ITALIA

Oggi in piazza a Napoli per Öcalan e per il popolo curdo

Alle 11 la manifestazione per accogliere la delegazione di solidarietà, per poi proseguire la giornata con iniziative e musica: oggi la città di Napoli si colora di giallo verde e rosso

«La liberazione di Öcalan è la liberazione del popolo curdo», afferma Faruk Doru, politico curdo componente della delegazione partita dalla Grecia in direzione di Napoli lo scorso martedì. «L’idea che difende il presidente Öcalan si riferisce non solo al Kurdistan ma va oltre le sue frontiere – continua –  È l’alternativa politica che si può riassumere nel confederalismo democratico». Oggi la delegazione attraccherà nel porto di Napoli, dove sarà accolta da una manifestazione nazionale che si muoverà in corteo verso la prefettura. Öcalan è cittadino onorario di Napoli e questo è uno dei motivi per cui la città è stata scelta come destinazione. A seguire si terrà alle 16 una conferenza pubblica al Cinema Modernissimo e per concludere la giornata l’Ex- Asilo Filangieri ospiterà un concerto alle 21, in cui si esibiranno musicisti curdi presenti durante il viaggio e musicisti napoletani.

Le rivendicazioni portate avanti dall’iniziativa si concentrano principalmente su tre questioni: la liberazione di Ocalan, la cancellazione del PKK dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche internazionali e il riconoscimento del Rojava come esperienza di autogoverno democratico.

La richiesta della scarcerazione del leader è la punta dell’icerberg di un ragionamento più ampio: «Il sistema capitalista si basa solo su interessi economici e non dà spazio alle richieste, aspirazioni e necessità dei popoli – sostiene Faruk Doru – Bisogna dare un’alternativa e penso che questa si riassuma nel pensiero di Öcalan».

Il movimento curdo passa dalla teoria alla pratica in ogni aspetto della sua lotta. La delegazione prima di imbarcarsi è passata dal campo di Lavrio, dove confluiscono i profughi curdi che arrivano in Grecia: pur essendo distante dai territori del Kurdistan, qui le teorie del confederalismo democratico sono applicate alla vita quotidiana.

«Facciamo un’assemblea per prendere le decisioni e cerchiamo di organizzare la vita del campo a seconda delle esigenze che emergono dalla collettività», raccontava Huseyin, che abita qui da otto mesi.

Faruk avvalora la dichiarazione raccontando la genesi del movimento: «Siamo sempre stati indipendenti, in primo luogo abbiamo pensato a organizzarci nei luoghi dove viviamo, nei territori che stanno intorno a noi per poi portare anche a livello mondiale le nostre idee. Ci sono state tante lotte, molta resistenza, molti morti affinché questo movimento fosse completamente democratico».

Ancora oggi la repressione da parte del governo turco nei confronti della resistenza curda è molto violenta, ma non ferma la costruzione di una società basata sulla convivenza dei popoli, l’ecologismo e la liberazione delle donne.

«Si potrebbe dire che stiamo difendendo un’utopia – conclude Faruk – ma dopo la creazione di un’utopia bisogna lottare per la sua realizzazione ed è quello che stiamo facendo».

Foto di copertina di Sofia Cabasino.