MONDO

La campagna in difesa della fabbrica recuperata #ChilavertNonSiSpegne

#ChilavertNoSeApaga: con questo slogan si è aperto il 13 luglio il festival in sostegno della cooperativa Chilavert, una delle più attive imprese recuperate di Buenos Aires.

La tipografia recuperata ed autogestita Chilavert è conosciuta a livello internazionale ed è diventata il simbolo, assieme alla fabbrica di ceramiche ex Zanon – oggi Fasinpat – e all’hotel Bauen di Buenos Aires, dell’autogestione dei processi produttivi e del movimento nazionale ed internazionale delle fabbriche recuperate.

 

Chilavert è oggi sotto attacco, come la quasi totalità delle imprese recuperate argentine – 370 al 2017 secondo il rilevamento sulle imprese recuperate condotto nel 2017 dal programma di ricerca Facultad Abierta – fortemente indebolite da misure di politica economica restrittiva implementate durate gli anni del governo della destra neoliberale argentina di Mauricio Macri.

 

Fra queste l’implementazione di una politica di moderazione salariale finalizzata a contenere il costo del lavoro, l’incremento della flessibilità del mercato del lavoro e la riforma previdenziale. Riforme che hanno avuto come contraltare l’indebolimento della capacità di consumo da parte dei lavoratori.

Parallelamente l’apertura del mercato interno alle importazioni e la svalutazione del tasso di cambio per incoraggiare le esportazioni hanno avuto un effetto recessivo sulla produzione industriale. Non ultimo il tarifazo, l’incremento delle tariffe relative alle utenze, frutto di una politica restrittiva volta a raggiungere un pareggio di bilancio attraverso l’aumento della tassazione sulle utenze. Ed è proprio l’incremento delle tariffe sui consumi di acqua, elettricità e gas ad aver stroncato la capacità di sopravvivenza delle imprese recuperate sul mercato.

 

L’80% delle imprese recuperate ha sperimentato un crollo della produzione e al 2017 oltre il 17% non produceva, avendo fermato la produzione per costi eccessivi e scarsa domanda. Nonostante ciò, i processi di recupero delle imprese abbandonate dal capitale o rese improduttive continuano: nel 2017 durante il governo di Mauricio Macri sono sorte 25 nuove imprese recuperate.

 

In questo contesto, anche Chilavert – ex Arti Grafiche Gaglianone – nel quartiere di Pompeya di Buenos Aires è sotto attacco avendo accumulato un debito esoso per la fornitura di energia elettrica con la società Edesur che minaccia il taglio della corrente elettrica previsto per il prossimo martedì. Un debito divenuto impagabile per la svalutazione del peso argentino, per l’aumento delle tariffe voluto dal governo e la contrazione del mercato della grafica sempre più spiazzato dalla diffusione del digitale.

Mentre Chilavert riceve un’intimazione di adempiere al pagamento del debito pena il taglio dell’elettricità da parte della società fornitrice di corrente Edesur, la stessa società che vede condonato il proprio debito di circa 7 mila milioni di pesos (circa 150 milioni di euro) da parte del governo. Nel corso dell’ultimo anno le tariffe di fornitura dell’elettricità sono aumentate del 1500% – denunciano i lavoratori della Chilavert.

Tanto che la cooperativa Chilavert autogestita dal 2002 ha accumulato in particolare nell’ultimo anno un debito di 970 mila pesos argentini, circa 20 mila euro. Nonostante la proposta da parte di Chilavert di anticipare in contanti 60 mila pesos – circa 1200 euro – raccolti grazie a donazioni, la società non ha accettato.

 

Ma Chilavert resiste ed il 13 luglio lo ha dimostrato organizzando il primo festival contro le tariffe esose ed in difesa della gestione operaia. Chilavert non è solo una tipografia recuperata dai suoi lavoratori, Chilavert è anche sede di una scuola popolare, del Centro di Documentazione sulle Imprese recuperate del programma Facultad Abierta dell’Università di Buenops Aires, punto di riferimento per ricercatori, attivisti e studiosi a livello internazionale, di un centro culturale e di un centro di teatro comunitario.

 

Il Bachillerato Popular è la scuola popolare per adulti che non hanno completato la scuola dell’obbligo, dove ogni anno studiano e si diplomano oltre 50 adulti del quartiere. Chilavert è anche sede di uno spazio socio-culturale del quartiere dove si svolgono gli incontri del gruppo del Teatro Comunitario di Pompeya – oltre 45 persone.

Dal marzo 2004, al primo piano, è inoltre attivo uno spazio dedicato ad attività culturali ed artistiche, una biblioteca e una galleria d’arte. L’idea alla base dell’apertura del centro culturale è quella di restituire al quartiere, e alla società civile nel suo complesso, parte della solidarietà e del sostegno ricevuti durante i mesi dell’occupazione ed anche in seguito.

A Chilavert ha sede anche il Centro di Documentazione delle Imprese Recuperate nell’ambito del programma di estensione universitaria dell’Università di Buenos Aires. Chilavert è poi sede del centro di aiuto per famiglie con problemi abitativi della città.

 

Chilavert è molto più di una tipografia: è una “fabbrica aperta” con una vocazione internazionalista, quella di diffondere l’esempio concreto e quotidiano della possibilità di gestione da parte dei lavoratori dei processi produttivi e, soprattutto, di difesa del lavoro.

 

Il prossimo martedì Chilavert non si spegnerà: così hanno annunciato i lavoratori e gli abitanti del quartiere di Pompeya, e sarà importante sostenerli e far sentire loro vicinanza e solidarietà internazionale, con comunicati, messaggi di solidarietà, messaggi sui social networks, foto con l’hashtag #ChilavertNoSeApaga o #ChilavertNonSiSpegne, o qualsiasi altra modalità di far arrivare a Chilavert e all’Argentina il sostegno nei confronti di una importante esperienza di autogestione che si trova a rischio a causa del saccheggio neoliberale.