MOVIMENTO

“Geografie della rivolta” di Primo Moroni, il libraio del movimento

Il secondo libro di Dinamopress raccoglie una selezione di testi dello storico militante milanese, pubblicati a 20 anni dalla sua scomparsa. Lo potete trovare al banchetto di dinamo durante il festival L\ivre 2019, dal 18 al 22 dicembre presso l’atelier autogestito Esc (via dei Volsci, 159 – Roma)

L’introduzione al volume

Il 2018 è stato il cinquantennale del ’68 e le moltissime iniziative editoriali a ricordo di quell’anno si sono divise tra tra quelle che hanno ripreso quei movimenti con un piglio un po’ poliziesco della differenziazione tra i buoni e i cattivi, a quelle apparentemente più bonarie che hanno avuto l’effetto di imbalsamare il ’68.

Per questo quando Maysa Moroni ha proposto a Dinamopress e ad altri siti e media di movimento di comporre uno speciale online in occasione dei venti anni della scomparsa di suo padre, abbiamo accettato la proposta con grande entusiasmo. Questo non solo perché alcuni di noi avevano conosciuto, anche se solo indirettamente, il lavoro di Primo Moroni, e dunque la sua grande importanza, ma soprattutto perché lo speciale era un modo di riprendere in mano il filo del ciclo di lotte degli anni Settanta, sfuggendo però alla tentazione di fare una memorialistica dei movimenti del passato.

La costruzione dello speciale online e – successivamente – di questo libro, sono dunque il tentativo non solo di far conoscere la straordinaria figura di Primo Moroni, ma anche quello di pensare la memoria come un dispositivo utile all’attualità, cioè accedere alle conoscenze dei grandi cicli di lotte per poter rendere possibile l’individuazione dei nuovi terreni del conflitto e della trasformazione sociale.Basterebbe anche solo ascoltare per intero una delle tante interviste video fatte a Primo per comprendere la capacità straordinaria di narrare una storia collettiva, ma all’interno di una descrizione molto precisa dei modi di produrre, delle forme di lavoro nonché della trasformazione degli spazi della vita lavorativa e sociale.

Questo metodo di analisi affonda le radici in una matrice del pensiero critico italiano, nata all’interno di quel ciclo di lotta, e che ha spiegato, prima di tutti e meglio di tutti, quali sono state le trasformazioni che hanno portato in Italia al passaggio cruciale dal fordismo al postfordismo. Eppure esiste una specificità molto importante di Primo Moroni ed è l’attenzione per l’analisi delle forme della socialità e sul modo in cui queste sono legate alla trasformazione prima antropologica che politica dei soggetti sociali.

Proprio a partire da questa specificità, dall’intreccio tra analisi delle trasformazioni produttive e antropologiche e del ruolo cruciale giocato dalle controculture nei movimenti degli anni ‘80 e ‘90, abbiamo, con il preziosissimo supporto di Maysa Moroni, lavorato alla selezione dei testi che vi proponiamo in questo libro. Data la vastissima produzione e il grande lavoro dell’Archivio Primo Moroni, la selezione non è stata semplice, ma abbiamo cercato di seguire quel filo che dal ciclo di lotte del lungo Sessantotto italiano ci porta ai conflitti metropolitani che abbiamo vissuto e animato in prima persona e che sono centrali nella della produzione editoriale di DinamoPress.

I centri sociali, le controculture, le mappe della città, l’editoria ribelle, il lavoro autonomo di seconda generazione, l’analisi del postfordismo e della nascita delle nuove destre, sono parte centrale della nostra storia, ma anche i nodi ancora attuali del nostro agire politico e comunicativo.

Particolarmente rilevante ci sembra oggi recuperare la lettura molto innovativa che Primo ha fatto del fenomeno dei centri sociali. Né come residui di una cultura politica che stava morendo, né come riserve indiane da difendere contro la mercificazione della società. Per Primo i centri sociali erano l’espressione viva di una incessante sperimentazione delle forme dello stare insieme, che sono poi alla base di nuove forme di appartenenza, nuovi processi organizzativi di lotta e nuova produzione del sapere e della trasmissione della conoscenza.

Questa stessa attenzione per le forme della socialità e alle antropologie dei soggetti consentirà a Primo Moroni anche un’analisi fondamentale della nascita delle nuove destre in Italia e in Europa, come potete leggere nel testo del 1993 che chiude il libro “Postfordismo e nuova destra sociale”. Un piccolo capolavoro sociologico che testimonia che i processi che stiamo osservando oggi e che fanno gridare al ritorno del fascismo, hanno invece radici lontane. La nascita della Lega Nord viene descritta all’interno di quel processo di territorializzazione della produzione che le retoriche di allora sull’imprenditorialità di massa, sul popolo dei micro-imprenditori, nascondevano.

Questo angolo visuale, che tiene insieme trasformazioni produttive, mutazioni antropologiche e ridefinizione dei luoghi, è fondamentale per capire quello che stava succedendo e che ancora oggi non smette di produrre degli effetti. Ci mostra che la svolta reazionaria che stiamo vivendo, non ha niente a che fare con questa idea fasulla della fascistizzazione della società. Un’idea scientificamente nulla, culturalmente consolatoria e politicamente disastrosa. La svolta reazionaria e l’emergere delle nuove destre invece affonda nelle trasformazioni produttive e della forma impresa, dal lento processo di smantellamento della solidarietà operaia, dalla apparizione di nuovi soggetti sociali e produttivi senza rappresentanza.

Una nuova borghesia e una nuova forza lavoro che non si identificava più con la classe, ma con il territorio locale come risorsa produttiva, base questa di quei comportamenti neo-identitari e di chiusura sociale che solo ora vediamo davanti agli occhi.Quelli che oggi dicono che “servirebbe la sinistra”, si renderebbero conto leggendo questo testo che il problema non è, come si dice spesso in modo superficiale e banale, che “la sinistra non fa più la sinistra”, ma che piuttosto la sinistra non ha capito niente di cosa è stato il postfordismo in Italia.

Leggere – o rileggere – oggi Primo Moroni serve anche a questo. A riconoscere la validità e l’importanza di un metodo complesso di analisi dei processi sociali in atto, per produrre alternative e conflitti all’altezza del nostro tempo.