ITALIA

Mediterranea salva 54 persone. Adesso le sia dato subito un porto sicuro

Nel pomeriggio il veliero Axel ha salvato 54 persone. Tra loro ci sono tre donne incinte, di cui una in condizioni gravi, e quattro bambini. Il governo italiano deve offrire subito un porto sicuro ai naufraghi

Intorno alle 17 di questo pomeriggio il veliero Axel, della missione Mediterranea Saving Humans, è stato allertato dal progetto Alarm Phone di un gommone in difficoltà a largo della Libia. L’imbarcazione umanitaria ha subito lanciato l’allarme al Centro di coordinamento del soccorso marino (Mrcc) di Roma, iniziando a dirigersi verso le persone in pericolo di vita. Solo un’ora prima, durante la perlustrazione del Mediterraneo centrale, gli attivisti avevano incontrato la carcassa di un gommone senza nessuna persona a bordo, forse i resti di uno dei cosiddetti «naufragi fantasma» che continuano a verificarsi in un mare sguarnito di soccorsi.

Incredibilmente l’Mrcc italiano ha risposto al veliero Axel che sarebbe stata la cosiddetta guardia costiera libica a coordinare l’evento Sar e a inviare una motovedetta. L’indicazione ricevuta dalle autorità italiane, secondo la prassi criminale che si è instaurato negli ultimi mesi, è un gravissimo indizio di complicità rispetto a quello che accade nel Paese nordafricano. Soltanto due giorni fa il centro di detenzione per migranti di Tajoura era stato attaccato dall’aviazione di Haftar, causando tra 53 e 60 vittime, oltre a 180 feriti. L’Onu ha dichiarato la strage «un crimine di guerra». A seguito dell’attacco anche i 5 Stelle in una nota congiunta, e sull’onda delle dichiarazioni del ministro degli Esteri Enzo Moavero, hanno affermato che «La Libia non è un porto sicuro», auspicando che Nazioni Unite e Unione Europea evacuino le migliaia di migranti intrappolati nelle zone di conflitto militare.

Sul salvataggio dei 54 naufraghi è intervenuto il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, scrivendo su Facebook: «Gli immigrati presi a bordo da Mediterranea sono in acque libiche, e attualmente sono più vicini di decine di miglia nautiche alla Tunisia rispetto a Lampedusa. Se questa Ong ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati faccia rotta nel porto sicuro più vicino, altrimenti sappia che attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l’Italia come punto di arrivo». Evidentemente perfino l’uomo che fino a due giorni fa affermava che la Libia è un porto sicuro si trova oggi nella condizione di non poter continuare a mentire. Questi elementi rendono ancora più grave l’indicazione dell’Mrcc di Roma di attendere l’intervento della cosiddetta guardia costiera libica.

Al ministro ha risposto Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci: «Il veliero Alex ha salvato 54 vite umane e le ha sottratte alla cosiddetta ‘Guardia costiera libica’, chiamata cinicamente e senza vergogna dal nostro governo per riportarli in quell’inferno internazionalmente riconosciuto. Adesso il Ministro della Propaganda rilancia la soluzione della Tunisia già dichiarata impraticabile dal tribunale di Agrigento, con l’ordinanza su Carola Rackete, e dalle istituzioni internazionali. La Tunisia non è un porto sicuro, il ministro se ne faccia una ragione».

Intanto il veliero Axel, 18 metri di lunghezza, sta navigando con a bordo tutti i naufraghi. Tra loro ci sono 11 donne, di cui 3 incinte tra cui una in gravi condizioni, e quattro bambini. Dai naufraghi a bordo, dagli attivisti e da tutte le persone che in questi giorni hanno manifestato da sud a nord in solidarietà alle navi umanitarie arriva una sola richiesta: «il governo italiano offra subito un porto sicuro».