ITALIA

«Giustizia per Youns». Voghera scende in piazza contro il razzismo

È in corso la mobilitazione per Youns El Bossettaoui, cittadino marocchino di 39 anni ucciso dall’assessore leghista della giunta comunale del paese in provincia di Pavia. «La sicurezza la fanno tutte e tutti», dicono i manifestanti

Mentre la memoria di Massimo Adriatici sembra svanire durante le indagini preliminari a suo carico (l’assessore leghista che ha ucciso Youns El Boussetaoui che «non ha un ricordo preciso di come è partito il colpo»), reti antifasciste, gruppi dell’associazionismo locale e comunità migranti provano a compattarsi attorno all’accaduto. Oggi alle ore 17, infatti, nella centrale piazza Meardi di Voghera (provincia di Pavia) ci sarà una grossa mobilitazione a favore di “Mustà”, questo il nome di confidenza con cui veniva chiamato il cittadino marocchino di 39 anni ucciso nella serata del 20 luglio dal membro della giunta comunale.

A organizzarla l’associazione antirazzista Noi Siamo Idee assieme a tante altre realtà, tra cui l’Anpi, il collettivo Lgbtqi+ Prisma, Rifondazione Comunista e Rete Antifascista Pavia, oltre che i familiari delle vittima, che fin dal primo momento hanno chiesto giustizia per per Youns («È stato ammazzato da innocente», ha dichiarato in un video la sorella Bahija).


Nonostante l’ipotesi di reato sia quella di eccesso colposo in legittima difesa e nonostante i deliranti commenti del leader della Lega Matteo Salvini, che fin dal primo momento ha cercato di “far quadrato” attorno al suo compagno di partito, è un fatto assodato che Youns El Boussetaoui non fosse armato nel momento di ricevere il colpo di una calibro 22 dritto al cuore. Era armato invece Massimo Adriatici, assessore alla sicurezza con la nomea da “sceriffo” che si era ultimamente impegnato per fermare la “malamovida” in città con ordinanze per ostacolare la vendita di alcolici e che era solito «girare spesso per i locali» (come raccontano i gestori stessi) per controllare che tali ordinanze venissero rispettate.

Sua anche l’idea di applicare un Daspo urbano nei confronti di senzatetto e mendicanti. Ex-poliziotto, avvocato, docente di diritto processuale all’Università del Piemonte Orientale, gli sono stati confermati ieri gli arresti domiciliari anche se è di poche ore fa la notizia di un suo trasferimento verso un “luogo segreto”, per evitare ritorsioni.


«Quanto è successo in questi giorni a Voghera non era impossibile da prevedere», afferma mentre si sta preparando a prender parte alla mobilitazione di oggi Mauro Vanetti, membro di Rete Antifascista Pavia e autore de La sinistra di destra. «Certo, nessuno poteva immaginare i dettagli, ma c’è un contesto ben chiaro che ha creato le condizioni perché si verificasse l’omicidio di Youns: a Voghera, così come in buona parte dalla provincia di Pavia, giunte comunali di destra e di centrosinistra hanno messo in campo una retorica ossessiva sulla sicurezza. Marginalità sociale, criminalità, movida: tutto è stato buttato in un unico “minestrone”, dove alla fin fine anche chi non ha i soldi per bere una birra al bar viene dipinto come grande nemico della società».

La provincia di Pavia è al novantaduesimo posto in Italia per numero di omicidi colposi (1,6 ogni 100mila abitanti – dati del Sole 24 ore) e al ventesimo per numero di denunce. In questo senso, però, è interessante notare quanto afferma l’analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa Giorgio Beretta, secondo cui «oggi in Italia è più facile essere uccisi da un legale detentore di porto d’armi che dalla mafia o dai rapinatori». Dal 2017 al 2019, infatti, su 259 omicidi in Italia, 131 sono stati commessi da persone che detenevano armi legalmente, 91 in ambito mafioso e 37 durante rapine o furti.


Anche l’assessore Massimo Adriatici deteneva la propria arma legalmente. Pare, però, che la cosa fosse risaputa e che anzi proprio per questo fatto fosse stato ripreso di recente da un importante ufficiale dei Carabinieri nella zona.

L’altro grande “imputato” per l’uccisione di Youns è, allora, tutta la giunta a maggioranza leghista di Voghera. «Noi chiediamo le dimissioni, non è possibile alcun tipo di “soluzione intermedia” dopo quanto è successo», prosegue Mauro Vanetti riferendosi alla sindaca Paola Garlaschelli e ai suoi. «L’assessore Adriatrici, tra l’altro, si è soltanto auto-sospeso, non è stato costretto alla dimissioni come sarebbe più che normale in un caso come questo. Se aggiungiamo che poi un altro membro della giunta è attualmente indagato per voto di scambio, direi che ci sono sufficienti elementi per pretendere un cambiamento politico».

A rendere il quadro ancora più problematico, le reazioni a livello nazionale in cui, al di là del già citato Matteo Salvini, pure i leader del centrosinistra stanno prendendo timidamente le distanze dall’accaduto. Non è un caso, forse, che oggi non ci saranno partiti in piazza.


Ci saranno, allora, la società civile e i collettivi per ribadire che si tratta di un omicidio avvenuto in un contesto di razzismo sistemico e per ribadire che la tanto sbandierata “sicurezza” va ottenuta in altri modi: «Per noi il cosiddetto “degrado urbano” si evita con la propositività, la cultura, i locali aperti di notte», affermano le associazioni nel comunicato dell’iniziativa per Youns. «La sicurezza la facciamo noi, i tanti e le tante, non gli assessori-sceriffo».

Un assunto che da parte della giunta Garlaschelli ha trovato risposta in un’ennesima ordinanza: invece di spendersi per una mediazione politica nei confronti dei familiari di Youns e della comunità marocchina, la sindaca ha invitato gli esercenti della zona di piazza Meardi, dove sta per avere inizio la manifestazione, «a valutare l’eventuale chiusura della propria attività». Commenta ancora Mauro Vanetti: «Stanno cercando di creare il panico attorno a questa manifestazione. È innegabile che la cittadina di Voghera appaia divisa, ma è anche vero che si stanno mobilitando in tanti e tante. La risposta della società sembra positiva. Staremo a vedere».

La testimonianza audio di Giulia, compagna di Voghera presente alla mobilitazione: