Pisa, i colori e l’altra chimica

La giornata del 16 febbraio a Pisa per l’ex Colorificio e i beni comuni raccontata dagli attivisti di Scup.

A volte quando si è troppo vicini a qualcosa, specie quando si tratta di qualcosa di grande, il campo visivo non è abbastanza per cogliere l’insieme. Altre volte però, è solo andando a guardare da vicino che si vanno a notare quelle sfumature, e di una grande massa indistinta se ne individuano i particolari che ne disegnano la grandezza.

Partiamo da Roma alle 7:30, per qualcuno di noi appena un paio d’ore dopo aver posato i viso sul cuscino dopo una serata di raccolta fondi per le denunce di qualche giorno fa, lo strascico fastidioso di un periodo passato tra sgomberi, occupazioni e rioccupazioni e conclusosi il 10 febbraio, quando il muro tirato su a via Nola si è sgretolato davanti agli occhi di tanti bambini mascherati accorsi per il carnevale.

Il mondo di colori carnevalesco è quello che ritroviamo a Pisa; arriviamo di fronte all’ex Colorificio, ma notiamo solo i colori dell’insegna, non ci rendiamo conto di che spazio stiamo parlando. Siamo appena poco distanti dal centro di Pisa, dalla torre pendente, da piazza dei miracoli, dalla cartolina usa e getta per il turista giapponese impegnato nel tour mordi e fuggi delle città d’arte, pulite, funzionali, linde e pinte, la facciata che regaliamo ai visitatori del nostro bel paese. L’Ex Colorificio ci consegna un’altra cartolina della città.

Questa volta per capire dove ci si trova, serve fare qualche passo dentro, non allontanarsi, ma vedere da vicino cosa è scattato ad ottobre, quando un insieme di singoli e associazioni dà vita al Municipio dei Beni Comuni. Daniele ci porta a fare un rapido giro di quest’area industriale abbandonata. Ci mettiamo appena un’ora e mezza, e ci dice che ne abbiamo visto solo una parte. Una grande area di produzione abbandonata, un tempio del lavoro operaio, diventa la casa delle potenzialità inespresse.

Ogni angolo nasconde un progetto, ogni spazio brulica di vita, di colore. Tonnellate di materiali inermi e polverosi, eredità della vecchia destinazione d’uso, fanno da contrasto alla vita degli occupanti, alle prese con gli ultimi preparativi del corteo del pomeriggio. Là c’è lo spazio per la palestra, quella è la struttura dell’arrampicata, qua c’è la scuola, là la biblioteca; qua sono venuti i 99 posse qualche mese fa, qui vorremmo fare una galleria d’arte. Ecco lo spazio bimbi, qui ci sarà una casa dei mestieri, il falegname, il fabbro, un laboratorio di riciclo, la cucina riempie l’aria degli odori delle torte rustiche pronte per la serata.

Tra i barili di rifiuti industriali e i silos dove ancora giacciono i colori della vecchia produzione industriale, non c’è difficoltà alcuna a capire che i colori sono tornati all’ex colorificio – ma la chimica è un’altra.

La chimica di questo luogo la capiamo qualche ora dopo. La piazza di fronte alla stazione si riempie di persone di tutte le età. Un carro arcobaleno si muove, chiede a un’amministrazione sorda di prendere posizione, di comprendere un messaggio, di scegliere quale è il percorso per rilanciare il benessere di una città. L’Ex Colorificio ha le potenzialità per essere un monumento da aggiungere alle bellezze di Pisa, ma un monumento vivo, pulsante, in sintonia con la città che vive, non quella che si valorizza col cemento e si vende a un euro a cartolina.

Al microfono si susseguono interventi da tante realtà sociali giunte da tutta Italia: dalla Liguria, dalla Toscana, dall’Emilia Romagna. Si ricorda che a Roma si è in piazza con lo stesso spirito, ad indagare sul territorio i tanti luoghi abbandonati alla spirale speculativa. Centinaia di migliaia di persone in decine di città spagnole sfilavano per l’emergenza abitativa in Spagna. Migliaia a Pisa, migliaia a Roma. Siamo cortei fluidi, che come un fluido andranno a riempire tutti gli spazi vuoti, li colmeranno di persone e di idee.

Un enorme striscione colorato viene issato di fronte al Comune, dove il primo cittadino Filippeschi nicchia, si nasconde, rimane muto di fronte alla domanda: Beni Comuni o Interessi Privati?

Le strette strade di Pisa raccolgono un serpentone festante, gioioso, che scuote la tranquillità fasulla delle vetrine del centro città di vibrazioni positive. Racconta di vite, di persone, di esigenze, di progettualità sul territorio, di rilancio, di creatività. Il percorso non si snoda tra la Fiera di Roma e il deposito Atac, ma i templi dell’abbandono e della speculazione non mancano anche a Pisa.

Tutto è più chiaro da vicino. Tutto diventa chiaro allontanandosi.
C’è spazio per tutti all’Ex Colorificio.