ITALIA

«Partecipazione popolare contro il vuoto politico». Rezzato risponde all’attacco contro il bar Casablanca

Lunedì 27, Giornata della Memoria, un’irruzione nel bar Casablanca di Brescia lascia sul pavimento svastiche, croci celtiche e insulti razzisti e sessisti. La città si mobilita a fianco di Madiha, proprietaria e gestrice di origine marocchina del bar

Le reazioni dei cittadini di Rezzato (provincia di Brescia), raccolte nella giornata di ieri dall’emittente Radio Onda d’Urto, sembrano andare quasi tutte nella stessa direzione: sorpresa, sgomento e incredulità per «un fatto che nessuno si aspettava». Alle due del mattino di lunedì 27 gennaio (Giornata della Memoria) Madiha, proprietaria e gestrice del bar Casablanca sulla statale del comune lombardo, viene svegliata dall’avviso d’attivazione dell’allarme nel locale. Qualcuno ha infatti da poco fatto irruzione, rompendo le vetrate, rubando un’esigua quantità dell’incasso (circa 250 euro) ma soprattutto imbrattando il pavimento con svastiche, croci celtiche e insulti a sfondo sessista e razzista disegnati a bomboletta spray. «Sono proprio gli insulti il fatto più grave», dirà la stessa Madiha in un’intervista rilasciata all’indomani dell’accaduto. «Ho origini marocchine, ma sono nata in Italia e ho la cittadinanza italiana. Lavoro praticamente tutto il giorno per mandare avanti il bar, che si trova in un territorio dove sono cresciuta e in cui mi sono sempre sentita integrata. È inaccettabile che possa succedere qualcosa del genere nel 2020».

Ancora non ci sono ipotesi su chi potrebbe aver commesso il gesto. Alcuni elementi fanno pensare che non si tratti di gruppi neofascisti che tradizionalmente operano nell’area: i simboli nazisti sono stati infatti disegnati “al contrario” e con approssimazione. Potrebbe dunque trattarsi di un tentativo di sviare le indagini, anche se la concomitanza con la Giornata della Memoria e l’esiguità del furto uniti ai chiari riferimenti al colore della pelle e al genere della gestrice del bar sembrano invece richiamare un attacco diretto e mirato. «A ogni modo, la gravità del fatto resta», affermano gli attivisti di Radio Onda d’Urto che sono impegnati da anni nel contrasto di fascismo e razzismo sul territorio e che hanno organizzato un aperitivo di solidarietà con Madiha nella giornata di ieri. «Anzi, verrebbe da dire che sarebbe ancora peggio se si trattasse di persone non politicizzate che si sono semplicemente sentite legittimate a utilizzare quei simboli e quella retorica. Brescia è una città che si vanta di essere aperta e democratica, ma ha un problema di crescente “vuoto politico” nelle periferie e nei quartieri popolari. Stiamo parlando di una delle province più estese d’Italia dove il leghismo ha sempre più consenso e dove la rabbia e il disagio si incanalano facilmente in atteggiamenti razzisti o sessisti, quando non in attacchi conclamati». Com’è noto, è difficile quantificare gli episodi a sfondo razzista che avvengono quotidianamente nei territori italiani, vista la mancanza di raccolte dati specifiche sul tema: è però possibile farsi un’idea di come si tratti comunque di un’attitudine ben presente nel dibattito pubblico e non, consultando gli archivi di fatti di cronaca (qui la pagina dell’associazione Lunaria relativa alla provincia bresciana). Inoltre, è opportuno rilevare come nella condanna da parte del Comune di Rezzato (a guida leghista) dell’assalto al bar di Madiha manchi qualsiasi riferimento alla matrice nazista, fascista o sessista del gesto (che viene invece stigmatizzato in quanto «spregevole, ignobile, miserabile»). Nello specifico, poi, le realtà di attivismo come appunto Radio Onda d’Urto e Magazzino 47 si sono trovate negli ultimi anni a subire numerosi attacchi a firma delle forze di estrema destra: nel 2016 il circolino dell’emittente ha visto l’aggressione da parte di venti esponenti fascisti; nel 2018 la libreria del centro sociale è stata data alle fiamme probabilmente a opera di militanti di Forza Nuova; nello stesso anno si è verificato poi un assalto di naziskin presso una birreria frequentata da attivisti e attiviste; senza contare infine che nel capoluogo lombardo, poco distante dalla sede del Magazzino 47, è stata aperta una sede di CasaPound.

«Ma il risvolto positivo dei territori periferici o di provincia è spesso la capacità di dare una risposta immediata», proseguono gli attivisti di Radio Onda d’Urto. All’appello dell’emittente per un aperitivo in solidarietà con Madiha hanno risposto con prontezza varie realtà e associazioni, fra cui la lista civica Rezzato Democratica, l’Anpi, assessori e consiglieri del Pd, Non Una di Meno Brescia, l’associazione Diritti per tutti, il gruppo locale delle Sardine, così come tanti cittadini di Rezzato o di altri comuni della zona. Centinaia di persone si sono ritrovate alle 18.30 di ieri davanti al bar Casablanca per dire no a razzismo e sessismo e a ribadire che la prima e la più importante risposta rispetto a questo tipo di aggressione è costituita dalla partecipazione popolare. «Siamo ovviamente felici della prontezza di chi ha aderito alla manifestazione. Penso che davvero questo riesca a mandare un messaggio generale, al di là del caso singolo per cui ci mobilitiamo a supporto. La stessa Madiha, nonostante sia sconvolta dall’accaduto, è stata molto attenta a non strumentalizzare la solidarietà ricevuta. Non sa se riuscirà a riaprire l’attività a causa dei danni economici, ma ci tiene a che le persone partecipino per motivazioni innanzitutto politiche». Verso le 19.30, in via Garibaldi 54 a Rezzato, la folla davanti al bar Casablanca intona “Bella ciao”.

 

 

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