ROMA

Ostia in lotta per il diritto all’aborto

Nel X municipio della capitale l’unico anestesista non obiettore ha rassegnato le dimissioni, l’ospedale ha assicurato la continuità del servizio di interruzione volontaria di gravidanza, ma le donne che vivono nell’area sono in allerta

Nell’ultima domenica prima delle misure restrittive c’era il sole e molti romani si sono spostati verso il mare. È difficile pensare a Roma come a una città sul mare e in molti sono convinti che Ostia sia un comune indipendente. Anche per gli abitanti di Ostia il centro è un miraggio lontano, raggiungibile tramite due lunghe strade la via del Mare, a cui corre parallela, l’Ostiense, e la Cristoforo Colombo. Tra queste due strade negli ultimi due decenni è nato un mondo di quartieri – Dragona, Dragoncello, Casal Bernocchi, Centro Giano, Monti San Paolo – uniti dalla linea del trenino, rinominato la freccia della mare, e da qualche autobus sgangherato, che non passa mai. Un agglomerato urbano scomposto abitato da 125.000 abitanti.

 

Oltre alla gente che corre e va in bici sulla nuova ciclabile, sul pontile questa domenica è convocata un’assemblea delle donne del X municipio. Durante questa settimana, infatti, si è venuto a sapere che nell’unico ospedale di zona, il G.B. Grassi, non verrà più garantita l’interruzione volontaria di gravidanza per mancanza di personale non obiettore.

 

Dopo che la notizia è diventata virale sui social, la direzione dell’ospedale ha smentito che il servizio verrà interrotto. Dovendo, però, confermare che l’unico anestesista non obiettore dell’ospedale lascia il servizio, ma assicurando che, nelle prossime settimane, un nuovo assetto organizzativo verrà predisposto per garantire il servizio di Ivg chirurgica.

L’assemblea è partecipata da decine di donne, giovani e adulte, sono di Ostia e dei quartieri limitrofi, e ci sono donne che sono venute “da Roma” perché la battaglia per i consultori e il diritto all’aborto, non è un problema solo di questo municipio. L’obiezione di coscienza nel Lazio è al 54,8%, secondo i dati raccolti dal coordinamento dell’assemblea delle donne dei consultori, nel Lazio ci sono 189 ginecologi di cui 130 obiettori, 227 anestesisti di cui 150 obiettori, e 506 professionisti sanitari non medici di cui 253 obiettori.

 

 

(galleria fotografica di Pablo Riccomi)

 

Come ci spiega Diletta dell’assemblea delle donne dei consultori e del collettivo Rosse: «All’interno dell’ospedale Grassi ci sono circa 30 anestesisti, l’unico non obiettore ha rassegnato le dimissioni. Una situazione specchio di quella nazionale. Ora indire un bando per anestesisti durante la pandemia di Covid-19 è già difficile, ma per anestesisti non obiettori è praticamente impossibile. Quindi la direzione del Grassi si impegna a mantenere il servizio, ma intanto da gennaio non sarà più possibile abortire con intervento chirurgico». Già l’anno scorso l’ospedale si è trovato costretto a chiudere la Casa del parto naturale Aqualuce, un piccolo fiore all’occhiello costruito nella pineta del suo edificio, per mancanza di personale.

 

Ma la situazione della sanità territoriale è forse anche peggiore. In questo grande municipio, reso famoso da serie tv stereotipate sulla malavita, esistono solo due consultori: uno a Ostia e uno ad Acilia, aperti solo la mattina.

 

Continua Diletta: «Nei consultori mancano tutti i servizi che rendevano questi spazi dei presidi sociosanitari. Dall’accoglienza alla presa in carico della persona con servizi psicologici e di assistenza sociale, dai servizi per gli e le adolescenti alle attività nelle scuole, dalle attività per la menopausa alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Rimangano solo i servizi ambulatoriali per la maternità. Niente altro». Per questo l’assemblea redigerà una serie di punti da consegnare alla direzione della Asl Roma Tre per il ripristino dei servizi di salute territoriale. Intendendo per salute non la semplice mancanza di malattia, ma il benessere psicofisico della persona intesa come parte di una comunità, come scritto nel piano di Non Una di Meno.

 

Il pontile è l’unico spazio da cui si vede il mare in questo lungomare chiuso da inferriate e cancelli degli stabilimenti, si respira la brezza marina e si sente nel sottofondo la cadenza regolare delle onde, dietro le auto in fila.

 

Qui durante la pandemia durante la confezione dei pacchi alimentari, si è formato il collettivo Rosse, nato intorno alla semplice esigenza di inserire gli assorbenti nei pacchi alimentari. Da lì tra dibattiti online ed eventi in presenza distanzianti sulla coppetta mestruale e la prevenzione del cancro al seno, si è arrivate alla costituzione formale dell’assemblea delle donne del consultorio di Ostia. Per la difesa dei servizi territoriali, per pretenderne il rifinanziamento, l’assunzione di nuovo personale e l’apertura di nuove attività.

Si parla poco e male di Ostia, ma in questa assemblea di donne con vista mare, le idee su come vivere questo territorio sono chiare e semplici, se qualcuno volesse ascoltarle.

 

Immagine di copertina di Pablo Riccomi