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La nostra storia raccontata da Angelo Del Boca

Africanista oltre che storico del colonialismo, lo studioso novarese ha raccontato l’Africa, senza pregiudizi e dandole piena dignità. La seconda uscita di uno speciale dedicato a Del Boca

Catherine Coquery Vidrovitich nell’introduzione a un suo volume afferma che «negli anni Sessanta quando la ricerca ha cominciato a interessarsi di storia africana, gli stessi studiosi erano convinti che l’Africa non avesse storia» e aggiunge che «quei pochi originali che cercavano di dimostrare il contrario erano considerati dei sognatori marginali rispetto al ruolo preponderante di etnologi e antropologi, il cui terreno riservato era appunto quello delle società “altre” e dei cosiddetti “popoli senza storia”».


In questo quadro, in Italia Angelo Del Boca, pur non essendo considerato da molti un africanista in senso stretto, è a nostro avviso uno dei pochi che, attraverso la sua opera monumentale sulla storia del colonialismo italiano nel continente africano, oltre ad aver dato un apporto significativo nel decostruire la narrazione sulla mitezza del colonialismo ha rivelato che l’Africa ha una storia.


Conosciuto ai più per essere il primo storico ad aver smontato il mito del bravo italiano denunciando attraverso i suoi lavori i crimini compiuti dalle truppe italiane, Del Boca attraverso un minuzioso studio delle fonti ha ricostruito in modo critico e sistematico la storia politico-militare dell’espansione italiana in Africa orientale e in Libia.

Tuttavia, ciò che oltre ai meriti di studioso attento a rivelare una storia che ancora risulta “scomoda”, Del Boca, per noi studiosi di origine dell’altra Riva, nel descrivere quanto l’italiano non fosse così “bravo” rivelando, in tal modo, l’efferatezza del colonialismo italiano ha, ai nostri occhi, restituito quella dignità “africana” che nella storiografia precedente era assente.

Nella sua minuziosa analisi è finalmente emerso “l’Altro”, ossia il popolo del Continente che ci sta di fronte con le sue peculiarità, riuscendo a marginalizzare quell’esotismo che nella letteratura e nella storiografia inficiava la storia dell’Africa. Non c’è alcun dubbio che Del Boca abbia rappresentato una frattura nella storiografia che ancora troppo risultava condizionata da secoli di pregiudizi. Decostruendo l’eredità della “biblioteca coloniale” è riuscito a fornire un’immagine dinamica, e per nulla statica, delle società di quelle aree dell’Africa cui ha dedicato i suoi studi, tanto sul piano sincronico che su quello diacronico.


In questo, senza nulla togliere al suo approccio storico-militare Del Boca, come scrive Nicola Labanca, era stato giornalista e inviato speciale in quei paesi africani di cui aveva studiato minuziosamente la documentazione coloniale.

Era dunque, ai nostri occhi, quello che oggi potremmo definire un vero “africanista” in quanto oltre alla ricerca archivistica aveva compiuto la ricerca sul campo entrando dentro quel contesto con uno sguardo non “esotico”. L’aver “toccato con mano” e l’essersi inserito in quei mondi con il suo corpo e con una dimensione libera dai pregiudizi lo ha reso indubbiamente una voce fuori dal coro.

Angelo Del Boca ha, dunque, ricostruito quella storia reale tra le due sponde di cui avevamo bisogno.

È stato un maestro per molti perché ha insegnato con le sue opere, i suoi racconti e i suoi articoli pubblicati in molti quotidiani nazionali quanto sia necessario indossare anche le vesti dell’Altro per comprendere la Storia.


Nella speranza che i tanti i suoi allievi portino avanti la sua ricerca in un contesto come quello attuale in cui si tende a ritornare indietro, non possiamo che dirgli Grazie per aver raccontato la “nostra Storia”.

Introduzione e indice con tutti gli articoli dello speciale su Del Boca.

Immagine di copertina: Vedute di Dire Daua (Etiopia). Cartoline. Collezione privata