ROMA

«Fateli sbarcare», presidio a Roma

In una serata glaciale in tante e tanti si sono ritrovati ieri per contestare le politiche del governo in fatto di migrazione. Il presidio è diventato poi un corteo che si è mosso verso il Viminale

Nonostante il vento gelido che sferzava la città di Roma, in 300 si sono ritrovati ieri sera a piazza Esquilino, all’appuntamento lanciato dalla Rete Restiamo Umani. «Siamo stufi di questa situazione in cui ci sono persone che vengono lasciate affogare, in cui donne, uomini e bambini vengono tenuti in mezzo al mare per giorni a causa dei giochetti politici tra i governi europei» ha detto nel primo intervento Giuliana, attivista della rete. «In Italia non ci sono solo razzisti e fascisti, ma anche noi. Siamo venuti qua a fare sentire la nostra voce, a farci vedere, a chidere che i migranti a bordo di Sea Watch 3 vengano fatti sbarcare immediatamente» ha aggiunto un altro manifestante.

I tanti interventi che si sono succeduti hannocollegato le politiche che portano a costruzione di frontiere e muri contro chi fugge in cerca di una vita migliore, con gli effetti del decreto sicurezza firmato da Salvini che peggiorano duramente le condizioni di vita di chi è già qui, fomentando la guerra al diverso e a chi è debole.

Dal microfono ha preso parola anche Madalina, donna rumena a cui è stato intimato di lasciare il paese in quanto «non integrata». Un’accusa tutta politica che poggia su alcune denunce mai andate a processo che Madalina ha ricevuto per la sua attività di difesa delle persone senza casa. Dopo di lei ha parlato Francesca, di Restiamo Umani, che ha ricordato come «il Cara di Castelnuovo di Porto fosse un posto orribile e indegno, che andava chiuso, ma non così, non trattando le persone e le loro storie come numeri e pacchi».

Foto e video di Mariapaola Boselli

Intorno alle 18.30, accompagnati da Murghe e Titubanda, i partecipanti al presidio hanno deciso di muoversi con determinazione verso il Viminale. Nonostante la digos abbia tentato più volte di fermarli, sono riusciti ad aggirare il primo blocco della polizia, attraversare la strada e avvicinarsi fino al palazzo del Viminale. All’imbocco della stradina due camionette e diversi agenti della celere hanno sbarrato l’ingresso.

Un gesto di determinazione piccolo, ma importante. Soprattutto quando il diritto a manifestare liberamente viene continuamente negato dall’atteggiamento delle forze dell’ordine e da leggi, come il decreto Salvini, che prevedono dure condanne per azioni di protesta come il blocco stradale o le occupazioni di edifici vuoti.

La manifestazione si è conclusa ribadendo il concetto impresso sul grande striscione fuxia che decorava la piazza: «La libertà di movimento è una lotta nostra». La Sea Watch III è ancora in mare e la cooperazione di tutti coloro che non hanno intenzione di rimanere in silenzio davanti a questa vergogna è sempre più necessaria.