Il Magnifico Rettore scende in campo (?)

Storia del Rettorato

Ha portato la “riforma” Gelmini nel più grande ateneo d’Europa, la Sapienza, prima ancora che questa fosse approvata in Parlamento, per dimostrare il “virtuosismo” degli atenei italiani. Vanta un mandato da Rettore incredibilmente lungo, oltre qualunque norma o statuto. Ha imposto una gestione accademica autoritaria, sia sul piano della didattica che su quello dell’amministrazione. Ha reso il Policlinico Universitario un luogo di ritrovo per parenti e congiunti, scandalosamente piazzati nei più disparati incarichi medici, dimostrando una visione strettamente familistica del concetto di “collocamento”. Ha utilizzato i luoghi della Sapienza, specialmente l’Aula Magna, come fossero il suo salotto privato, mentre il Rettorato è diventato di giorno in giorno più inaccessibile a qualunque studente volesse incontrare il Ha portato la “riforma” Gelmini nel più grande ateneo d’Europa, la Sapienza, prima ancora che questa fosse approvata in Parlamento, per dimostrare il “virtuosismo” degli atenei italiani. Vanta un mandato da Rettore incredibilmente lungo, oltre qualunque norma o statuto. Ha imposto una gestione accademica autoritaria, sia sul piano della didattica che su quello dell’amministrazione. Ha reso il Policlinico Universitario un luogo di ritrovo per parenti e congiunti, scandalosamente piazzati nei più disparati incarichi medici, dimostrando una visione strettamente familistica del concetto di “collocamento”. Ha utilizzato i luoghi della Sapienza, specialmente l’Aula Magna, come fossero il suo salotto privato, mentre il Rettorato è diventato di giorno in giorno più inaccessibile a qualunque studente volesse incontrare il Rettore. Ha esternalizzato tutti i servizi collaterali all’attività didattica, come la guardiania e le pulizie, in un sistema di appalti e subappalti mai troppo trasparenti, ma con l’unica costante di vessare i lavoratori nei modi più disparati. Può vantarsi di aver riempito le povere casse della Sapienza multando in varie occasioni gli studenti che provavano a diffondere cultura e saperi liberi (come nel caso della Notte Bianca 2012). Vanta un ottimo numero di indagini a suo carico, sia per aver accumulato cariche (quella di Rettore e quella di primario di Oncologia) sia per lesioni colpose ai danni di una paziente. Si è dimostrato più volte sostenitore accanito di un pensiero arretrato, conservatore e discriminatorio, invitando Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico nel 2008, ed impedendo lo svolgimento nell’ateneo di una rassegna di cinema queer nel 2010. Ha avviato moltissimi cantieri nella città universitaria e non solo, molti dei quali privi delle elementari norme di sicurezza: era il 2010 quando Mohammed Bannur, operaio, morì nel ventennale cantiere di Scienze Politiche. Ha ben pensato di risolvere il problema degli spazi per le lezioni spendendo centinaia di migliaia di euro per una struttura temporanea che ha distrutto lo storico e ultimo spazio di socialità della Sapienza, il Pratone.

Con questo curriculum di primo piano, l’approdo è pressoché automatico: il Magnifico Rettore Luigi Frati non poteva che essere un possibile candidato del PDL alla regione Lazio! Gli studenti e le studentesse della Sapienza dovrebbero, a rigor di logica, festeggiare questo possibile addio del Barone Rampante delle università italiane, ma un ragionamento ci spinge a non farlo. Oltre a sottolineare ancora di più l’urgenza delle sue dimissioni immediate, bisognerebbe riflettere sul sistema di clientela e corruzione imperante in quasi tutti gli atenei del paese da ormai troppo tempo, che Frati incarna egregiamente. Non vogliamo correre il rischio di cadere nella retorica della cacciata risolutiva del tiranno: sarebbe invece il momento di rompere definitivamente con il dibattito pubblico sull’università che parla di sprechi causati dai fuoricorso, tasse troppo basse e prestito d’onore da inserire, per realizzare finalmente un vero progetto meritocratico. La verità è che le università italiane vengono utilizzate come vere e proprie palestre da chi, come il Magnifico Frati, si appresta a fare il grande salto e portare tutto il carico della sua esperienza in tema di meccanismi parassitari, clientelismi e assoluto disinteresse per la collettività. Gli sprechi esistono eccome nelle università italiane: c’è una cordata di baroni pronta ad arraffare i pochi spicci che il governo stanzia ogni anno per gli atenei e spartirseli, fino a quando non si troverà in un’arena ancora più grande nella quale arricchirsi.Rettore. Ha esternalizzato tutti i servizi collaterali all’attività didattica, come la guardiania e le pulizie, in un sistema di appalti e subappalti mai troppo trasparenti, ma con l’unica costante di vessare i lavoratori nei modi più disparati. Può vantarsi di aver riempito le povere casse della Sapienza multando in varie occasioni gli studenti che provavano a diffondere cultura e saperi liberi (come nel caso della Notte Bianca 2012). Vanta un ottimo numero di indagini a suo carico, sia per aver accumulato cariche (quella di Rettore e quella di primario di Oncologia) sia per lesioni colpose ai danni di una paziente. Si è dimostrato più volte sostenitore accanito di un pensiero arretrato, conservatore e discriminatorio, invitando Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico nel 2008, ed impedendo lo svolgimento nell’ateneo di una rassegna di cinema queer nel 2010. Ha avviato moltissimi cantieri nella città universitaria e non solo, molti dei quali privi delle elementari norme di sicurezza: era il 2010 quando Mohammed Bannur, operaio, morì nel ventennale cantiere di Scienze Politiche. Ha ben pensato di risolvere il problema degli spazi per le lezioni spendendo centinaia di migliaia di euro per una struttura temporanea che ha distrutto lo storico e ultimo spazio di socialità della Sapienza, il Pratone.

Con questo curriculum di primo piano, l’approdo è pressoché automatico: il Magnifico Rettore Luigi Frati non poteva che essere un possibile candidato del PDL alla regione Lazio! Gli studenti e le studentesse della Sapienza dovrebbero, a rigor di logica, festeggiare questo possibile addio del Barone Rampante delle università italiane, ma un ragionamento ci spinge a non farlo. Oltre a sottolineare ancora di più l’urgenza delle sue dimissioni immediate, bisognerebbe riflettere sul sistema di clientela e corruzione imperante in quasi tutti gli atenei del paese da ormai troppo tempo, che Frati incarna egregiamente. Non vogliamo correre il rischio di cadere nella retorica della cacciata risolutiva del tiranno: sarebbe invece il momento di rompere definitivamente con il dibattito pubblico sull’università che parla di sprechi causati dai fuoricorso, tasse troppo basse e prestito d’onore da inserire, per realizzare finalmente un vero progetto meritocratico. La verità è che le università italiane vengono utilizzate come vere e proprie palestre da chi, come il Magnifico Frati, si appresta a fare il grande salto e portare tutto il carico della sua esperienza in tema di meccanismi parassitari, clientelismi e assoluto disinteresse per la collettività. Gli sprechi esistono eccome nelle università italiane: c’è una cordata di baroni pronta ad arraffare i pochi spicci che il governo stanzia ogni anno per gli atenei e spartirseli, fino a quando non si troverà un’arena ancora più grande nella quale arricchirsi.