ROMA

Piano Regolatore di Roma, si chiede “velocità”. Ma a favore di chi?

La capitale si prepara ancora una volta ad accogliere i grandi eventi e le relative truppe di turisti. Punta di nuovo alla costruzione di una città vetrina che esponga merce per i mercati globali. A chi la città abita tutto questo appare lontano ed estraneo

Dopo 14 anni a Roma nella Sala della Protomoteca si torna a parlare del Piano Regolatore, approvato nel 2008 durante la Giunta Veltroni. Organizzato da La Sapienza, l’incontro offre l’occasione a tecnici, attori economici e forze politiche di confrontarsi su “Pnrr, strategie di sviluppo e di rigenerazione per un nuovo welfare urbano”. La linea che si intende seguire appare subito chiara dall’intervento di apertura del sindaco Gualtieri che riconosce al piano di aver delineato delle direttrici ancora oggi valide per lo sviluppo della città.

«Volàno per lo sviluppo intelligente», le definisce, ma che purtroppo non sono state attuate. E le cause che hanno impedito la realizzazione le individua nella scarsa flessibilità nei cambi di destinazione d’uso e nelle procedure previste dalle Norme Tecniche troppo complesse.

Ecco di nuovo evocare i “lacci e lacciuoli” che impediscono la trasformazione e la rigenerazione di Roma, in modo di farla entrare al centro della scena europea e attrarre investimenti.

Dopo di lui tutti gli interventi ribadiscono che il piano può anche restare com’è, ma le norme che regolano l’attuazione vanno riscritte per consentire di avere le mani libere e realizzare finalmente tutto quello che era stato previsto e tanto altro. Velocità, si chiede a gran voce. «Intervenire presto per una visione futura della città» dice il presidente dei costruttori romani Nicolò Rebecchini . Bisogna seguire il «tempo veloce della modernità» afferma l’urbanista Laura Ricci, che auspica una cabina di regia per un progetto collettivo riformista per disegnare un piano strategico della città. Di Roma come hub di innovazione parla Francesca Bria, evocando una nuova bauhaus europea.

Giampiero Massolo, presidente del Comitato Promotore Expo 2030, invita a preparare un progetto per risultare vincitori per l’assegnazione della sede, ricordando come l’evento necessiti di finanziamenti pubblici e privati e di quanto sia importante per la città questo grande evento.

Interessante ascoltare Roberto Morassut, assessore all’epoca dell’approvazione del piano, che mette in evidenza come in realtà molte cose siano cambiate in questi 14 anni e le previsioni non siano poi rimaste così attuali. Evoca finalmente la questione abitativa come questione sociale.

Roma è piena di case e di cittadini che una casa non possono averla. Si sarebbe dovuto invitare Walter Tocci che nel suo libro Roma come se – Alla ricerca del futuro per la Capitale invitava a battere la concentrazione della povertà in alcuni quartieri, distribuendo l’edilizia sociale all’interno del resto della residenza, a utilizzare il tanto costruito inutilizzato con una politica pubblica di acquisizione e a dotare di servizi ogni quartiere per garantire la qualità dell’abitare.

(dalla pagina Facebook di Blocchi Precari Metropolitani)

Tutto questo mai ipotizzato dal piano che non ha fatto alcuna previsione di edilizia pubblica, come avevano messo in evidenza subito i movimenti che si erano mobilitati per un altro piano regolatore. Aveva preso vita in quegli anni un laboratorio capace di immaginare un’altra città e di proporre soluzioni alternative di rigenerazione, abbandonando la logica estrattiva della rendita. Quei cittadini non furono ascoltati, come sembra nessuno abbia prestato ascolto a chi, mentre il convegno si svolgeva, affollava la piazza del Campidoglio.

I Movimenti per il diritto all’abitare erano sotto la scalinata per sollecitare la ricerca di soluzioni strutturali e un ragionamento complessivo rispetto a come orientare le risorse del Pnrr verso i problemi dell’abitare. Non sapevano che, al contrario, dentro la sala si lavorava per allestire la vetrina destinata a ospitare il Giubileo 2025 e il probabile Expo del 2030, proponendo ancora oggi la gentrificazione e turistificazione come strumenti di sviluppo economico.

Assisteremo ancora una volta alla proliferazione di alloggi utilizzati per accogliere il flusso abnorme di turisti, mentre migliaia di persone non hanno una casa dove vivere e vengono rappresentati come emergenza, che non si può e non si vuole superare. Si invitava l’amministrazione a trovare soluzioni strutturali mettendo a disposizione il patrimonio pubblico, per realizzare alloggi per rispondere alle necessità cittadine e costruire una Roma accogliente, solidale e inclusiva. Di tutto questo si discuterà nell’assemblea cittadina convocata per il 24 febbraio nella piazza del Campidoglio, sotto le finestre del palazzo Senatorio.

Anche dalla piazza si chiede a gran voce “velocità”. Le parole del presidente dei costruttori romani valgono anche per i movimenti. «Intervenire presto per una visione futura della città» ma la visione non è certo la stessa. Velocità chiedono i 400 abitanti di via delle Province che sono a rischio sgombero nei prossimi giorni, per trovare una soluzione che consenta loro il passaggio da casa a casa. Velocità serve per scongiurare che chi è sotto sfratto sia allontanato e costretto a incrementare il numero di chi vive in strada. In attesa di risposte da parte dell’amministrazione si torna di nuovo in piazza del Campidoglio.

Immagine di copertina da commons.wikimedia.org