ROMA

«Giustizia è fatta». Tutti assolti per l’occupazione del Cinema Palazzo

A seguito di un procedimento giudiziario inerente a fatti di quasi dieci anni fa, il Tribunale Ordinario di Roma ha assolto tutt* le e gli imputat* per l’occupazione dell’ex Cinema Palazzo: respinta la richiesta di 6 mesi di carcere avanzata dal pubblico ministero

«Tutti assolti per non aver commesso il fatto». Così ha sentenziato la giudice Emilia Conforti del Tribunale ordinario di Roma nei confronti dei dodici imputati per l’occupazione del Nuovo Cinema Palazzo (Ncp) a San Lorenzo nel periodo di tempo tra il 2011 e il 2014.

Dieci anni fa, la popolazione del quartiere romano insorgeva per la prima volta contro la nuova destinazione dello spazio di piazza dei Sanniti: la società Camene Spa progettava di trasformare lo storico teatro e cinema in un casinò, nonostante lo stabile (classificato come Tessuto Urbano T4) non potesse essere destinato ad attività legate al gioco d’azzardo.

 

«Siamo molto felici del risultato e rivendichiamo la nostra innocenza e allo stesso tempo l’operazione di liberazione dalla mostruosità che stava accadendo in quei mesi», fanno sapere dal collettivo del Cinema Palazzo.

 

«Era veramente ridicolo ridurre a una mera responsabilità penale un procedimento che è invece sociale e politico e che ha coinvolto migliaia e migliaia di persone», proseguono: «A un certo punto sono stati individuati dodici capri espiatori e la colpa è diventata loro. La giudice fortunatamente ha avuto la capacità di cogliere questo elemento. E poi veramente non c’erano prove a nostro carico perché non potevano essercene».

Tra i dodici imputati comparivano sì attiviste e attivisti dello spazio di San Lorenzo, ma anche personaggi dello spettacolo, come l’attrice Sabina Guzzanti, e della politica capitolina: l’ex segretario del Pd Marco Miccoli, gli ex consiglieri capitolini Andrea Alzetta e Nunzio D’Erme, il consigliere municipale Fabiano Rosario.

Per loro il pubblico ministero aveva chiesto sei mesi di reclusione, pur riconoscendo che non fu «un’attività volta a un fine criminale, perché si voleva destinare il bene a un uso sociale “culturale”». Per gli imputati invece «criminale è il voler impiantare un casinò a San Lorenzo».

 

Alle richieste del pubblico ministero si aggiungevano poi quelle di Camene Spa: costituitasi parte civile nel processo la società chiedeva 2,5 milioni di danni, di cui 250mila subito come provvisionale.

 

Anche Francesco Raparelli, docente di filosofia a Roma Tre e sindacalista delle Clap-Camere del lavoro autonomo e precario, era tra gli imputati e ha così parlato di «sentenza storica che finalmente accerta la verità dei fatti sentenza odierna».

Per Raparelli, nel 2011 «un intero quartiere, istituzioni comprese, ha giustamente ostacolato la nascita di un Casinò, costruendo un bene comune fatto di cultura, solidarietà e democrazia». Quel bene però, ancora oggi, risulta sotto attacco.

 

Un momento del corteo successivo allo sgombero del 25 novembre scorso (foto di Renato Ferrantini)

 

Il Nuovo Cinema Palazzo è stato sgomberato lo scorso novembre e attualmente sono due i tavoli di trattativa che lo riguardano: uno in Comune e uno in Regione. Entrambi sono in fase di stallo. La sindaca Virginia Raggi, che pure era passata dallo spazio di piazza dei Sanniti durante la campagna elettorale del 2016, in un primo momento ha esultato per lo sgombero per poi tornare sui suoi passi e definire il Cinema Palazzo «patrimonio culturale».

Come sottolinea ancora uno degli imputati: «Le promesse di Raggi rischiano di vedersi disattese dalla realtà dei fatti che la vede traballante al comune. In questo momento la vertenza del Ncp è quanto mai calda e questa sentenza deve essere il viatico a risollevarla e riportarla in auge, a fare in modo che lo spazio venga realmente restituito al territorio».

 

 

Foto di copertina dall’archivio DINAMOpress