ITALIA

L’onda rossa invade il centro di Bologna

Il Pride bolognese sfila coloratissimo per il centro della città. Lanciando una sfida al governo e a razzismi e sessismi di ogni tipo

Sabato 7 luglio una marea di persone (tra le 7.000 e le 10.000, come riportato da diverse fonti) si è riversata nelle strade del centro di Bologna per celebrare l’annuale sfilata dell’orgoglio omosessuale, bisessuale, transessuale, intersessuale e queer.

Il Pride è la più grande mobilitazione internazionale non violenta che, da quasi cinquant’anni, si svolge ogni anno nelle maggiori città del mondo nel periodo compreso tra giugno e settembre. Nasce per rivendicare con forza ed energia creativa i diritti delle persone LGBTQI ricordando la rivolta dei Moti di Stonewall Inn del 1969 a New York, segnanti l’inizio di un movimento mondiale – per affermare le lotte di queste minoranze – che da allora non si è mai arrestato.

Il motto di quest’anno è Corpi R-Esistenti: considerata una delle città più accoglienti d’Italia e capitale dell’orgoglio LGBT, Bologna promuove un’azione dei corpi perché essi non siano ridotti a mera esistenza biologica, bensì siano legittimati a vivere appieno e a esprimersi, resistendo quotidianamente al controllo e all’omologazione, nel rifiuto di ogni tipo di discriminazione.

Migliaia di persone, giovani provenienti da ogni parte d’Italia, migranti, anziani, famiglie con bambini, persone eterosessuali e non, hanno sfilato insieme nei luoghi aperti della città lungo un percorso che, partendo alle 16.30 dai Giardini Margherita, li ha condotti in corteo attraverso tutto il centro storico per poi arrivare di nuovo al punto di partenza e terminare la giornata con i festeggiamenti.

Presenti alla manifestazione anche Cathy La Torre, avvocata per i diritti LGBT di recente minacciata di morte sui social, e il sindaco della città Virginio Merola, omaggiato pochi giorni prima con un pacco “regalo” contenente vestiti da donna (come riportato dal quotidiano “Repubblica”) inviatogli dai militanti locali di Forza Nuova al fine di sbeffeggiare la sua partecipazione all’evento e delegittimare il valore della manifestazione stessa.

Tra i partecipanti anche centinaia di cittadini in maglietta rossa, che aderivano all’iniziativa lanciata in tutta Italia da Libera, Arci e Anci per la stessa giornata, in segno di protesta contro l’emorragia di umanità che sempre più marca la politica migratoria dell’attuale governo gialloverde: un gesto che conferma la natura inclusiva, antifascista, antirazzista e antisessista del Pride.

Una giornata dedicata ai diritti, alla libera espressione nell’uguaglianza di tutte e di tutti: diritti come rimozione degli ostacoli a formare una famiglia che tale possa essere considerata senza per forza dover aderire al modello eteronormato e patriarcale che per secoli si è voluto imporre; libera espressione come variegata espressività di linguaggio e di corpi, contro ogni discriminazione che investa le scelte di adottare atteggiamenti o abbigliamenti non tradizionali; uguaglianza come limite alla propria libertà in favore di quella altrui, perché la libertà non venga mai confusa con il diritto a poter discriminare e prevaricare.

Ma anche, non da ultimo, il valore della solidarietà come condivisione dell’impegno nelle lotte di autodeterminazione, perché la libertà di corpi in movimento è tale solo se riguarda i corpi di tutte e di tutti, quelli dei e delle migranti così come quelli dei membri di ogni popolazione autoctona. Un valore rappresentato dalle magliette rosse che per tutta la giornata hanno brillato e occupato spazi nelle città che viviamo ogni giorno; un appello che si traduce nella rivendicazione del diritto di tutti gli individui a decidere liberamente dove muoversi e se restare, senza distinzioni, e che inglobato nell’ambito del Pride simboleggia il valore dell’intersezione tra lotte diverse ma dai solidi valori condivisi.

Foto di copertina di Vittorio Giannitelli. Guarda la gallery completa.