Federazione Russa. La mia opinione si basa sulla risoluzione 3314 delle Nazioni Unite.

Sono arrivati dei rifugiati?

Sì. Secondo i dati ufficiali, circa 22 mila rifugiati ucraini sono passati per il territorio della Transnistria a partire dal 24 febbraio. Di questi, 5 mila erano in transito. Altri 10 mila circa si sono fermati al massimo per qualche giorno e poi sono andati via. Circa 7 mila sono rimasti. Molti si sono fermati da parenti, conoscenti o abitanti regolari della Transnistria. Circa 500 vivono in centri speciali istituiti dalle nostre autorità. Lì mettono a disposizione cibo, acqua, vestiti, somministrano test per il Covid-19 e offrono la possibilità vaccinarsi di nuovo. Quasi in tutte le città della Transnistria ci sono punti di accoglienza per gli aiuti umanitari. I bambini rifugiati vengono affidati ad asili e scuole.

Le autorità della Transnistria offrono sostegno ai rifugiati, questo lo si può dire con certezza.

La guerra, secondo te, sta cambiando i legami tra la Moldavia e la Transnistria? In che modo?

La guerra è un evento potente non solo a livello regionale, ma per il mondo intero. Sì, cambierà sicuramente le relazioni tra la Transnistria e la Moldavia, ma il modo in cui questo avverrà esattamente dipende da chi ne uscirà vincitore e con quale vantaggio. È troppo presto per parlare di scenari specifici.

Cosa stai facendo adesso? Esattamente cosa dovrebbe fare un cittadino transnistriano in una situazione come questa?

Beh, ora parlo attivamente con i giornalisti e leggo le notizie. Non so cosa dovrebbe fare in linea di principio un abitante della Transnistria in una situazione come questa. Ma non c’è assolutamente bisogno di creare panico e diffondere false informazioni.

Con un contributo di Daniela Galié

Immagine di copertina da wikipedia