ITALIA

No al DdL Pillon: presidio e flashmob davanti al Parlamento

Mobilitazione prima a Montecitorio e poi davanti al Senato. La battaglia contro il DdL Pillon continua

Oggi, martedì 9 aprile, prosegue la mobilitazione contro il Ddl Pillon. Presidio in Piazza Montecitorio a mezzogiorno, mentre nella Commissione Giustizia è iniziato ufficialmente l’iter dell’approvazione del disegno di legge su separazione e affido a firma tra gli altri del Senatore leghista Pillon.

In piazza ci sono i centri antiviolenza della rete Dire e Differenza Donna che portano uno striscione di 100metri con scritti i nomi delle oltre 172mila persone che hanno sottoscritto la petizione per il ritiro del Ddl Pillon. La piazza è troppo piccola per stenderlo e disegna un labirinto che avvolge il presidio. Ci sono gli spazi femministi, i collettivi, le attiviste, le studentesse, le donne che hanno animato e costruito in questi tre anni il movimento femminista Non Una Di Meno e in questi mesi l’opposizione al governo patriarcale e razzista. Le stesse soggettività che hanno dato vita all’oceanica manifestazione di Verona: la più grande risposta di opposizione alle politiche retrograde e fondamentaliste del governo in materia di diritto di famiglia, diritti civili e autodeterminazione.

 

 

Ma è al Senato e non alla Camera che inizia la discussione sul controverso Ddl e così il movimento femminista NonUnaDiMeno e i centri antiviolenza hanno dato vita ad un flash-mob all’ingresso principale del Senato. Riprendendosi lo spazio pubblico e di espressione sempre più limitato e contingentato dalla gestione dell’ordine pubblico. Un messaggio semplice e chiaro si legge dai cartelli portati dalle attiviste che compongono la scritta “NO DDL PILLON” e dal megafono si rilancia sul ritiro immediato del disegno di legge. La mediazione familiare obbligatoria e a pagamento, l’introduzione della PAS, l’aumento dei costi e l’allungamento dei tempi per il divorzio, la bigenitorialità perfetta e il mantenimento diretto restano la base della discussione in commissione da cui niente di lontanamente accettabile potrà mai uscire a queste condizioni.

Mentre in Italia lo stillicidio delle donne ammazzate per mano di compagni, mariti ed ex continua incessante, il governo seguita a promuovere misure discriminanti e vessatorie nei confronti delle donne, delle minoranze, delle soggettività libere che reclamano autodeterminazione.

Tra i cartelli nel presidio a Montecitorio “Pillon Fatti i fatti tuoi che ai nostri corpi ci pensiamo noi!”. Dalla mobilitazione nazionale del 10 novembre contro questo DdL, al 30 marzo e all’oceanico corteo di Verona, migliaia sono le persone che hanno gridato a gran voce l’opposizione a questo disegno di legge e continueranno a farlo.

Appare chiaro che non è sufficiente il ritiro delle firme da parte dei deputati 5stelle, le dichiarazioni di alcuni politici, la promessa di eventuali emendamenti. Le migliaia di persone in agitazione permanente vogliono “il ritiro immediato del Disegno di Legge”.