EUROPA

Marsiglia, i crolli e il cuore della collera

Il 5 novembre a Marsiglia il crollo di due edifici ha provocato otto morti, scatenando un’ondata di solidarietà che ha portato a convocare, in pochi giorni, due manifestazioni oceaniche. Le mobilitazioni hanno incrociato quelle a difesa del mercato della Plaine, mettendo sotto accusa le politiche urbanistiche su Marsiglia

Da Marsiglia queste ultime settimane arrivano notizie di muri: il muro alzato nella piazza de La Plaine, per evitare le contestazioni contro la gentrificazione, e i muri delle case crollate a Noailles, il quartiere del mercato ortofrutticolo più economico della città, tra la Canebière e il Vieux Port.

Riguardo a La Plaine, la traduzione di un bell’articolo di Alessi Dell’Umbria ha collocato quanto sta accadendo in un contesto più ampio. Riguardo a Noailles, in Italia si è parlato solo del crollo di un palazzo che ha provocato otto morti, tra cui la giovane italiana Simona. Dal 5 novembre in poi, però, a Marsiglia sta succedendo ben altro – tanto che persino il New York Times se ne sta occupando – e le questioni legate a La Plaine e a Noailles si stanno saldando.

Si tratta di un momento storico, perché i nodi di un ventennale sistema politico-urbanistico basato sull’esclusione stanno venendo al pettine.

La catastrofe di  rue d’aubagne

Il 5 novembre a Marsiglia sono crollati due edifici, ai numeri 63 e 65 della centralissima rue d’Aubagne, portandosi via le vite di Simona, Fabien, Niasse, Ouloume, Julien, Marie-Emmanuelle, Taher, Cherif e forse di alcuni dei senza fissa dimora che, a detta dei vicini, dormivano nella cantina dell’edificio al numero 63 (di proprietà del comune, murato per inagibilità e poi lasciato a se stesso). Non è chiaro quando si saprà se là sotto ci sono anche loro, visto che le operazioni di rimozione delle macerie sono state interrotte, una volta finito il lavoro al numero 65, quello abitato.

Dal 5 novembre in poi a Marsiglia più di 1100 persone sono state evacuate dalle rispettive case (142 in data 20 novembre), non solo nell’isolato interessato dai crolli, ormai interamente svuotato. Da quando le autorità sono state costrette a intervenire per evitare altri morti, non passa giorno senza che i quotidiani locali parlino di edifici evacuati a seguito dei controlli che i pompieri stanno effettuando a tappeto.

Solo che ormai è tardi, decisamente troppo tardi. È troppo tardi perché gli edifici dichiarati in stato di degrado nella città di Marsiglia sono più di 40.000, come è noto dal rapporto Nicol del 2015, da altre perizie e dalle denunce di svariati articoli di giornale negli anni.

Si parla fin da subito di un dramma annunciato, ma la prima reazione del sindaco Gaudin è: «colpa della pioggia». Gli risponde il comunicato del Collectif 5 novembre – Noailles en colère: «È tempo di smettere di parlare di semplici crolli e di dichiarare questo dramma come (…) una catastrofe cittadina la cui origine sta nelle politiche abitative indegne portate avanti dal comune; solo così gli interessati potranno accedere ai giusti indennizzi».

Dopo il 5 novembre i crolli sono continuati. Il degrado abitativo è stato reso più visibile dalla campagna #balanceTonTaudis [denuncia il tuo tugurio] tramite la quale gli abitanti hanno iniziato a fotografare e postare sui social il degrado strutturale delle proprie abitazioni. Un balcone qui, una tromba delle scale là, e poi, ancora, un pezzo di cornicione.  L’impressione è che la città si sbricioli, si sgretoli, per l’incuria di decennali politiche scellerate a opera del sindaco Jean Claude Gaudin, in quota Les Républicains, a guida della città fin dagli anni ‘90.

 

Le politiche della giunta Gaudin e l’orizzonte della loro fine?

Per Gaudin e i suoi i tempi duri sembrano iniziati, però. Lo sconvolgimento provocato dai crolli e dai morti ha infatti messo in moto in città un’ondata di solidarietà e di azione senza precedenti, nutrita dal dolore e dalla rabbia verso una politica che sceglie deliberatamente di trascurare le vite di poveri, stranieri, marginali. Anzi, si fa di tutto per cacciarli dal centro città, che si vorrebbe far diventare un’attrazione riservata ai turisti, “la Barcellona di Francia”.

 

«Abbiamo bisogno di gente che crei ricchezza. Dobbiamo sbarazzarci della metà degli abitanti. Il cuore della città merita altro».

 

dichiarava Calude Vallette, assessore all’urbanistica del comune di Marsiglia a Le Figaro, nel lontano 2003.

Gli effetti di questa politica si vivono sulla pelle, giorno per giorno, fino a rendersi conto che «lo sfacelo di Noailles non è il risultato dell’incompetenza delle autorità municipali, è un metodo, un metodo politico», come scrive il giornalista Philippe Pujol nel suo La fabrique du monstre, libro-inchiesta del 2016 sul sistema clientelare che lega Gaudin, l’estrema destra, il mercato della droga e l’emergenza abitativa nei quartieri poveri di Marsiglia. Una sorta di Mafia Capitale in salsa provenzale.

Da quando Euromed, grande progetto di cosiddetta “riqualificazione urbana”, è stato inaugurato, milioni di euro sono stati spesi per opere rivolte esclusivamente a uso e consumo dei turisti e che nulla hanno a che fare con il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti.

Un esempio flagrante di queste scelte politiche si trova a soli 500 metri in linea d’aria dagli edifici crollati in rue d’Aubagne: a place Jean Jaurès. Nel quartiere della Plaine si è aperto infatti, negli ultimi mesi, un cantiere da milioni di euro volto ad annientare la vivacità della piazza, dove una vasta area pedonale è da secoli un punto di incontro, con le sue magnolie, le panchine, il parco giochi per bambini e il mercato/bazar, dove a prezzo stracciato si trova più o meno qualunque cosa.

Qui, dopo anni di assemblee del comitato di quartiere, come racconta nel dettaglio l’articolo di Alessi Dell’Umbria, si è scatenata poche settimane fa una strenua resistenza contro l’inizio dei lavori. La sua immagine simbolicamente più forte è quella del taglio degli alberi protetto da un cordone di CRS, che attacca  gli abitanti accorsi per impedirlo. Sempre qui, pochi giorni prima dei crolli di Noailles, è stato eretto un muro di cemento per allontanare le contestazioni, costato la modica cifra di 30.000 euro. Se quel muro – sottoposto fin dall’inizio a molteplici tentativi di abbattimento, alcuni brillantemente riusciti – era già stato uno sconvolgimento radicale della geografia psichica, oltre che sociale ed economica, per tutti i numerosissimi frequentatori della Plaine, nessuno si sarebbe aspettato che di lì a poco uno sconvolgimento ancora più grave e drammatico sarebbe arrivato.

 

“La marche blanche” – 10 novembre

Dopo i crolli di Noailles, l’ondata di solidarietà ha prodotto raccolte di generi alimentari e abbigliamento che hanno raggiunto in tempo record quintali di doni, fino a saturare i depositi. L’ondata di azione si è costituita attorno al “Collettivo 5 novembre: Noailles in collera”, autorganizzato, che vuole imporre la direzione da dare alla fase di gestione post-crolli. Il collettivo è stato in grado di chiamare in pochi giorni due manifestazioni oceaniche: la “marcia bianca” nel contegno del lutto, sabato 10 novembre, e la “marcia della collera”, mercoledì 14, per dare voce alla rabbia.

Attorno al Collectif 5 novembre gravitano abitanti di Noailles e dintorni e varie esperienze preesistenti nei quartieri, come l’associazione Un centre ville pour tous, che da tempo denuncia la rovina delle abitazioni del centro, o l’SQPM – Marseille, il sindacato popolare dei quartieri nord, le banlieus marsigliesi.

 

Così i crolli di rue d’Aubagne hanno messo in luce come le politiche vergognose all’origine della tragedia del 5 novembre, in pieno centro città, siano da anni una costante anche nei quartieri nord, che in più sono completamente isolati perché non ci arriva neanche la metro.

 

Qui da anni gli abitanti si organizzano per battersi contro la guerra della droga, che lascia sul campo feriti e morti “collaterali” nei regolamenti di conti, e contro l’incuria nella quale i politici lasciano abitazioni e infrastrutture, come riporta un articolo del quotidiano Libération del 16 novembre, interamente dedicato alla questione dell’abitare a Marsiglia.

È così che alla marcia bianca di sabato 10 novembre più di 10.000 persone, provenienti da tutta la città, attraversano le vie di Noailles. Si cammina in silenzio fino all’arrivo al Vieux Port, sotto al comune, dove scroscia il grido: Gaudin assassin!/Gaudin démission!

E proprio mentre la manifestazione è iniziata da poco dietro allo striscione “Noailles meurt, Marseille en deuil” [Noailes muore, Marsiglia in lutto], una signora, affacciata con il figlio per seguire la marcia, crolla giù, assieme a un pezzo del suo balcone, su Cours Lieutaud. Per loro solo ferite non gravi per fortuna, ma nel corteo la mente va subito all’altra dichiarazione del sindaco Gaudin dopo i crolli : «Je ne regrette rien» [nessun rimpianto].

 

Questa volta è troppo e gli amministratori comunali non la passeranno ancora liscia: è questa l’aria che si respira in città..

 

Se ne sono accorti anche gli amministratori stessi, sembra, a giudicare dal dispiegamento di forze di polizia a Noailles nelle ore immediatamente successive ai crolli e, soprattutto, dalla violenza gratuita e inaudita contro i manifestanti mercoledì 14 novembre.

 

« La marche de la colère » – 14 novembre

Alla marcia della collera sono 15.000 le persone che si riversano nelle strade della città al grido di «qui sème la misère récolte la colère» [chi semina miseria raccoglie collera], «nous sommes tous des enfants de Marseille» [siamo tutti figli di Marsiglia]. Di nuovo, proprio mentre si sfila, una scala crolla in un’abitazione del centro. Di nuovo la rabbia è moltiplicata dall’atteggiamento delle istituzioni, che hanno transennato il comune per non fare avvicinare i manifestanti e hanno installato i mercatini di Natale come se non fosse un momento di lutto. All’arrivo sotto il municipio la testa dell’enorme marcia calpesta parte delle barriere e la violenza smisurata delle forze dell’ordine si scatena improvvisamente. È dai tempi dei cortei contro la Loi Travail nel 2016 che non si vedeva una tale quantità di lacrimogeni a saturare l’aria. La violenza continua per tutta la sera fin dentro le vie della Plaine e di Noailles, senza risparmiare la stessa rue d’Aubagne. Gruppi della BAC si aggirano fino a tardi gasando e colpendo persone isolate a caso, passanti che in alcuni casi non hanno nemmeno preso parte alle proteste. Si contano diversi feriti con punti di sutura alla testa e fratture e una decina di persone in stato di fermo, che saranno rilasciate nei giorni a seguire. La strategia adottata dai poteri locali sfugge: forse il sindaco Gaudin non ha capito che così facendo la rabbia decuplica tra gli abitanti di Marsiglia.

 

L’indomani, per una volta, anche i giornali parlano di violenza inaudita e gratuita da parte delle forze dell’ordine. Una spiegazione è che questa volta anche giornalisti, cameramen e fotografi sono stati travolti dalle cariche.

 

L’intenzione sembra quella di colpire direttamente i quartieri interessati. «Cornuti e mazziati», diremmo in Italia. «Prima ci ammazzano poi ci manganellano», è lo slogan che circola il giorno dopo. Il trattamento riservato ai manifestanti è quello ben conosciuto dalle popolazioni delle banlieues francesi, soprattutto non bianche, tra le quali le violenze della polizia fanno svariati morti ogni anno, accanendosi poi penalmente su chi reclama giustizia.

Da parte dei moltissimi manifestanti, si parla di una giornata che è stata e resterà storica.

 

 

La resa dei conti

Nel frattempo, la posizione degli amministratori della città si aggrava. Nei giorni scorsi viene reso noto che gli “esperti”, delegati dal comune per compiere i rilevamenti sul luogo dei crolli, non erano registrati all’albo ufficiale della procura di Aix-en-Provence. Inoltre, le prime teste iniziano a cadere: i due vicepresidenti della regione Provence-Alpes-Côtes-d’Azur – Xavier Cachard e Arlette Fructus – sono infatti stati sospesi e il vice-presidente de Les Républicains nel consiglio della metropoli Aix-Marseille-Provence Bernard Jacquier si è dimesso. Cachard e Jacquier perché riscuotevano l’affitto di tuguri in rovina di cui sono proprietari, Fructus in quanto incaricata delle “politiche sulla casa e sull’urbanistica” e delle “politiche della Città”.

Il 15 novembre sui giornali circola un titolo: Gaudin, fine del regno.

L’ultimo pensiero va  alle vittime e ai loro cari, a cui ci stringiamo con rabbia e con amore, e alla collera seminata in queste settimane per le strade di Marsiglia.

Sabato 24 è stata indetta dall’assemblea della Plaine una manifestazione dal titolo molto evocativo: “Appel aux masses” [Chiamata alle masse].

Un dettaglio: in francese masse significa sia massa che mazza.