ROMA

Olimpiadi a Roma? La versione dell’architetto Montezemolo e del geometra Malagò

Olimpiadi sì, olimpiadi no. Una gara sulla pelle della città. Si ricorre a tutto per non interrompere la gara infinita della rendita. Due nostri redattori costretti a seguire come Roma olimpica è illustrata dai suoi principali “piazzisti” ci raccontano di un pomeriggio quando “il futuro non è mai come te lo immagini”.

Siamo stati testimoni diretti della presentazione olimpica fatta il 31 maggio alla Casa dell’Architettura da due speaker d’eccezione: Luca Cordero di Montezemolo e Giovanni Malagò. Presidente del Comitato organizzatore di Roma 2024 il primo, del CONI il secondo. Ai due, esaltati per trovarsi di fronte ad una platea di architetti foltissima, nessuno certo avrà avuto il coraggio di dire il perché del sold-out. Solo posti in piedi. Assicurati dal fatto che qualsiasi architetto, portando lì il proprio corpo, avrebbe ricevuto, previo accertamento poliziesco d’aver resistito dalle 14.30 alle 19.00, ben 4 crediti formativi. Un bel bottino in una volta sola per raggiungere il plafond annuale (14 + 4) obbligatorio per legge per chiunque sia iscritto a quell’ordine professionale!

Gli architetti «sognano» (copyright Montezemolo) e, per farglielo comprendere meglio, la convention è preceduta da un paio di filmati dove l’album di famiglia dei vincitori olimpici viene mixato all’oggetto del desiderio: Roma come sede dei giochi del 2024 ripresa in stile “grande bellezza” ritagliata esclusivamente all’interno del centro storico. Dopo la musica simil Morricone, il Presidente dice d’aver accettato questo delicato compito quale naturale continuazione del proprio “fare sempre un mestiere che guarda al futuro” e che, come sperimentato alla Ferrari, dove aveva chiamato architetti famosi a costruire il luogo di lavoro, ora chiede agli architetti di impegnarsi ad afferrare questa straordinaria occasione.

Riferimento d’obbligo: Roma 1960. Come non ricordare l’emozione di «quel giovane di colore» (testuale Montezemolo) che vinceva la medaglia d’oro? O ancora il maratoneta scalzo sotto l’arco di Tito? Medaglie e infrastrutture. Berruti (vincitore dei 200 piani) e la nuova via Olimpica, la lotta libera a Caracalla e il Villaggio Olimpico al Flaminio… Roma con le Olimpiadi rinasceva. Peccato per quella via che tagliava in due il grande polmone verde di Villa Pamphili (che solo dopo molti anni sarebbe diventato un parco) e condannava la città, aprendo la possente edificazione residenziale sui terreni vaticani della zona ovest, iniziando la conurbazione continua verso il mare, che nel tempo avrebbe ridotto la costa all’attuale marmellata edilizia. Ma questo l’architetto Montezemolo non l’ha detto.

Una storia, secondo lui, da riprendere puntando su Torvergata, luogo ideale per accogliere ora gli atleti e poi realizzare 17mila posti letto che a Roma mancano… Ancora. Perché sprecare suolo? Bisogna «recuperare» e Roma ha impianti pronti per il 70%. Solo qualche piccolo ritocco per riprendere le Vele di Calatrava, quelle balene spiaggiate sempre a Tor Vergata il cui costo per non finirle è lievitato dai 200 milioni iniziali agli attuali 600; gli impianti del nuoto mai completati; recuperare lo Stadio Flaminio, le palestre scolastiche, le strutture militari…

Magari spingersi fino alla Fiera di Roma dove, in quell’area super vincolata, lasciare in eredità un gioiellino di un impianto per il canottaggio lungo 2,5 km, largo 250 metri e profondo “solo” 3! Un sogno! Perché i grandi eventi si realizzano solo capendo che «il futuro è uno stato mentale». Certo, ha ammesso, sarà dura perché i nostri competitors (leggi altre città candidate) pur non avendo il Circo Massimo per la pallamano ci proveranno e poi, a decidere tra un anno, ci saranno delegati di 85 paesi e tra questi (copyright Montezemolo) ce ne sono «alcuni provenienti dai paesi più sperduti».

Per fare bella Roma è questa l’occasione e «gli architetti ci devono dare una mano», magari capendo che il GRA potrebbe essere considerato la Olimpic way, traffico permettendo naturalmente. Questa è Roma. Quindi perché perdere tempo per parlare di quanto tutto questo dovrebbe costare? Del resto per la città, sempre il Presidente Montezemolo, le Olimpiadi saranno a costo zero. Chi paga allora? Lui non lo dice, così come glissa sul fatto che per i giochi il CIO (comitato olimpico internazionale) mette a disposizione 1 miliardo di euro. Andando a vedere i conti delle passate edizioni si scopre, però, che i costi preventivati sono aumentati alla fine dei giochi mediamente del 179% (dati CRESME). Ovvero Roma non paga come Roma, paga come crescita del debito pubblico nazionale. Cosa conta. L’importante è andare avanti.

Segue Giovanni Malagò. Parla a nome di 11,9 milioni di tesserati sportivi in un paese fatto di 35 milioni di praticanti. L’architetto Montezemolo si occupa di sogni. Lui ci tiene a rimettere i piedi a terra. Così come un geometra prende le misure di una città come Roma dove (copyright Malagò) tutto è sbriciolato, disfatto ad eccezione dello sport. Basta guardare in quei giorni i 70mila presenti agli Internazionali del tennis. Un altro degli impianti da dedicare ai Giochi aggiungendo alle già aggiunte terrificanti tribune una copertura per cui chiamare con un concorso a inviti i migliori architetti (doccia fredda sui presenti) e finire di condannare così, dopo la copertura dell’Olimpico, uno dei più straordinari esempi d’inserimento ambientale di un sistema sportivo come quello rappresentato dal Foro Italico.

Lui punta al pratico: «Sono le Olimpiadi ad aver bisogno di Roma». Concorda il Presidente dell’ordine degli architetti che chiede «concorsi per gli architetti indigeni» che, in verità, restano piuttosto allibiti di non aver visto neppure una planimetria, un masterplan illustrato da un ingegnere che si scusava di non essere di Roma e magari non conoscere bene la realtà. Nessun riferimento alla città attuale, al suo formarsi, al suo pensarsi nell’organizzazione spaziale complessiva, nessun cenno ai costi, ai finanziamenti possibili, ai tempi di realizzazione, al funzionamento della città durante i cantieri.

Davvero il futuro, come dice Montezemolo, non è mai come te lo immagini, poiché questo è il presente: nascondere di voler caricare la nostra vita ancora con debiti per tutti a vantaggio della rendita di pochi ed estrarre ricchezza dal feticcio di un sogno.

Alle 19, a scadenza fissata, tutti accalcati per prendere la ricevuta dei crediti formativi (sic!). Malagò conclude in solitaria, ma forse tutto questo è stato utile per capire come rispondere al tormentone “Le olimpiadi le vuoi?”.

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