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Golpe in Bolivia: Jeanine Añez si “autoproclama” presidentessa

Con una manovra illegale, senza quorum in Parlamento, la senatrice dell’opposizione si è autoproclamata “presidente ad interim” del paese dopo il Golpe contro Evo Morales.

Nel pomeriggio di martedì, la senatrice dell’opposizione si è autoproclamata “presidente ad interim” della Bolivia. La cerimonia si è svolta in una Camera dei Senatori semivuota, per l’assenza dei senatori del MAS (25 senatori su 36 e 88 deputati su 130, ndr) che chiedevano garanzie per poter svolgere la sessione regolarmente.

L’assunzione della nuova presidentessa avviene lo stesso giorno in cui Evo Morales è arrivato in Messico, dove ha chiesto asilo, dopo aver dato le dimissioni in seguito a un colpo di Stato civile, poliziesco e militare.

Durante questa operazione fraudolenta e con un Senato senza il quorum, Añez ha citato l’articolo 69 della Costituzione Boliviana per autoproclamarsi presidentessa. Nel suo discorso ha dichiarato che le “nuove elezioni” si terranno dopo aver nominato il nuovo Tribunale Elettorale.

Subito dopo, nel suo discorso sulle scalinate del Senato, ha ringraziato la polizia, le Forze Armate e la Chiesa. Poco più tardi, ha parlato dal balcone della Casa del Governo.

 

Accompagnata da alcuni dei principali referenti del golpismo dell’ultima settimana, come il leader del Comitao Civico di Santa Cruz, Luis Fernando Camacho, Jeanine Añez, con una bibbia in mano, ha detto che «la nostra forza è Dio» e ha cantato assieme ai suoi seguaci «Sí se pudo».

 

Uno dei primi a farle i complimenti è stato l’ex candidato presidenziale e sostenitore del golpe, Carlos Mesa. La manovra de facto è avvenuta mentre importanti mobilitazioni sono arrivate da El Alto a La Paz. Pochi minuti prima dell’”autoproclamazione”, le forze repressive hanno attaccato i manifestanti. Evo Morales, il presidente che è stato deposto e ha chiesto asilo in Messico, ha denunciato: «così si è consumato il golpe».

Proprio ieri si sono svolte grandi manifestazioni di massa di settori popolari e abitanti di El Alto: in migliaia hanno manifestato fino alla città di La Paz per rivendicare il rispetto delle conquiste ottenute con le loro lotte e per ripudiare una opposizione che ha mostrato la sua vera faccia quando ha bruciato whipala (bandiere indigene) come chiara dimostrazione di razzismo.

 “La Presidentessa del Golpe”

Jeanine Áñez, fino ad ora senatrice nazionale, è diventata la seconda donna ad assumere l’incarico di capo di Stato, dopo essersi proclamata tale. L’arrivo di una donna alla Presidenza ha infatti un unico precedente in Bolivia: nel novembre del 1979, a 58 anni, la cochabambina Lidia Gueiler assunse l’incarico, che mantenne per soli 244 giorni, perché nel luglio del 1980 è stata deposta dal generale Luis García Meza.

Áñez è la 66esima presidentessa della Bolivia e ricoprirà il suo mandato fino a nuove elezioni. Nata nella città di Trinadad, nel dipartimento di Beni, Áñez ha 52 anni ed è una avvocata che ha fatto parte dell’assemblea costituente dal 2006 al 2008, quando fu redatta la Costituzione.

Dal 2010 è senatrice, prima per il Partito Plan Progreso para Bolivia-Convergencia Nacional e poi, quando fu designata come vicepresidente del Senato, con il partito di Unità Democratica (un partito di destra, il principale dell’opposizione al governo di Evo Morales).

Pubblicato su Emergentes. Informazioni tratte da La Izquierda Diario.

Traduzione a cura di DINAMOpress.