ITALIA

Parole e fumetti contro l’isolamento. Due giorni per la liberazione di Öcalan

Oggi al centro Ararat di Roma e martedì in settanta città in tutto il mondo ci sarà una serie di iniziative per chiedere la scarcerazione del leader curdo e riflettere sul “confederalismo democratico

Non si tratta della liberazione di una persona, ma di un intero popolo. A 24 anni dal suo arresto, la comunità curda continua a chiedere la scarcerazione di Abdullah Öcalan – detenuto nella prigione dell’isola di Imrali, Turchia – con diverse iniziative in tutta la penisola. Oggi al centro socio-culturale Ararat di Roma (largo Dino Frisullo, dalle ore 16) si svolgerà la presentazione del fumetto autoprodotto Tempo di speranza dell’artista Zerocalcare, che parteciperà all’incontro, e del volume Sociologia della libertà, che contiene scritti del leader curdo.

Un giornata all’insegna del dibattito e dell’informazione sul processo di lotta e cambiamento che da anni sta attraversando il nord-est della Siria, in Rojava, e che cerca di mettere in pratica i principi del “confederalismo democratico” con molti ospiti (fra cui l’avvocato di Öcalan in Italia Arturo Salerni e l’ex-viceministro per gli affari esteri Franco Danieli).

Martedì 10 ottobre, invece, una serie di conferenze stampa in diverse città d’Italia (da Torino a Palermo, da Firenze a Bari fino alla cittadina sarda di Ghilarza dove ha vissuto Antonio Gramsci) per un totale di settanta eventi in tutto il mondo in cui si discuterà che cosa significa immaginare una «soluzione politica per il Kurdistan».

Il tutto avviene in un momento in cui l’esperienza della rivoluzione curda continua a essere sotto attacco, forse anche più di prima. Proprio nei giorni scorsi – riporta il Rojava Information Center – si sono verificati oltre sessanti attacchi aerei da parte dello stato turco nel nord-est della Siria che hanno colpito infrastrutture energetiche e sanitarie. Un’escalation che arriva dopo il tentato assalto al ministero degli interni ad Ankara del primo ottobre, ma soprattutto in un contesto in cui Recep Tayyip Erdoğan ha da poco ottenuto la rielezione a presidente della Turchia. Un segno che le politiche attuate contro il Rojava e contro l’autodeterminazione del popolo curdo sono destinate a continuare.

Così commenta la situazione il Congresso Nazionale del Kurdistan-Knk: «Questa nuova campagna di aggressione militare e pulizia etnica portata avanti dallo Stato turco è la conseguenza dell’incapacità politica di risolvere un conflitto secolare basato sulla negazione del diritto fondamentale del popolo curdo all’autodeterminazione. L’accettazione e il sostegno internazionale allo Stato turco, aggressivo e militarista, intensificano il conflitto curdo-turco e provocheranno un aumento dell’instabilità, degli sfollamenti e della guerra in tutta la regione se non ci sarà un intervento politico, legale e diplomatico internazionale».

“Rompere l’isolamento” che circonda Öcalan significa dunque rompere un circolo repressivo che vede la Turchia di Erdoğan (e i suoi alleati) bloccare, ostacolare e talvolta massacrare le comunità curde che si riconosco nello sforzo di costruzione del “confederalismo democratico”.

È un obiettivo che non può essere raggiunto senza il sostegno di attivisti e attiviste da tutti i paesi, senza l’azione e il supporto della comunità internazionale – e parlarne assieme, come provano a fare la giornata di oggi e quella di martedì è già un piccolo passo.

Immagine di copertina di Renato Ferrantini