OPINIONI

Genova non è finita

Genova 2001, oggi. Cosa accade in questi giorni e cosa sta cambiando da allora?

Steso su un balcone guardo il porto

Sembra un cuore nero e morto

Che mi sputa una poesia

Nella quale il giorno in cui mi lancerò

E non mi prenderanno

Neanche tu mi prenderai

Io non tremo

E’ solo un pò di me che se ne va

 

Genova non è finita, nemmeno dopo quindici anni. Non è finita per loro, che hanno bisogno di proseguire la vendetta contro lo scandalo di Carlo, “che fino all’ultimo è rimasto davanti”. E per farlo organizzano un convegno con la crema della destra politica, giornalistica e di polizia di questo triste paese, dal titolo programmatico “L’estintore come strumento di pace”. L’odio ex post, come sublimazione violenta e infame, che nasconde la consapevolezza delle ragioni e della potenza di un movimento che aveva visto lungo e bene. A tal punto che, oggi, pure l’Economist è costretto a parlare di fallimento della globalizzazione (liberista).

Ma non è finita per noi, per quelli del Carlini che preparavano le armature di plastica e gommapiuma, che avevano riempito lo zaino di sogni materialissimi e desideri collettivi, con tutta la forza e l’ingenuità dei vent’anni (ma anche trenta), perché Genova era Praga, Seattle, San Cristobal, come l’ultima periferia di Roma, che si poteva ripensare il mondo con gli occhi e le storie di tanti mondi. Genova non è finita per quei ragazzi che hanno ripreso gli scudi per salvare la scuola e l’università, sfidare la dittatura della finanza europea, per non arrendersi a un presente fatto di sfruttamento e povertà.

Genova non è finita per chi deve scontare la pena e la colpa di aver infranto una vetrina o disobbedito a una legge ingiusta, scontando il prezzo dell’egoismo proprietario che si fa norma. Ma non è finita nemmeno per chi promette da anni una legge contro il reato di tortura, terrore di Stato che ogni giorno continua a uccidere nelle strade, nelle carceri, nei commissariati, negli ospedali.

Ognuno, a Genova, portava con sé il suo pacchetto di mischia personale per fare meta nella zona rossa dei potenti della terra, storie e biografie plurali di un fiume in piena, infranto sulla macchina da guerra globale e permanente. Quell’ordine mondiale, oggi, sta naufragando sotto i colpi di una crisi economica, sociale e politica che non sembra avere vie d’uscita, oltre all’incubo identitario, fondamentalista e fascista. Ma Genova non è finita e vive tra chi non si arrende a questo tunnel spettrale. Un fiore a piazza Alimonda, oggi pomeriggio, per ricordare a tutti noi che anche questa volta il futuro non è scritto.