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Patagonia, il fuoco che brucia la storia

A poche ore da una perizia nella comunità mapuche Pu Lof che compromette la polizia del Chubut, agenti dello Stato e personale di sicurezza di Benetton hanno sparato contro membri della comunità e incendiato un posto di guardia che costituiva un prova fondamentale in varie cause.

La notte del 2 maggio, forze di polizia della provincia del Chubut insieme a personale di sicurezza di Benetton hanno fatto irruzione con colpi di arma da fuoco nella Pu Lof in resistenza di Cushamen. Non contenti, hanno incendiato completamente il posto di guardia che la comunità aveva all’ingresso, lì dove era esta fotografato per l’ultima volta Santiago Maldonato, dove fu visto il suo zaino e dove ancora non si è fatta la ricostruzione di quanto accaduto il primo agosto scorso.

«Hanno sparato ai nostri lamién [fratelli, nel testo originale è in lingua mapuche, ndt] e dopo hanno bruciato completamente il posto di guardia», ha raccontato Soraya Maicoño, portavoce della Pu Lof. In quel posto di guardia, utilizzato anche come casa, c’erano letti, materassi, cibo, libri e giocattoli.

La data scelta per questa nuova intimidazione contro la comunità non è casuale. È successo nelle ore precedenti a due vicende giudiziarie che coinvolgono Benetton e lo Stato. Da una parte, la mattina di venerdì 4 maggio si sarebbe realizzata una perizia che può dimostrare che l’11 gennaio dell’anno scorso la polizia della provincia del Chubut ha provato a commettere un omicidio verso i membri della comunità.

«In quella causa è stato imputato il capo della brigada di investigazione della polizia del Chubut, l’ufficiale Solorza, e questo venerdì [4 maggio, ndt] si realizzerà una planimetria, una prova importante nel territorio per determinare come la polizia del Chubut è entrata e ha sparato verso i membri della comunità per uccidere, l’11 gennaio 2017», spiega l’avvocata Sonia Ivanoff.

«Si potrà dimostrare perché con molto sforzo e durante un lungo tempo abbiamo raccolto dei soldi per pagare un perito di parte», dice Soraya Maicoño. Appena poche ore dopo questo fatto, si è verificato l’incendio, che ha cancellato una delle prove, proprio il posto di guardia dove erano segnati gli impatti dei proiettili.

Si deve determinare come la polizia del Chubut è entrata e ha sparato verso i membri della comunità per uccidere, l’11 gennaio 2017

L’INGIUSTIZIA DI BENETTON

Dall’altra parte, lunedì 7 maggio si terrà a Esquel l’udienza preliminare in cui l’imprenditore Luciano Benetton accusa di “usurpazione” sette membri della Lof, tra cui il Lonko [capo politico e spirituale, ndt] Facundo Jones Huala, che continua a essere detenuto in attesa che la Corte Suprema ne definisca l’estradizione e a cui non è permesso partecipare all’udienza nella quale viene accusato.

«Benetton e la sua gente non hanno modo di dimostrare di aver comprato legalmente il territorio che noi recuperiamo», dice Soraya rispetto a quello che succederà lunedì, quano la comunità presenterà fondamenti storici, catastali, mappe e testimonianze di antichi abitanti che dimostrano la preesistenza della colonia aborigena di pastori di Cushamen.

Benetton e la sua gente non hanno modo di dimostrare di aver acquistato legalmente il territorio che noi recuperiamo.

«Luciano Benetton ha messo i recinti e si è appropriato di una parte del nostro territorio. Perciò non è casuale che si sia verificata questa situazione. Dimostrano ancora una volta quanto sono mafiosi e che c’è una chiara connivenza e complicità da parte dello Stato nazionale e di quello provinciale. Rimaniamo comunque determinati, convinti che bisogna sostenere il recupero, ma anche preoccupati perché vediamo la punizione costante che c’è verso di noi come popolo mapuche e l’intimidazione, che non è solo contro di noi, ma contro la società in generale. Perché bisogna capire che tutto questo ha a che fare con il recupero territoriale e con impedire l’avanzata di investimenti minerari, investimenti estrattivisti su cui Benetton ha scommesso. È per questo motivo che si punisce la provincia di Chubut, dove gli stipendi vengono pagati tardi con la scusa che quando arriverà la miniera tutto migliorerà», afferma Soraya.

Articolo tratto da Rivista Citrica

Traduzione a cura di DINAMOpress