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Laureti: un socialista a Spoleto
Attraverso una storia locale e la biografia di Pasquale Laureti (1871-1960), animatore del socialismo spoletino e fondatore del giornale “Giovane Umbria”, si ricostruisce un capitolo dei movimenti sociali e intellettuali a cavallo fra Ottocento e Novecento. Il libro verrà presentato oggi a Esc Atelier alle ore 18.30 con l’autore Guido Farinelli, Sandro Portelli e Roberto Carocci
Guido Farinelli ci offre un singolare spaccato di storia d’Italia nel suo Soldato di un’idea che non può tramontare (edizioni Era Nuova, Perugia 2018, prefazione di Alessandro Portelli), ricostruendo grazie a documenti pubblici, archivi giornalistici e carteggi privati trasmessi per via familiare, un lungo percorso, che parte dal vivace clima studentesco alla romana Sapienza, frequentata negli anni 1894-1897 con al centro le lezioni di Antonio Labriola ed Enrico Ferri e connessi eventi pubblici, e si ripercuote a Spoleto nella fondazione, insieme allo scrittore Ugo Ojetti, del settimanale politico e letterario la “Giovane Umbria”, cui si riferisce spesso la documentazione degli eventi.
Come sottolinea giustamente Portelli, Laureti è interessante, oltre che per il suo lascito di sindaco, organizzatore di lotte e operatore culturale, proprio per il lavoro di «mediatore […] in continua relazione con le figure fondanti del socialismo e con protagonisti della cultura nazionale e del pensiero socialista come Ferri, Labriola, Turati e più indirettamente, Carducci (le carducciane “fonti del Clitumno” sono proprio sulla via di Spoleto)». In quest’ultimo caso, al di là dell’amore personale di Laureti per il poeta, l’iniziativa di valorizzazione turistica delle Fonti, l’apposizione di una lapide sulle mura cittadine (1906) e l’erezione di una stele proprio nell’area delle Fonti (1910) intendono allo stesso tempo valorizzare l’elemento repubblicano di Carducci, contro il suo riassorbimento istituzionale e monarchico, e cercano di proporre il socialismo come erede legittimo e concorrente del partito repubblicano.
Con quell’egemonia, infatti, il nascente movimento socialista si era confrontato all’inizio nell’Umbria di Luigi Pianciani e con essa continua occasionalmente a scontrarsi, per esempio nel 1891 e soprattutto del 1902 e 1906 in occasione dello sciopero dei minatori delle gallerie di lignite site a Morgnano, S. Angelo e Uncinano, di proprietà della Società Terni cui forniva il combustibile per le fonderie, quando per superare le resistenze della componente romagnola e repubblicana dei lavoratori viene convocato addirittura Andrea Costa, romagnolo anch’egli e padre nobile del socialismo italiano. In quell’occasione Laureti, oltre a svolgere un’assidua opera di propaganda e mediazione sindacale, scrive addirittura una commedia in tre atti (perduta), La miniera, presentata nel 1905 al Teatro Nuovo, interpretata da operai autentici – messinscena analoga, ricorda Portelli, a quella dei tessili di Paterson cinque anni dopo – con regia di John Reed.
La battaglia di Laureti, dopo le giovanili esperienze universitarie e la sua partecipazione alle iniziative romane più clamorose che vi si collegarono (l’inaugurazione del monumento a Giordano Bruno, le proteste per gli ostacoli posti all’attività didattica di Labriola, il sanguinoso 1 Maggio 1891), si svolge sul terreno del socialismo municipale e dell’organizzazione sindacale (come attivista e come avvocato difensore davanti ai tribunali), senza trascurare il suo costante impegno culturale nell’Accademia degli Ottusi, poi Accademia Spoletina, di cui diventa segretario nel 1914 e presidente nel 1918, rimosso dai fascisti nel 1926 e restaurato nella carica nel 1945.
Per il primo aspetto Laureti partecipa in primo piano ai consigli comunale di Spoleto e provinciale di Perugia dal 1899 al 1922, ritorna nel 1943 dopo la caduta del fascismo come commissario prefettizio alla vigilia dell’8 settembre, ben presto abbandonando la carica sotto il regime repubblichino. A fianco dell’attività consiliare e dell’impegno culturale, notevole è il suo impegno specifico in varie istituzioni assistenziali, educative e di beneficienza – il settore di cui tornerà a occuparsi dopo la Liberazione. In parallelo si tratta dell’istituzione del Ricreatorio popolare, della riforma di orfanotrofi e brefotrofi (argomento su cui scriverà una serie di articoli di notevole impegno sociologico e pedagogico, raccolti poi nel libro I Trovatelli), da un lato, e dall’altro di interventi straordinari di tipo sociale e solidaristico, come l’accoglienza dei figli degli scioperanti della Terni in serrata nel 1907 nella “Spoleto proletaria” (analoghe accoglienze riceveranno nel 1908 a Livorno, Genova, Milano i figli dei braccianti di Parma in lotta, nel 1912 i bambini di Lawrence, MA).
Naturalmente il terreno principale del lavoro di Laureti è l’organizzazione del proletariato cittadino, minerario e contadino, dagli sforzi di riqualificare la Società di mutuo soccorso alla resistenza (di massa e di fronte ai giudici) all’ondata repressiva del 1898, alla costituzione della Camera del Lavoro nel 1912, l’impianto delle Leghe nelle campagne. Viene attentamente ricostruito l’impatto in ambito spoletino di grandi scadenze nazionali di un socialismo ormai forte e pugnace – la campagna del 1911 contro la guerra di Libia, l’agitazione anti-militarista e la settimana rossa del 1914. Così come viene analizzata la deriva interventista e bissolatiana di alcuni fondatori del socialismo spoletino come Arcangeli (primo sindaco socialista della città) e Bistolfi, cui si oppone fervidamente la “Giovane Umbria”, costretta ben presto al silenzio dalla censura militare. Laureti tiene ferma la posizione pacifista e nel primo dopoguerra, fedele a Turati, si schiera con i socialisti riformisti.
Il “biennio rosso” vede una straordinaria radicalizzazione a sinistra dell’Umbria, dove il Psi raggiunge quasi il 47% dei voti nelle elezioni politiche del 1919 (il doppio della media nazionale) e ancor più in quelle amministrative del 1920. Dello sviluppo delle lotte fa fede lo straordinario sciopero a oltranza per cinque mesi dei minatori spoletini, cui si aggiung0no importanti mobilitazioni e successi dei braccianti e dei mezzadri. A Spoleto il partito socialista è però spaccato dalla polarizzazione del sindaco Bezzi verso il neonato Pcd’I e di Laureti verso il riformismo di Matteotti e fonda il nuovo giornale “La Fiamma” nel febbraio 1921, all’indomani di Livorno. In quello stesso mese nasce la sezione fascista di Spoleto e inizia una lunga serie di aggressioni, incursioni e incendi da parte degli squadristi e accompagnata dall’imposizione di commissari prefettizi a Spoleto e Perugia, fino al crollo di fine 1922 e 1923. Laureti si salva dalle aggressioni dirette, ma è colpito da un’accesa campagna denigratoria come elemento anti-nazionale (per la sua posizione su Fiume) e ridotto al silenzio sotto sorveglianza poliziesca dal regime trionfante.
La dettagliata biografia, composta con l’aiuto di Sandro Laureti, a sua volta sindaco di Spoleto, alla cui memoria il libro è dedicato, è completato da foto e ritagli di giornali d’epoca e da una ricca appendice comprendente una postfazione di Giorgio Benvenuto e contributi supplementari sull’impegno di Laureti nella trasformazione delle strutture ospedaliere di Spoleto e sui suoi interventi in materia di urbanistica cittadina e tutela di Monteluco.
In complesso un esemplare lavoro di storia complessiva del movimento operaio e socialista, calato in una dimensione biografica e locale.
Le foto provengono dall’archivio privato della famiglia Laureti