ROMA

La Roma dei «cuori neri» tra mafia, politica e tante pistole

Il coin­vol­gi­mento di un ex atti­vi­sta di Casa Pound Ita­lia nella morte del fac­cen­diere Sil­vio Fanella a seguito, o almeno que­sta sem­bra l’ipotesi più pro­ba­bile, di un ten­ta­tivo di rapi­mento a scopo di estor­sione, ha nuo­va­mente acceso i riflet­tori sui rap­porti tra mala­vita ed estrema destra.

La prima cosa da regi­strare, met­tendo in fila alcuni fatti, è la dispo­ni­bi­lità di armi nelle mani dei neo­fa­sci­sti della Capi­tale. Il secondo ele­mento è l’acclarata con­ti­guità con la cri­mi­na­lità orga­niz­zata e la faci­lità con cui molte figure pas­sano da un ambiente all’altro

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Era il 2006 quando un’indagine dei Cara­bi­nieri su una fal­lita rapina alla banca di Civi­ta­vec­chia Cara­vit porta ad una per­qui­si­zione a Casa Pound. Secondo i mili­tari le cin­que per­sone fer­mate per la rapina fre­quen­ta­vano assi­dua­mente la sede di via Napo­leone III e uno di loro ci avrebbe pro­prio vis­suto. Saranno i Cara­bi­nieri a par­lare di un colpo ben orga­niz­zato e di una banda non di sprov­ve­duti ma di professionisti.

Alcuni anni prima, è il 7 luglio del 2003, una «santa barbara» viene ritro¬vata in una can¬tina al numero 859 di via Nomen¬tana: 9 pistole di grosso calibro, ovviamente con matricola abrasa, un’arma da guerra, due bombe a mano, munizioni, divise delle forze dell’ordine, giub¬botti antiproiettile. Presumibilmente l’arsenale e il resto erano a dispo¬si¬zione di chi avesse voluto com¬piere delle rapine. Furono arrestati per detenzione illegale di armi Andrea Rufino e Giovanni Marion. Il secondo vicino alla banda di Kapplerino, nome «d’arte» di Elio Di Scala, rapinatore di estrema destra che negli anni ’90 aveva messo su una banda com¬po¬sta da un mix di estremisti neofascisti e criminali comuni di varie età e provenienza. I due poi risultavano tra i fondatori di Easy London, la società messa su dai due padri di Forza Nuova Massimo Morsello e Roberto Fiore.

È il 2012 invece quando a Tivoli viene gam¬biz¬zato Fran¬ce¬sco Bianco, l’ex Nar passato all’onore delle cro¬na¬che per la sua assunzione diretta all’Atac nella fascistopoli di Alemanno. A sparare è Carlo Giannotta, reggente dell’ex sezione dell’Msi di Acca Larentia. Il motivo dell’aggressione? Divergenze sulla gestione della sede e della commemorazione dei tre militanti dell’Msi uccisi a colpi di pistola all’esterno di Acca Larentia nel 1978. Durante le indagini per il ferimento viene perquisita anche Casa Pound. I due figli di Carlo, Mirco e Fabio Giannotta, vantano il loro bel curriculum a cavallo tra estrema destra e criminalità.

Mirco prima di essere messo da Alemanno a diri¬gere l’ufficio per il decoro urbano ha patteggiato la condanna per diverse rapine, rapinatore anche Fabio, tra gli autori del colpo a Bulgari di via dei Condotti. A Fabio Giannotta è stato poi ricondotto l’arsenale ritrovato il 18 dicembre del 2011 nel quartiere Alessandrino: tre pistole semiautomatiche Beretta, dieci altre pistole semiautomatiche, quattro fucili da guerra, una mitraglietta, migliaia di munizioni, giubbotti antiproiettile, passamontagna, uniformi di polizia e carabinieri. Una delle armi sarebbe servita all’omicidio di Emiliano Zuin, assassinato in un regola¬mento di conti nella mala romana nel 2008. Vicini in passato ai Giannotta altri due fratelli, Corrado e Manuel Ovidi, in passato molto legati a Maurizio Boccacci, attualmente leader di Militia.

Sono poi diversi gli ex Nar passati alla criminalità comune, come Massimiliano Taddeini e Claudio Ragno, arrestati nel 2012 per aver partecipato a delle rapine a mano armata con due distinte batterie criminali.

Inquietanti sono infine alcuni episodi che hanno visto coinvolti esponenti di spicco di Casa Pound Italia. Il 14 aprile del 2011 Andrea Antonini, vicepresidente dell’associazione neo¬fascista viene gambizzato con un’arma da piccolo calibro su via Flaminia. Rimangono ignoti i motivi ma gli inquirenti escludono l’attentato politico. Sempre Antonini con un altro esponente di Casa Pound Pietro Casasanta, è stato accusato nell’estate 2012 di aver aiutato un camorrista latitante, Mario Santafede, ad ottenere dei documenti dichiarando il falso a un funzionario dell’anagrafe.

Lo stesso Daniele De Santis, accu¬sato dell’omicidio di Ciro Esposito, oltre ad un ultrà era un militante neofascista attivo nel Movimento Sociale Europeo, nella sto¬rica sede di via Ottaviano in Prati. Entrare in pos¬sesso di un’arma non dovrebbe essere stato difficile.

 

*da il Manifesto del 5/7/2014