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Plaza de la Dignidad: fotografie di una sollevazione popolare

Si inaugura oggi la mostra dedicata all’insurrezione popolare in Cile: le immagini di Luca Profenna, una esposizione itinerante curata da Fabiola Varas di Chile Despertó Italia. Dialogando con entrambi, ci inoltriamo in un tour che dalle coste dell’Abruzzo ci porta fino alle strade di Santiago.

Le immagini stampate, accuratamente preparate in vista della prima giornata di esposizione. Un racconto fotografico da scoprire, passo dopo passo, di cui pubblichiamo in anteprima alcuni scatti, ricostruendone le genealogie, le memorie, gli incontri e le prospettive. Dalle strade di Santiago e Valaparaíso, Luca è tornato con i suoi scatti in Italia in piena pandemia, dopo essere stato bloccato oltre due mesi a La Paz, sulle Ande boliviane, dove era arrivato risalendo la cordigliera dal Cile.

«Inauguriamo oggi a San Vito Chietino la prima tappa di questa mostra che andrà in tour nelle prossime settimane per varie città. In Cile, ho provato a osservare, ad ascoltare, a conoscere. Ho scattato migliaia di foto. Un giorno dissi a una compagna di una cittadina a sud di Santiago, che, chissà, forse ne poteva uscire una mostra, che raccontasse quelle giornate, che parlasse di dignità e di diritti, provando a narrare ciò che stava succedendo. Alla fine questa mostra è nata», racconta Luca. E la mostra nasce grazie all’incontro con Fabiola, curatrice della mostra, che aggiunge: «Con questa esposizione vi invitiamo a viaggiare con noi, attraversando l’Italia, con un pezzo di Cile in valigia e la storia di un popolo che ha deciso di cambiare le sorti della sua storia».

 

 

Otto mesi fa cominciava la sollevazione popolare cilena, esplodeva la rivolta contro il neoliberismo nel paese che aveva visto la sua nascita con la dittatura del generale Augusto Pinochet durata dal 1973 al 1990. I carri armati nelle strade, i desaparecidos, le torture e i massacri contro sindacalisti, operai, donne, militanti e studenti: è questa, per chi non lo ricordasse, la nascita del neoliberismo.

La strategia controrivoluzionaria imponeva con il terrore le ricette economiche dei Chicago Boys contro l’esperimento socialista dell’Unità Popolare di Allende, mentre austerità e privatizzazioni riscrivevano la Costituzione. A ottobre, sarà il referendum popolare conquistato dalle lotte a decidere sull’interruzione della continuità neoliberale che rende impossibile una alternativa economica in Cile, lungo quel percorso che ha avuto inizio con la dittatura e non si è mai veramente interrotto fino ad oggi.

 

 

Oltre quarant’anni dopo il golpe militare, nel pieno della crisi globale del neoliberismo, è tornata a risuonare El pueblo unido nelle piazze cilene, mentre le generazioni successive a quelle che nei cordoni industriali di Santiago e Valparaíso, nei campi e sulle Ande avevano cominciato a costruire il socialismo in America Latina, hanno dato inizio una rivolta popolare duramente repressa da forze di polizia e militari nelle strade (31 morti, centinaia di persone che hanno perso la vista, migliaia in carcere ed altre migliaia hanno subito violenze e torture).

 

La mobilitazione non si è fermata per mesi e oggi, in piena pandemia, si riorganizza a partire dalle reti di mutualismo che provano a fare fronte al disastro sociale, economico e sanitario causato dal governo autoritario di Piñera.

 

Mentre il governo impone la militarizzazione e il coprifuoco e i contagi crescono come la fame e la miseria, nonostante la repressione e la crisi sanitaria, le organizzazioni popolari nate al calore della rivolta non si fermano, continuano a protestare ed organizzare reti di solidarietà: solo il popolo salva il popolo, dicono. Come scrive Mia Dragic da Santiago, «l’esperienza più significativa di questa meravigliosa ribellione di ottobre è che ci sta facendo comunità e questo senso di appartenenza ricostruisce le nostre relazioni dopo tanti anni di un capitalismo selvaggio che ha precarizzato le risorse produttive, le relazioni e le soggettività».

Intanto, le mobilitazioni delle ultime settimane per chiedere alimenti e dignità nella quarantena vengono di nuovo duramente represse e oltre 2500 giovani si trovano nelle carceri senza alcuna condanna, senza misure di sicurezza contro la pandemia e senza garanzie di rispetto dei diritti umani.

Pochi mesi dopo l’inizio della sollevazione popolare, Luca Profenna prende un aereo, arriva in Argentina e da li attraversa la cordigliera andina e arriva a Santiago.

 

«Avevo con me uno zaino», racconta Luca «ed una macchina fotografica, qualche obiettivo e una voglia immensa di comprendere, capire, provare a intrecciare percorsi […] In Cile dovevo fermarmi poco. Alla fine sono rimasto un mese e mezzo. Perdendomi completamente nella determinazione dei movimenti cileni.  Ho seguito i cortei nelle strade di Santiago de Chile, Talca, Antofagasta e Valparaíso, partecipato alle assemblee nelle università e negli spazi sociali, vissuto i presidi nelle piazze e le iniziative dei comitati».

 

Da questa esperienza, dagli scatti che accompagnano le giornate, gli incontri, le riflessioni in comune con ragazzi e ragazze, uomini e donne conosciute lungo le strade dell’insurrezione per la dignità, nasce questa mostra.

 

«Plaza de la Dignidad è una piazza di Santiago. È una piazza ampia, aperta, trafficata. Era un venerdì, il 25 ottobre 2019: più di un milione di persone attraversarono le strade della città, per raggiungere questa piazza, chiamata allora ancora Plaza Italia. Fu il giorno della «marcha más grande de Chile» e i movimenti cambiarono il nome della piazza. Da allora è diventata una piazza degna e resistente. Da quel giorno e per molti mesi, in Cile, tutti i giorni, tutte le città sono state scosse da cortei, presidi, assemblee».

 

 

Luca ricorda così i suoi primi giorni in Cile: «L’odore dei lacrimogeni era fortissimo. Il suono delle sirene dei mezzi militari a tutto spiano. Le migliaia di persone per strade nel Barrio Italia mi sorpresero. Il Barrio Bellavista, invece, a due passi da Plaza de la Dignidad, mi creò il primo grande sussulto: era praticamente un campo di battaglia. Dai balconi, dalle viuzze, dai larghi viali una moltitudine di donne e uomini resistevano alle violenze dei Carabineros, assieme, collettivamente, con determinazione. Per tutto il pomeriggio e tutta la notte Santiago fu scossa da tumulti. […] Perchè la forza del Cile è tutta qui. Diverse anime, diverse lotte, diverse sensibilità che si intrecciano e collaborano, fino a diventare una grande e unica anima. Perchè solo il popolo aiuta il popolo, dicono».

 

Le foto ripercorrono quelle giornate tumultuose, le piazze, gli incontri. Volti, sensibilità, rabbia, dolori, memorie.

 

Fabiola Varas, la curatrice della mostra, fa parte delle reti italiane di figli e figlie di esiliati politici cileni che hanno mantenuto un legame con quella storia, cogliendone i sussulti e le rotture che si dispiegano oltre i confini: «Sono una figlia dell’esilio e della diaspora cilena. Cresciuta con le valigie dietro la porta di casa, perché gli esiliati nei loro Paesi ospitanti vivevano cosi. Aspettando ali nuove e venti di democrazia. La storia politica del mio Paese ha segnato generazioni su generazioni».

Quando la rivolta scoppia in Cile, in tanti e tante cominciano a organizzarsi. Così racconta Fabiola: «Ci arrivavano in diretta i video delle violenze militari, gli audio di amici e di compagni disperati, le donne , nostre amiche o parenti che in diretta ogni giorno cercavano di comunicarci quei giorni terribili. Gli stupri come castigo. Gli occhi lapidati, con le migliaia di lesioni oculari. Penso che tutto questo per ognuno di noi, donne e uomini cileni sparsi nel mondo, sia stato motivo di angoscia, paura, ma abbia anche rappresentato una grande potenza. La rete Chile Despertó Italia è nata a Modena e Genova,  in pochi giorni Bologna, Torino, Milano, Pisa, Roma, Alessandria, Padova, Napoli, Cagliari, Sassari».

 

 

Lo scorso 22 gennaio, assieme alle reti di attivisti ed attiviste cilene che vivono in altri paesi europei, sono stati al Parlamento europeo, a Bruxelles, per denunciare lo Stato cileno per violazione dei diritti umani. Ma sui territori, tra organizzazioni che esistono da decenni ed esperienze nate durante gli ultimi mesi, si attivano per mantenere alta l’attenzione sulle vicende cilene, «creare partecipazione, condivisione, reti solidali, promuovere cooperazione sociale internazionale, condividere riflessioni e pensieri aperti sul sistema malato, dove i poteri finanziari hanno deturpato il nostro popolo» – racconta ancora Fabiola.

L’idea stessa della mostra nasce a partire dal loro incontro, avvenuto in rete, mentre Fabiola si trovava a Modena e Luca lungo le strade dell’insurrezione cilena. «Ho incontrato Luca Profenna in rete, mentre lui era in Cile. C’erano diversi fotografi, alcuni ci hanno contattato. Sono rimasta colpita molto dalla fotografia di Luca, perché era un racconto violento di ciò che stava avvenendo nelle piazze e nelle strade, che lui trasformava attraverso i suoi scritti, in un racconto visivo intriso di poesia, di speranza, di riscatto. Credo che l’arte con i suoi linguaggi, intensi,  attivi e trasformativi, non conosca barriere, barricate, muri e la cosa fantastica è che nessuna repressione sarà in grado di fermarla! La fotografia è uno di questi linguaggi. E  in questo caso,  la mostra Plaza de la Dignidad è un racconto per immagini, un racconto di lotta e dignità».

 

 

Le mostre fotografiche, organizzate assieme ad associazioni culturali,  amministrazioni locali, istituzioni pubbliche, enti no profit, collettivi, spazi sociali, movimenti come  Non Una Di Meno, il movimento No Tav e quello No Snam/No Ombrina, saranno completamente gratuite. L’obiettivo è far conoscere la situazione in Cile, ciò che è accaduto e ciò che sta accadendo, e sostenere concretamente una serie di esperienze: infatti, i proventi delle iniziative e della vendita delle foto saranno destinati al sostegno di Casa Revueltas spazio sociale autogestito, autonomo e femminista di Santiago e del collettivo Autoorganización de Resistencia y Recuperación Popular che in queste settimane si sta occupando di aiutare le persone più fragili colpite dalla pandemia. Infine, è stato attivato un crowdfunding su Produzioni dal Basso dove è possibile donare per aiutare Luca e Fabiola nelle spese di stampa e gestione della mostra fotografica e del Tour in giro per l’Italia.

 

 

Questo il calendario del tour fotografico (ulteriori tappe in arrivo):

1-2-3-4 luglio San Vito Chietino (CH)
10-11 luglio Genova
17-18-19 luglio Imperia
23-24 luglio Empoli (FI)
30-31 luglio,1-2 agosto Napoli
6-7-8 agosto Senigallia (AN)
27-28 agosto Cagliari
29-30-31 agosto Sassari
4-5 settembre Val di Susa (TO)
10 -11 settembre Milano
12-13 settembre Padova
15-16-17-18 settembre Bologna