ITALIA

«Non ci fermeremo». Voci dagli scioperi per il clima

Da Padova a Bergamo, da Genova a Milano, da Bologna a Torino fino a Roma, stamattina tante e tanti giovani hanno scioperato contro i crimini ambientali di governi e multinazionali e per chiedere una maggiore giustizia climatica

Erano passati sette mesi dall’ultima, importante mobilitazione di piazza per il movimento per la difesa del clima. Uno stop inevitabile, causato dal dilagare pandemico della Covid-19. Stamattina, però, una miriade di sigle e associazioni ambientaliste hanno risposto all’appello di Fridays for Future e si sono ritrovate nella romana piazza del Popolo e in molte altre città italiane per chiedere una maggiore “giustizia climatica”. Da Padova a Bergamo, da Genova a Milano, da Bologna a Torino, per tanti e tante tornare in piazza oggi è stata una «emozione grandissima», come la definiscono Laura, Beatrice e Claudia, che hanno partecipato allo sciopero come rappresentanti della sigla dei Giovani Europeisti Verdi.

Certo, nel lasso di tempo che ha preceduto la giornata di oggi non sono comunque mancate iniziative di sensibilizzazione verso il tema ambientale e neanche azioni di sabotaggio e protesta contro le grandi aziende maggiormente responsabili dell’inquinamento e del conseguente cambiamento climatico. Ci racconta per esempio Riccardo del collettivo No al Fossile di Civitavecchia:

 

«Noi siamo riusciti a fare una manifestazione sotto alla centrale di Torre Valdaliga Nord chiamando a raccolta molti comitati, impegnati sullo stesso fronte, da tutta Italia, però la pandemia e la necessità di mantenere le distanze fisiche hanno ridimensionato le mobilitazioni, soprattutto quelle di piazza».

 

Anche Melania e Francesca, entrambe giovanissime e appartenenti al gruppo romano di Fridays for Future concordano e provano anche a dare qualche spiegazione: «Lo scorso anno alle manifestazioni c’era molta più gente, purtroppo il virus ha influito un po’ sul nostro movimento. Anche perché molti genitori non vogliono, pure giustamente, che i figli rischino eccessivamente il contagio, come può accadere in una piazza piena di gente. Però gli adulti dovrebbero capire che il cambiamento climatico e la pandemia sono entrambi risultati del comportamento umano».

 

 

Su questo punto gli attivisti della sezione di Roma di Animal Save si sono concentrati particolarmente, organizzando una piccola performance. Tutti vestiti a lutto hanno inscenato una processione funebre: dentro le bare mascherine, targhette numerate degli animali imprigionati negli allevamenti e mucchi di plastica. Rappresentano rispettivamente le persone, gli animali e la Terra stessa. «Il nostro scopo è quello di sensibilizzare le persone sul modo in cui gli allevamenti, intensivi e non solo, contribuiscano al cambiamento climatico del pianeta, producendo molto inquinamento e riducendo la biodiversità.

 

La pandemia ha reso chiaro quanto il tema ambientale, quello animalista e quello sanitario siano strettamente connessi.

 

«Per non parlare poi di ciò che è successo nelle filiere alimentari di tutto il mondo, ma specialmente nei paesi anglosassoni: sono stati numerosissimi i focolai nei mattatoi e nelle fabbriche di lavorazione delle carni», ci spiega il venticinquenne Federico.

Nonostante però le limitazioni di genitori preoccupati e tutte le regole di distanziamento da osservare, erano quasi duemila i giovani scesi in piazza questa mattina. Un evento che arriva a conclusione di una vivace settimana di preparazione, culminata nella dimostrazione di ieri mattina nel quartiere Eur. «Alcuni compagni si sono incatenati ai cancelli della sede dell’Eni, ormai da più di ventiquattro ore. Noi chiediamo al ministro dello sviluppo economico Patuanelli di presentarsi e discutere con noi del ruolo dell’azienda multinazionale nello sviluppo economico italiano, del greenwashing che viene messo in atto e dell’utilizzo dei soldi che dovrebbero arrivare dal Recovery Fund. Perché qua vogliono proporci un finto rinnovamento energetico, dietro cui si nascondono sempre le stesse lobby economiche alle quali il governo finirà col sottomettesi». È Franco, ventinove anni e membro di Extinction Rebellion a parlare.

 

Benedetto (Frydays For Future) – sciopero del 9 ottobre 2020

DALLA PIAZZA«Vogliamo un'assunzione di responsabilità da parte di tutte le istituzioni» Benedetto di Fridays For Future Italia racconta le istanze portate in piazza da oltre mille studenti e studentesse che hanno scioperato per la giustizia climatica.Governo, amministrazioni territoriali, grandi multinazionali come #Eni sono stati messi sotto accusa dagli attivisti e dalle attiviste di FFF e di @Extinction Rebellion per la devastazione degli ecosistemi e delle popolazioni che li abitano.«La crisi climatica è adesso. Non stiamo pensando al nostro futuro, ma al nostro presente!»

Pubblicato da DINAMOpress su Venerdì 9 ottobre 2020

 

 

Ma d’accordo con lui è anche il più giovane Emilio, diciotto anni, nato e cresciuto a Roma e già attivo in molteplici organizzazioni: «Io faccio parte di alcuni movimenti studenteschi, collettivi e sindacati. Noi cerchiamo di impegnarci non solo per la svolta ambientalista, ma per una svolta che sia anche sociale, economica e politica». E prosegue: «È vero che il virus e le misure per contenerlo hanno interrotto le connessioni tra le varie realtà che si occupano di temi ambientali, però solo dal punto di vista fisico, non ideologico.

 

Noi con la rete degli studenti medi abbiamo continuato a riunirci, seppur virtualmente, con una buona frequenza.

 

Mensilmente facevamo le nostre assemblee, anche invitando ospiti. Siamo dunque riusciti comunque a portare avanti le nostre battaglie». Lo spostamento del conflitto negli spazi virtuali del web e dei social-network ha rappresentato un’ancora di salvataggio per tutti i movimenti per la giustizia ambientale: complice la giovane età di molti dei partecipanti, quasi tutti nativi digitali, è stato molto naturale per loro continuare la lotta online.

Questo emerge anche dalle parole di Niccolò, studente universitario e membro anche lui di Fridays for Future. Durante il lockdown è rimasto bloccato all’estero: «Tanto non cambiava nulla dove ti trovavi: il non poter avere un contatto fisico ha stretto i contatti virtuali tra i gruppi. Noi abbiamo fatto manifestazioni sul web con Extinction Rebellion e poi abbiamo continuano con gli scioperi, anche se solo online. Abbiamo creato un’apposita piattaforma in cui vedere tutti i partecipanti allo sciopero in giro per il mondo. E poi abbiamo fatto azioni di social-bombing e mail-bombing, invadendo le pagine social e le caselle di posta elettronica dei parlamentari che spesso negano la crisi climatica. Una cosa inaccettabile nel 2020».

 

 

L’emergenza legata alla Covid-19 ha però fatto emergere un attivismo che va oltre l’appartenenza a gruppi e movimenti. Ce lo testimonia Cecilia, appena ventuno anni e volontaria presso la Comunità di Sant’Egidio: «La diffusione ha rappresentato un momento in cui tutti, forse per la prima volta, ci siamo sentiti deboli e abbandonati.

 

Ma nel momento in cui queste difficoltà sono emerse, colpendo principalmente chi era senza casa, chi non aveva da mangiare o i bambini che non potevano andare a scuola, abbiamo visto delle vere ondate di solidarietà inaspettate.

 

Moltissimi sono venuti a chiederci come contribuire. Quando vivi una difficoltà, poi ti viene più naturale vedere ciò che prima non vedevi ed è lì che arriva la spinta per agire, provare a cambiare le cose». Perché da sole altrimenti non cambiano.

A ribadirlo Felice, diciassette anni e il linguaggio schietto e diretto com’è solito a quell’età: «Io sono qui col movimento dei giovani di Valle Galiera Libera. Noi ci occupiamo del recupero di questa zona dove in passato stava la discarica di Malagrotta. Adesso hanno aperto una nuova gara d’appalto, per farne una nuova. Noi la chiamiamo Malagrotta 2, anche se sta a Monte Carnevale, sempre lì vicino comunque. Questa nuova discarica però non si limiterà a prendere i rifiuti di Roma, ma di tutta la provincia: quindi la spazzatura di più di quattro milioni di persone. E la precedente, chiusa nel 2013, non è stata ancora bonificata. Non ci si può fermare per la pandemia, bisogna continuare a lottare perché il mondo è pieno di grandi stronzi e neanche loro si fermano mai».

 

Xr e FFF di fronte al palazzo dell'Eni – 8 ottobre 2020

AZIONE DI XR CONTRO ENI«Eni vuol far pagare la distruzione dell'ambiente alle generazioni future»Attivisti e attiviste di Extinction Rebellion Italia e Fridaysforfuture-Roma si sono recat@ stamattina di fronte al palazzo #Eni, nei pressi del laghetto dell'Eur a Roma per contestare le politiche dell'azienda multinazionale.Chiamato in causa anche il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli (Eni è a partecipazione statale per oltre il 30%) a cui si chiede di fermare le attività estrattive e altamente inquinanti della società, che stanno condannando il paese al «collasso climatico e ambientale».Un collasso che pagheranno innanzitutto i più fragili:

Pubblicato da DINAMOpress su Giovedì 8 ottobre 2020