MONDO

La marea femminista occupa le strade, le scuole e le università in Cile

Decine di facoltà occupate da studentesse contro la violenza machista, e una enorme manifestazione dopo un ennesimo femminicidio. Giornate intense per il movimento femminista anche in Cile,  capace di connettere rivendicazioni e pratiche di lotta differenti contro lo stupro, l’abuso sessuale e la violenza con le rivendicazioni femministe nelle aule delle scuole e delle università.

Nuovi reclami e nuove lotte che hanno per protagoniste le studentesse crescono nelle scuole, nelle facoltà e nelle strade. Il caso che fa esplodere le proteste riguarda le violenze compiute da un  professore, ex presidente del Tribunale Costituzionale, denunciato da una studentessa che aveva lavorato per lui. L’università non ha preso alcun provvedimento, scatenando l’indignazione di migliaia di studentesse. Pochi giorni dopo l’inizio di queste occupazioni di scuole ed università, migliaia di donne sono scese in piazza lo scorso sabato a Santiago per Concepción, donna cilena assasinata a Luján de Cuyo, Mendoza, Argentina, dal marito Roberto Audano di 70 anni autore, reo confesso, del delitto. Cosi diverse organizzazioni femministe, le amiche della vittima e tantissime altre  si sono unite alla manifestazione lanciata da Ni Una Menos.

“Vogliamo giustizia per Concepción Arregui, una donna brutalmente assassinata” ma vogliamo anche giustizia “per tante altre donne violentate, oppresse e zittite”. Come riporta El Mostrador è stata una notte emozionate e molto importante in Cile. Così ne parla, al giornale cileno, Bárbara Fuentes parente di Concepción Arregui, “migliaia di donne e uomini hanno manifestato per il rispetto dei diritti delle donne. Siamo scese in piazza come una grande famiglia, unite come sempre, per la memoria e la giustizia della nostra cara Concepción Arregui, ma anche per le tante donne violentate, oppresse e zittite ogni giorno. Mai più violenza contro le donne come avvenuto con de Conchy, Ámbar, Nabila, Fernanda Maciel e tante altre” dice Barbara, mentre cammina a fianco di tante altre donne.

La manifestazione femminista dell’11 maggio 2018 lanciata da Ni Una Menos Cile è stata davvero un successo.

Migliaia di donne e uomini sono scensi in piazza. Tra balli, canti, danze e migliaia di cartelli e striscioni che hanno invaso Santiago nel pomeriggio fino alla sera. Come riportato dall’articolo di El Mostrador, lo slogan della manifestazione era “In piazza contro la cultura dello stupro”. La manifestazione era stata lanciata per chiedere giustizia per Concepciòn ma anche per diverse altre donne assassinate, per la giovane che ha subito violenze dagli ultras, altro recente caso di violenza che ha destato scalpore a Santiago.

Migliaia di donne cantavano “Piñera machista un’ondata femminista ti sconfiggerà” e “Allerta allerta machista, tutto il territorio diventerà femminista”.

Viene infine denunciata anche la relazione tra i Pro Vita e la dittatura, con lo slogan “Ora sono Pro Vita, ma con la dittatura uccidevano con il DINA” (polizia segreta di Pinochet, ndfr.) e “Chi non salta è Santelices”, il ministro della Salute, che si rifiuta di modificare il Protocollo sull’Obiezione di Coscienza, che è stato dichiarato fuori dallo Stato di diritto da organi competenti. Ad una intervista rilasciata a El Mostrador, Elena Detoni, leader del movimento Ni Una Menos, ha dichiarato di vedere con “stupore ed indignazione come le rivendicazioni delle donne per l’uguaglianza vengano frustrate”. E, conclude, “siamo stanche di questi continui abusi”.

Ma la manifestazione aveva anche l’obiettivo di sostenere le studentesse universitarie che stanno occupando le facoltà per denunciare il machismo negli spazi educativi e nei luoghi della formazione, rivendicare protocolli contro le molestie, la violenza manchista e gli abusi sessuali. Sabato 11 si è dunque trattato di una enorme manifestazione che si iscrive èpienamente all’interno di quel processo delle cosiddette “occupazioni femministe” che coinvolgono già diverse scuole ed università del paese, dopogli scandali legati ad abusi sessuali, e la denuncia di studentesse e lavoratrici dell’università del fatto che non vi siano tutele alcune per le vittime di violenza e che gli abusi siano pratica quotidiana. Entrata in agitazione l’Università di Valdivia, seguita dall’Università del Cile e dalla Cattolica, las protesta sta dilagando. Si tratta al momento di almeno quindici facoltà, dall’Università Australe fino alla sede di Giurisprudenza della Università del Cile.

“La violenza di genere nelle università è sempre esistita”, ma adesso la lotta femminista che sta attraversando il paese e il mondo apre nuovi spazi di lotta.

Così affermano alcune studentesse delle università in mobilitazione alla Radio dell’Università del Cile, per questo “vogliamo proporre una educazione femminista e cominciarla a costruire”.  “La violenza di genere è sempre esistita dentro gli spazi educativi. Oggi vediamo una esplosione di questa rivendicazione, con una manifestazione pubblica nell’ambito della problematizzazione di aquestioni più generali a livello nazionale. Da una parte, la rivendicazione di una educazione femminista ci connette con la necessità di pensare l’educazione come un progetto nuovo. L’eduzione jnon sessista sarebbe una risposta che oggi le studentesse propongono pubblicamente per rivendicare altre forme di pensare e relazionarsi nell’ambito educativo” spiega sempre alla Radio dell’Università Luna Fullegati, dell’Istituto di Scienze Educative.

Una marea che ancora una volta in Cile comincia dalle scuole e dalle università e si connette con la marea femminista globale, quella radicale ribellione al patriarcato e alla violenza di genere che sta dilagando in America Latina e in diversi paesi europei aprendo nuovi spazi di lotta, soggettivazione e immaginazione politica contro la violenza neoliberale, patriarcale e capitalista che colpisce le donne di tutto il mondo.

Foto di copertina tratta da La Izquierda Diario